Siamo davvero liberi di scegliere? O stiamo semplicemente seguendo tutti le regole di un gioco già definito?

In questo articolo, che non parlerà di complotti, esploreremo l’effetto di rete lock-in, che ci conduce, come un gregge di pecore, su percorsi precostruiti portando ad una perdita di concorrenza e alla creazione di monopoli. Cercheremo quindi di comprendere quale sia il futuro del mercato in questo gioco di vantaggi e svantaggi.


L’effetto di rete lock-in: partiamo dai numeri

Dati Airbnb 2022
Dati Amazon 2022

Partiamo da due colossi come Amazon e Airbnb per capire l’ effetto di rete lock-in: queste piattaforme hanno raggiunto un gran numero di utenti che hanno investito tempo, energia e relazioni su queste piattaforme, e spesso risulta difficile convincerli a migrare verso nuovi sistemi. Questo rende difficile per i nuovi concorrenti emergere, portando ad una perdita di concorrenza che rende questi giganti ancora più potenti e influenti.

L’effetto di rete si verifica quando il valore di un prodotto o di un servizio aumenta in proporzione al numero di utenti che lo utilizzano. Un altro esempio di effetto di rete è rappresentato dai social media come Facebook: più persone si iscrivono e utilizzano la piattaforma, maggiore è il valore per gli utenti esistenti e più difficile diventa per nuovi attori competere con essa. Questo fenomeno crea una sorta di circolo vizioso in cui i leader di mercato consolidano il loro vantaggio competitivo.

In particolare, l’effetto di rete lock-in si verifica quando gli utenti si trovano intrappolati in un particolare ecosistema a causa della dipendenza da una serie di fattori come la compatibilità, la familiarità, la facilità d’uso e la presenza di una vasta base di utenti. Ad esempio, gli utenti di un sistema operativo come iOS di Apple potrebbero trovarsi in una situazione di lock-in, in cui gli acquisti in app, servizi e accessori legati a tale sistema operativo rendono difficile la transizione verso un’altra piattaforma come Android. L’effetto di rete lock-in permette quindi ad un’azienda di raggiungere una posizione dominante, utilizzando tale vantaggio per ostacolare l’ingresso di nuovi concorrenti nel mercato.

Quindi se da un lato questo fenomeno è diventato un concetto fondamentale nell’economia digitale, con risvolti significativi per l’utente e l’evoluzione del mercato, dall’altro, causa una perdita di concorrenza, diminuendo l’innovazione e limitando la possibilità di scelta per i consumatori.

Non solo effetto lock-in

Un altro motivo che porta alla perdita della concorrenza per mano dei monopolisti del digitale è l’uso delle risorse finanziarie e tecnologiche che spesso utilizzano per acquisire o sopprimere potenziali concorrenti. Acquisizioni strategiche e pratiche anticoncorrenziali possono limitare la possibilità per le imprese emergenti di competere sul mercato. Questo crea un clima di sfavore per l’innovazione e la nascita di nuovi modelli di business, danneggiando così il dinamismo e la concorrenza nel settore.

Le conseguenze di questa perdita di concorrenza sono significative. Prima di tutto, si riducono le opportunità per le piccole imprese e gli imprenditori di entrare sul mercato e creare valore con idee innovative. Ciò, di conseguenza, limita la diversità e la pluralità delle offerte disponibili per i consumatori.

Per affrontare questa situazione, molte autorità di regolamentazione e organizzazioni antitrust stanno adottando misure per ristabilire una maggiore concorrenza nel settore digitale. Queste misure antitrust, afferma Margrethe Vestager, Commissaria europea alla concorrenza, non derivano tanto da ambizioni protezionistiche o sanzionatorie bensì dal riconoscimento di quei comportamenti “predatori” che si rischiano di creare nel momento in cui una realtà imprenditoriale assume un ruolo dominante di fatto, a cui deve corrispondere l’attribuzione di una responsabilità proporzionata alle attività svolte. [1]

Ad esempio, in molti paesi, le grandi compagnie di telecomunicazioni hanno un considerevole potere di mercato, offrendo servizi di telefonia mobile e fissa che si basano sull’effetto di rete. Gli utenti tendono a rimanere fedeli a un operatore specifico a causa dell’interconnessione con amici, familiari e colleghi, oltre a benefici come piani tariffari speciali o servizi personalizzati. Per promuovere la concorrenza e aumentare la mobilità degli utenti, diverse giurisdizioni hanno introdotto regolamentazioni che richiedono la portabilità del numero di telefono. Ciò significa che gli utenti possono cambiare operatore mantenendo lo stesso numero di telefono, facilitando il passaggio a un nuovo operatore senza perdere i contatti esistenti.

L’obiettivo di questa regolamentazione è ridurre l’effetto di rete lock-in e creare un ambiente più competitivo, in cui gli operatori devono continuamente migliorare i loro servizi per mantenere i clienti e attirarne di nuovi. La portabilità del numero di telefono offre agli utenti la libertà di scegliere l’operatore che meglio soddisfa le loro esigenze, incoraggiando la concorrenza e l’innovazione nel settore delle telecomunicazioni.

Il vero potere dei monopolisti: il dato

Il vantaggio che permette agli intermediari di monopolizzare la concorrenza è proprio la raccolta di una mole di dati ingente (big data). Sulla base di questa mole di dati, il fornitore è così in grado di apprendere informazioni utili dal campo reale, apportando migliorie, inventando nuove funzionalità al fine di consentire una continua personalizzazione di massa dei prodotti/servizi per adattarsi al singolo cliente.

Tra gli aspetti più rilevanti di un prodotto/servizio vi è indubbiamente il suo prezzo, che è fortemente condizionato dalla conoscenza acquisita sul consumatore e dalla possibilità di interazione continua. Creando così una pressione sui prezzi, ulteriormente a scapito dell’operatore tradizionale.

Questa argomentazione viene ripresa dall’imprenditore Stefano Quintarelli nel suo libro “Capitalismo Immateriale” facendoci riflettere su quanto alcune previsioni di cui stiamo trattando stiano ormai descrivendo più il presente che il futuro. 

Quintarelli afferma che attualmente la crescente disponibilità di dati sui consumatori e l’uso di algoritmi di apprendimento automatico possono aiutare le aziende a creare esperienze personalizzate per ogni singolo cliente ponendo una maggiore enfasi sui bisogni e sulle preferenze individuali dei consumatori, e di conseguenza ad un’attenzione più mirata su singoli individui piuttosto che su gruppi di consumatori.[2]

Ad esempio i servizi di streaming di musica e video come Spotify e Netflix utilizzano algoritmi per analizzare i gusti e le preferenze degli utenti, offrendo raccomandazioni personalizzate per film, programmi TV e musica.

Dunque, un nuovo attore che non disponesse della perfetta conoscenza di ciascun cliente non sarebbe in grado di concorrere efficacemente e verrebbe così a mancare l’incentivo a competere, mentre i grandi intermediari online, conquistano il rispettivo mercato di intermediazione, diventando monopolisti e portando così alla nascita di un’economia dell’iperdistribuzione dove pochi hanno tutto.

Tutto può cambiare

Tuttavia, il futuro del mercato non è necessariamente condannato a un’eterna dominanza dei grandi attori. Secondo gli esperti del Gartner Research Board siamo agli inizi di una nuova era della produttività digitale. Se, infatti, la prima fase è stata caratterizzata dalla crescita dell’importanza delle nuove tecnologie nei settori più tradizionali, la seconda fase metterà tali tecnologie in opera. Se fino ad ‘oggi a dominare la scena tecnologica sono stati pochi colossi del settore, ora , grazie alla frammentarietà e alla verticalizzazione del mercato, oltre ad azioni antitrust, ciò non sarà più possibile. Sarà la conoscenza del proprio contesto a rappresentare un fattore determinante per il successo delle aziende, soprattutto per quelle capaci di combinare al meglio l’esperienza tecnologica con questa consapevolezza. [3]

Un fattore chiave potrebbe essere l’innovazione tecnologica. In questa fase di transizione, diventa necessario per le aziende costruire programmi completi di trasformazione tecnologica che vadano oltre la sola digitalizzazione tradizionale. Secondo esperti e analisti, e come riportato sopra, i dati rappresentano “il nuovo petrolio” e saperne estrarre valore è oggi la vera chiave competitiva per le aziende. In tal senso, diventa indispensabile investire nell’Intelligenza Artificiale, soprattutto nel Machine Learning, nel Deep Learning e nel Natural Language Processing, sottoinsiemi dell’Intelligenza Artificiale che forniscono avanzati modelli di gestione del dato.

Anche nella tecnologia finanziaria, nota come FinTech, troviamo la possibilità di creare un nuovo sistema finanziario decentralizzato, che potenzialmente mina il controllo dei giganti tecnologici centralizzati. FinTech è ritenuta una tecnologia che aiuta le società finanziarie a operare o fornire i propri prodotti e servizi o che permette a società o persone di gestire meglio le proprie finanze. I pagamenti digitali e la tecnologia DeFi (finanza decentralizzata) stanno trainando il settore finanziario verso un nuovo ciclo di innovazione. Con gli attivi digitali stiamo assistendo all’emergere di una nuova classe di investimento, ossia quella delle criptovalute. Inoltre, la tecnologia blockchain offre un’immensa varietà di possibili applicazioni, come la copertura contro l’iperinflazione e la riduzione delle commissioni sulle rimesse nelle economie emergenti. [4]


Open Innovation

In conclusione, l’effetto di rete lock-in può comportare la perdita di concorrenza nel mercato, limitando l’innovazione e favorendo le imprese dominanti. Tuttavia, il futuro del mercato dipende da una serie di fattori dinamici, tra cui l’innovazione tecnologica, le sfide normative, l’evoluzione dei consumatori e l’emergere di nuovi modelli di business. Nonostante le sfide, il mercato può ancora offrire opportunità per nuovi attori che possono sfidare l’egemonia esistente e portare benefici ai consumatori. Spetta alle parti interessate, compresi i regolatori, le imprese e i consumatori stessi, adottare un approccio “Open Innovation”, in base al quale imprese ed enti per creare maggiore valore non possono più basarsi soltanto su idee e risorse interne, ma devono ricorrere anche a strumenti e competenze tecnologiche esterne, come Università, Centri di Ricerca, Startup, imprese concorrenti e società di consulenza. Accanto a tutto ciò, le aziende devono porre la sostenibilità al centro del loro modello di business creando una serie di iniziative strategiche che permettano il raggiungimento dei tre fattori fondamentali del bilancio di sostenibilità aziendale:

Environmental: tutela dell’ambiente e della biodiversità

Social: condizioni e benessere dei lavoratori

Governance: conformità alla Normativa. Rientrano nella Governance, l’etica aziendale e la cultura d’impresa. [3]

Insomma, innovazione e condivisione diventano l’efficace chiave per offrire qualcosa di davvero significativo ed efficiente per potersi distinguersi dai monopoli e creare un mercato democratico e sostenibile.


Biografia

Autore: Camilla Tomè

Ciao sono Camilla, una ragazza di 22 anni entusiasta della vita e del futuro. Mi piace l’avventura e la natura, viaggiare per me è una spettacolare necessità. Per dare sfogo alla mia fantasia infinita mi sono laureata in Progettazione Artistica per l’Impresa e, ancora più carica di idee, ho voluto perfezionare il mio percorso frequentando la laurea Magistrale in Digital Communication presso IUSVE, dove ho scoperto con grande entusiasmo la mia passione per il marketing.

Bibliografia e Sitografia

[1] https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/economia-digitale-rivedere-le-regole-antitrust-in-europa-ecco-come/

[2] Stefano Quintarelli, Capitalismo immateriale. Le tecnologie digitali e il nuovo conflitto sociale, Bollati Boringhieri, Torino, 2019.

[3] https://www.bucap.it/news/digital-transformation-il-futuro-della-produttivita-digitale.htm

[4] https://www.juliusbaer.com/it/insights/future-insights/rivoluzione-digitale/tendenze-che-modellano-il-futuro-rivoluzione-digitale/

Franklin Foer, I nuovi poteri forti, Longanesi, Milano, 2018.

SRNICEK N., Capitalismo Digitale, LUISS University Press, 2017

https://www.edesk.com/it/blog/statistiche-amazon/#2k8pg

https://passport-photo.online/it-it/blog/statistiche-airbnb/#le-10-statistiche-piu-utili-su-airbnb-da-conoscere-nel-2022

https://www.weforum.org/

borsaitaliana.it

https://www.agendadigitale.eu/