Il PNRR: una prospettiva per la trasformazione economica e sociale dell’Italia

Ormai se ne sente parlare tutti i giorni alla radio, tutte le sere negli show televisivi, e costantemente nei social network anche direttamente dai protagonisti che sono alla guida delle decisioni da prendere per il futuro dell’Italia.
Stiamo parlando del PNRR.

Cos’é il PNRR e come funziona

Molte volte si sentono pareri infondati a riguardo, ma in realtà la questione è molto più semplice di quanto sembri: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il piano italiano creato dall’ex governo Draghi in seguito alla crisi che ha colpito l’Italia e gli altri stati dell’UE dopo la pandemia da Covid-19, e che mira a ripristinare il benessere socio-economico del nostro Paese. Questo piano fa parte del più ampio programma europeo chiamato Next Generation EU.

All’Italia, uno dei principali beneficiari del fondo, sono destinati 191,5 miliardi di euro, che dovranno essere utilizzati per raggiungere alcuni obiettivi precisi. Una domanda che si sente porre in modo ricorrente è: ma allora questi soldi vanno restituiti oppure no? La risposta è articolata in due parti, infatti l’importo da restituire nel tempo ammonta a circa 122 miliardi, i cosiddetti LOANS, mentre i rimanenti 68 miliardi rappresentano la quota di sovvenzioni a fondo perduto e prendono il nome di GRANTS. In aggiunta a questi, ci sono circa altri 30 miliardi di euro che provengono dalle casse italiane e hanno una funzione di copertura di alcune misure del PNRR.

Gli sviluppi del PNRR

Possiamo paragonare il PNRR ad un videogioco a premi perché ogni investimento e riforma sono legati ad obiettivi specifici e scadenze ben precise, e se l’Italia raggiunge questi traguardi riceve i fondi dall’Europa. Questi fondi sono divisi in tranches semestrali, che hanno iniziato ad essere erogate a partire dalla seconda metà del 2021 fino ad arrivare al 31 Dicembre 2026, data in cui si prospetta il completamento del piano.
Il lavoro della commissione europea all’interno di questo contesto, consiste nel valutare ogni sei mesi se l’Italia ha adempiuto agli obiettivi stabiliti rispettando le scadenze, e qualora il riscontro sia positivo, l’UE rilascia i fondi.

Tornando ad oggi

Una delle sei missioni principali del PNRR è proprio il miglioramento dell’infrastruttura digitale del Paese, in particolar modo all’interno della pubblica amministrazione, che è storicamente nota per essere molto complessa e prolissa rispetto agli altri paesi europei.
Nonostante abbia mostrato dei progressi negli ultimi anni, l’Italia si posiziona ancora al 18º posto tra i 27 paesi dell’UE nel DESI, ossia l’Indice di Economia e Società Digitale.
Un risultato alquanto sconfortante per il nostro Paese, che ci fa pensare che l’Italia abbia ancora un lungo cammino da percorrere in termini di digitalizzazione. Infatti non è sufficiente aggiornare le infrastrutture per velocizzare le connessioni e disporre di apparati tecnologici innovativi, ma è indispensabile invece ampliare le competenze delle persone, poiché sono queste che permettono al paese di mantenersi al passo con gli altri stati d’Europa e del mondo; in poche parole si tratta di rendere la vita più facile per tutti, dalle imprese ai cittadini.
Il tipo di cambiamento a cui mira il PNRR sembra alquanto utopico per il nostro Paese, dato che siamo abituati ad usufruire di servizi ormai obsoleti e per nulla digitalizzati, basti pensare alle infinite code che ci tengono bloccati per ore negli uffici statali, quando basterebbe un banale database digitale per accelerare gran parte della burocrazia.

In un affascinante monologo di Oscar Farinetti di qualche anno fa, si evince che l’Italia occupa solo lo 0,5% della superficie terrestre e che la sua popolazione costituisce lo 0,83% della comunità mondiale. Siamo il paese più “biodiverso” al mondo e deteniamo il 70% del patrimonio artistico, quindi il 70% nello 0,5% mondiale.
È dunque possibile che non si sia ancora trovata una strategia per organizzare in modo efficiente un patrimonio tanto prezioso come quello dell’Italia in un territorio così limitato?
Non potrebbe essere una via percorribile quella di prendere spunto da altri Stati, più grandi in termini di popolazione, di estensione geografica o di progresso tecnologico?
Magari uno sguardo a paesi come la Germania, gli Stati Uniti D’America o il Nord Europa, i quali gestiscono le loro vaste risorse e le infrastrutture in maniera efficace e proficua, potrebbe indicarci la direzione giusta da intraprendere per migliorare come Paese.

Col fine di diminuire il gap con i Paesi sopracitati, il PNRR si è posto due obiettivi principali: digitalizzazione e sostegno alle PMI.
Riguardo alla digitalizzazione, il PNRR mira a diffondere internet ad alta velocità in tutto il paese, cercando di garantire connessioni affidabili anche nelle aree più remote.
Questa a mio parere è una delle missioni più impattanti, dato che al giorno d’oggi un’ ampia copertura internet è importante tanto quanto avere strade ed elettricità.

In secondo luogo, il piano si concentra sul dare alle piccole e medie imprese (PMI) il giusto sostegno nell’adozione di nuove tecnologie. Se la spina dorsale dell’economia italiana è l’infrastruttura tecnologica, allora le PMI ne sono l’anima, e dunque meritano di essere adeguatamente sostenute nella loro trasformazione digitale da un piano di ripresa economica quale si presenta il PNRR.
A questo punto può sorgere spontanea una domanda: cosa succede quando queste imprese faticano ad accedere ai fondi europei assegnati al piano a causa della complessa burocrazia? Fortunatamente in Italia c’è chi ha pensato a risolvere questo problema fornendo agli imprenditori delle PMI le soluzioni per accedere più facilmente alle agevolazioni del PNRR. Il tutto si è svolto durante il workshop di Finera, una società di consulenza finanziaria, che ha cercato di aiutare 60 PMI nel superare la burocrazia per accedere ai fondi.
Iniziative come questa dovrebbero essere una fonte di ispirazione per le autorità politiche italiane, al fine di inserire una figura intermediaria che sia in grado di coadiuvare imprenditoria e fondi. Infatti, molto spesso le piccole e medie imprese faticano a stare al passo con le novità fiscali e burocratiche, dalle quali molte volte potrebbero trarre beneficio, proprio a causa della mancanza di conoscenze in questo ambito.

Parlando di imprese, grazie alla mia attuale esperienza di tirocinio, ho avuto l’occasione di entrare in contatto con un manager di Angelini Industries, durante un webinar tenuto da Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
Dal punto di vista manageriale l’azienda si è dimostrata una pioniera: infatti, integrando l’AI in un cloud interno per le loro operazioni, hanno ottimizzato i loro processi aziendali e migliorato la produttività, con una media di circa 3,5 ore risparmiate a settimana per ciascun dipendente, grazie all’utilizzo dell’AI (fonte citata da Angelini Industries durante il webinar).
Questo dimostra quanto potrebbe essere utile un investimento per la costruzione di un cloud interno per ogni impresa, e quanti vantaggi porterebbe a quest’ultima: pensiamo all’insegnamento di nuove lingue per i dipendenti, alla formazione del personale in azienda, allo svolgimento di lavori ripetitivi e che richiedono ingenti quantità di tempo, alla risoluzione di problemi riguardanti i codici di programmazione, e tante altre difficoltà che le aziende si trovano ad affrontare quotidianamente.
Questo incontro mi ha fatto comprendere in quali campi è più proficuo investire le risorse ottenute dall’Europa, e dunque chi ha potere decisionale potrebbe prendere spunto da casi come questo.

In aggiunta, la mossa strategica di installare un cloud interno con la versione di ChatGPT ha permesso al gruppo Angelini nel HQ italiano di proteggersi anche da possibili problemi di privacy: infatti quando si configura un cloud interno, l’azienda comunica direttamente all’interno della propria rete con il programma GPT, piuttosto che inviare query a OpenAI (proprietaria di ChatGPT) e ricevere risposta.
Questa semplice configurazione di un network di reti interno, impedisce la diffusione di dati sensibili.
Riporto tale esempio in quanto ritengo che, nello stesso modo in cui Angelini Industries riesce a competere su scala mondiale, anche le PMI possano ispirarsi a questa strategia per implementare soluzioni simili, e competere almeno a livello nazionale.

Questa, secondo me, è la via da seguire per la modernizzazione del Paese, non la paura e l’ opposizione all’innovazione, bensì l’adozione di nuovi approcci e nuove visioni che siano in grado di migliorare la vita della comunità italiana.

L’Italia ha un alto potenziale per combinare il suo ricco patrimonio culturale con tecnologie all’avanguardia, e da questa integrazione potrebbe originare un’economia potente, la quale è già ricercata in tutto il mondo.

Sono quindi convinto che fondendo i modelli di strategia adottati dai migliori paesi d’Europa con i promettenti mezzi dell’Italia, potremmo realizzare il grande potenziale del nostro Paese.
Per concludere, si potrà asserire con certezza che la digitalizzazione abbia avuto un impatto positivo, solo nel momento in cui il progresso economico derivante da essa avrà anche un risvolto di carattere sociale.
Il fine ultimo del PNRR infatti, non è far progredire l’economia fine a se stessa, ma utilizzarla come mezzo per concludere in Italia importanti progetti di valore comunitario.

Sicuramente il PNRR può dare il boost giusto al paese per provare a compiere un passo che fino ad ora non è mai stato fatto, aprendo le porte all’innovazione ed aiutando le imprese ad assumere consapevolezza sull’uso delle varie interfacce IA, in modo da conoscerne benefici e rischi per un corretto utilizzo strategico.

SITOGRAFIA:

https://www.osservatori.net/it/ricerche/comunicati-stampa/pnrr-digitalizzazione-italia
https://innovazione.gov.it/notizie/comunicati-stampa/pa-digitale-2026-nuova-spinta-per-gli-avvisi-pnrr-dedicati-alla-digitalizzazione/
https://www.repubblica.it/dossier/economia/innova-italia/2024/04/18/news/angelini_industries_punta_sullai_generativa_per_aumentare_e_migliorare_i_processi_produttivi-422571518/

Angelini chiama Angela, l’Intelligenza artificiale complementare agli informatori scientifici

https://temi.camera.it/leg19/pnrr.html

Giordano Guerrieri (Finera): “L’educazione finanziaria come strumento di accesso ai fondi PNRR per le imprese”

Il Pnrr italiano e il confronto con gli altri paesi europei


https://www.osservatori.net/it/prodotti/formato/report
Video Oscar Farinetti: https://www.youtube.com/watch?v=Wf0B-xByAOohttps://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/pnrr-svolta-per-la-pa-digitale-cosa-e-stato-fatto-e-le-prospettive-2024/

https://blog.osservatori.net/it_it/pnrr-digitalizzazione-pa-innovazione


AUTORE

Mi chiamo Davide Sgarbossa, ho 24 anni e provengo dalla meravigliosa Bassano del Grappa. Sono laureato in Economia Aziendale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Attualmente, sono al secondo anno del corso di laurea magistrale in Web Marketing & Digital Communication presso IUSVE e sto ricoprendo la posizione di Intern e-Commerce per Stiga.