La società a cavallo tra il secolo XX e XXI può esser descritta come un processo di transizione dalla classica nozione di spazio della modernità a un diverso e più complesso sistema di codificazione, generalmente caratterizzato dal prefisso post- (post-moderno, post-industriale, post-strutturale) capace di tener conto del presentarsi di nuove modalità spaziali.
Tale momento di difficoltà rappresenta per un verso crisi di valori, tradizioni e legami fagocitati dalla liquidità della società (Barber, B. 1996) contemporanea e per l’altro apertura a nuove sfide:
- dove il sapere nella forma di informazioni e dati digitali è oggi collocato?
- Non che cos’è ma dove si trova l’ambiente Internet oggi?
- Come definire flusso di informazioni, comunicazione digitale, realtà virtuale?
- Quale spazio occupa il social clouding?
Il termine network è entrato da una decina d’anni nel comune uso della lingua italiana grazie alla nascita di siti internet come il famoso e ampiamente discusso Facebook. In realtà, gli online social network rappresentato solamente la più recente applicazione d’uso della parola. Mia convinzione è che la confusione generata dall’errato utilizzo del termine abbia contribuito ad adombrare una sostanziale rivoluzione nel modo di pensare, organizzare e mappare lo spazio sociale.
Mia intenzione è mostrare come il paradigma della rete, o network, si riveli di estrema attualità nel risolvere tali questioni e come, seppur già ampiamente utilizzato in diverse discipline scientifiche, manchi ancor oggi una sua sistemica trattazione ontologica e una comprensione politica. Si tratta, in altre parole, di rendere graficamente visibile lo spazio sociale.
Sommario
Mondo antico
Com’è stato recentemente sottolineato da T. Ilkka (2002), M. Wigley (2006) e K. Varnelis (2008) la rete sociale è un fenomeno costante nella storia dell’umanità:
(…) human being have create social network at least since the invention of speech.
Dijk, J. V. 2006
Le società arcaiche si svilupparono grazie a reti sempre più complesse di scambi commerciali e diplomatici attraverso vie di comunicazione che di per sé stesse richiamano il concetto di network (strade, ponti e rotte marine).
Lo spazio euclideo e cartesiano tipico dell’illuminismo e della modernità che pensa la realtà come somma di elementi definiti e limitati: punto, retta, piano. A tal proposito M. Wesch, ricercatore presso Kansas State University, mette in luce le implicazioni antropologiche dell’avvento dell’era di Internet in Web 2.0 the machine is Us/ing Us – Digital Anthropology.
Oggi
Ogni innovazione tecnologica fu tale in quanto ampliava e velocizzava il flusso di beni e dati in movimento: ferrovia, stampa, telegrafo, telefono, radio e televisione letteralmente “funzionano” in quanto rete, così come l’industria del divertimento e del turismo a partire dal 1890. Lo strumento, il medium ci ricorda sin dall’etimologia tale dinamica.
Solo a partire dal secondo dopo guerra però la terra tout court fu unificata da un sistema globale di comunicazione ancora oggi in evoluzione: cibernetica, command control feedback system, web, comunicazione satellitare e reti più recenti come la telefonia mobile rappresentano lo sviluppo della stessa antica idea.
Dal punto di vista storico è forse utile tracciare una netta tradizione tra due diverse scuole di pensiero. In passato, si è teso a descrivere una rete come una struttura fissa, per lo più complessa, di differenti e multiple entità. Oggi il nuovo paradigma descrive la rete come un oggetto dinamico in continuo cambiamento la cui struttura modifica il comportamento dei singoli individui che lo compongono e il comportamento del sistema come un tutto:
(…) real networks represent populations of individual components that are actually doing something.
Watts, D. 2002
L’emergere del nuovo paradigma di rete va riferito secondo M. Castells (1996) ad una concatenazione di ragioni storiche: la crisi economica dell’industria pesante, il movimento culturale dei tardi anni sessanta (e il parallelo fiorire di nuovi temi come inquinamento ambientale, globalizzazione, confronto tra i generi), la rivoluzione nel campo della comunicazione e delle informazioni.
A queste vanno almeno aggiunte 5 condizioni sociali elencate da D. Barney (2004): Toyotismo e processo di produzione Just in time, post-industrialismo e de-localizzazione, progressiva transizione dall’industria materiale dei beni alla produzione immateriale di servizi, globalizzazione e la corrente filosofica postmoderna ovvero la consapevolezza diffusa di esser arrivati al termine del processo storico del progresso.
Una lista non esauriente di autori che si son occupati recentemente di ontologia dei media comprende:
- Brummett, B. 1992,
- Sandbothe, M. 1999,
- Kittler, F. 2009,
- Whitelaw, M. 2009,
- Scholz, T. 2010.
Due autori che, in modi diversi, hanno sviluppato questi temi a partire dalla teoria sociale di Searle: Chesher C. 2004, 2009, autore, presso The University of Sydney, del paradigma Invocational media e in Italia, Ferraris, M. 2009.