La comunicazione politica è sempre stata legata alle piazze. La piazza, infatti, costituisce da sempre l’immagine della socialità. Tuttavia, con la diffusione delle nuove tecnologie e i mezzi di comunicazione di massa, politici ed elettori si sono fisicamente allontanati. Di conseguenza le piazze si sono lentamente svuotate e i politici hanno cominciato a entrare direttamente nelle case delle persone. Oggi, infatti, la politica si fa sul web, o addirittura si creano ad-hoc dei social network.
Sommario
E-democracy che cos’è
Il concetto di e-democracy o democrazia elettronica, si riferisce ad un nuovo spazio di comunicazione che ha come fulcro l’utilizzo delle tecnologie, allo scopo di incrementare la partecipazione dei cittadini ai momenti decisionali dell’azione pubblica.
Questo concetto nasce nella seconda metà degli anni ’90 nei paesi di lingua anglosassone. Rappresenta di fatto uno strumento in grado di ravvivare la relazione fra le istituzioni e la collettività, includendo così quest’ultima nella vita politica.
Uno dei primi esempi di e-democracy risale al 1998 con “Move On”, una piattaforma statunitense di mobilitazione politica online-offline. I suoi creatori sono Joan Blades e Wes Boyd, due informatici e imprenditori americani. Questa piattaforma era nata con l’obiettivo di promuovere una singola petizione online in seguito allo scandalo Clinton-Lewinsky, ma successivamente si convertì in uno strumento di organizzazione politica. Sostanzialmente, Blades e Boyd, avevano creato un sito web dove gli utenti potevano chiedere sotto forma di petizione, che il Congresso censurasse Clinton, così da poter voltare pagina. Il risultato fu straordinario: circa mezzo milione di adesioni. Successivamente i fondatori fecero recapitare a tutti gli utenti che avevano precedentemente firmato la petizione, una e-mail, in cui li invitavano a mobilitarsi offline. Questo fatto rappresenta il salto dal mondo del web all’azione politica vera e propria.
Aspetto problematico: il digital divide
Le nuove tecnologie di cui dispone la società oggi, permettono di abbattere quelle barriere culturali e fisiche che prima impedivano la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica. Tuttavia, ora che le tecnologie permettono di superare queste barriere, bisogna promuovere e sviluppare una politica di e-inclusion che sia in grado di superare il digital divide, il divario digitale che intercorre tra le diverse nazioni del mondo e che si verifica anche a livello locale. Questa disparità è determinata dalla possibilità o meno, da parte delle persone, di accedere alle tecnologie digitali e alle risorse dell’informazione e della comunicazione.
Il digital divide può essere di tre tipi:
- Infrastrutturale: una parte della popolazione non è raggiunta dalle infrastrutture che abilitano l’accesso a internet;
- Applicativo: sono presenti le infrastrutture, ma non si ha la possibilità di sviluppare applicazioni e servizi;
- Formativo: la popolazione o parte di essa non è in possesso delle conoscenze per accedere alle reti e fruire di internet.
Social media e marketing politico
Grazie alla diffusione di internet la politica è cambiata profondamente: da una comunicazione unidirezionale effettuata mediante i media tradizionali, si è passati ad una comunicazione bidirezionale resa possibile grazie al web.
Oggi la politica si fa sul web. I media vengono sfruttati dai politici per creare il proprio personal brand e trasmettere i propri valori e attributi. Sui social quest’ultimi cercano di catturare l’attenzione di più persone possibili attraverso dirette Facebook, post su Instagram e tweet per commentare fatti dell’ultimo minuto o attaccare avversari appartenenti ad altri partiti.
Inoltre, ad oggi si può parlare anche di marketing politico. Il primo che ebbe successo sfruttando la comunicazione politica online fu Barack Obama, che nel 2008 vinse le presidenziali americane nonostante fosse sfavorito rispetto ai suoi avversari, il tutto grazie alla realizzazione di una massiccia campagna online caratterizzata soprattutto da contenuti video su YouTube.
Quindi, i social e internet sono vantaggiosi perché:
- ai politici permettono di svolgere una continua campagna elettorale, finalizzata alla ricerca del consenso;
- mentre, agli elettori permettono di diventare parte attiva del contesto politico, interagendo ed esprimendo la propria opinione.
In questa circostanza, è doveroso citare l’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana” svolta tra il periodo marzo-maggio 2022, la quale sottolinea che il 32% degli italiani segue la politica attraverso la televisione, il 26% tramite il web (specialmente Facebook) e solo il 15% tramite i quotidiani. La ricerca ha permesso di individuare un fatto curioso, ovvero che a seconda del media che veicola le informazioni politiche cambia molto l’approccio al voto da parte delle persone, ad esempio chi segue:
- su internet stabilisce un rapporto diretto con il leader ed è portato a votare per forti sentimenti.
- in tv si identifica con il partito, sceglie la “fazione” per cui patteggiare ed è spinto a votare da un senso di dovere.
- sui quotidiani è più attento ai contenuti e vota con più razionalità.
I rischi della politica online
I politici odierni hanno a loro disposizione numerosi strumenti con cui possono raccogliere un’enorme quantità di dati personali, che vengono poi rielaborati al fine di creare dei messaggi, con contenuto politico-elettorale, strettamente personalizzati e in linea con il singolo utente/elettore. Purtroppo, questo tipo di attività presenta numerosi aspetti problematici.
Inoltre, nelle democrazie gli effetti politici dei social media sono più forti perché si manifestano in un ambiente in cui la libertà di espressione è un diritto costituzionale, per cui la politica online è più forte e violenta rispetto a quella offline.
Assenza di trasparenza e black box society
La trasparenza risulta essere assente sia per quanto riguarda la modalità di raccolta dei dati, che spesso avviene all’insaputa dell’utente oppure senza un’informativa adeguata, che riguardo la memorizzazione e rielaborazione degli stessi. Inoltre, coloro che utilizzano internet e i social media non hanno la possibilità di conoscere veramente il modo in cui questi funzionino e quanto possano condizionarli nella vita reale e per questo motivo perdono il controllo sui propri dati che vengono così utilizzati da soggetti terzi per influenzarli. Questo è il fenomeno che Frank Pasquale, un noto esperto di diritto dell’Intelligenza Artificiale, degli algoritmi, e dell’apprendimento automatico, ha definito come Black Box Society, meccanismo di condizionamento inconsapevole che avviene anche in campo politico.
Nessun confronto con gli elettori
Nonostante i social permettano di sviluppare un rapporto diretto con gli elettori, non permettono invece alcuna mediazione critica o confronti con quest’ultimi. Purtroppo, la digitalizzazione della politica registra numerosi tentativi di manipolazione, operazioni di propaganda, e offre pochi luoghi digitali di reale consultazione, di ascolto, di dibattito moderato. I messaggi che vengono pubblicati sono creati per essere condivisi da parte dei fan, che finiscono per dare voce a commenti molto distanti da un’opinione personale.
Fake news, filter bubble e manipolazione delle informazioni
I social popolano di fake news, notizie false create ad arte e che vengono alimentate da un altro fenomeno chiamato “filter bubble”. La bolla di filtraggio, è una bolla di contenuti che conosce e condiziona i gusti e i comportamenti online degli utenti, fino ad isolarli in una gabbia di filtri falsati che ripropongono solo quello che ritengono essere per noi di rilievo e ci impediscono di guardare oltre.
Inoltre, di frequente si trovano campagne di manipolazione delle informazioni programmate con l’utilizzo di:
- Trolls = utenti pagati per provocare discussioni insultando e stuzzicando gli altri partecipanti a una comunità online;
- Bots = programma software che esegue attività automatizzate, ripetitive e predefinite, facendo credere agli utenti di comunicare con una persona reale;
- Deepfakes = tecnologia che utilizza una forma di Intelligenza Artificiale chiamata “deep learning”, capace di creare video falsi, ma assolutamente verosimili.
Trump e la censura sui social
Donald Trump, dopo Obama, sfrutta il marketing politico e investe gran parte del suo budget per la campagna elettorale sul web. In particolare, è tra i primi in campo politico a fare largo uso dei social, e si distingue dagli altri per un uso diretto e personale di Twitter, che utilizza circa 15 volte al giorno.
Tuttavia, dal 6 gennaio 2021 per lui le cose si fanno difficili: viene sospeso da Twitter per 12 ore in occasione della giornata della nomina ufficiale di Joe Biden, come diretta conseguenza dell’attacco al Congresso da parte di alcuni suoi sostenitori. Dopo Twitter anche altri social come Facebook, Instagram e YouTube hanno bloccato Trump per almeno 24 ore. Tuttavia, queste misure di sospensione temporanee si sono trasformate in misure a tempo indeterminato, bannando così il presidente uscente dalla maggior parte dei social media.
In particolare, sono stati gli ultimi due tweet di Trump a farlo cacciare dalla piattaforma, la prima che lo ha sospeso definitivamente:
- nel primo annunciava che non avrebbe partecipato all’inaugurazione del 20 gennaio del nuovo presidente Joe Biden;
- nel secondo definiva i suoi sostenitori come dei “grandi patrioti americani a cui in futuro non bisognerà mancare di rispetto”.
Trump, tuttavia, non si arrende e cerca di aggirare la sospensione di Twitter sfruttando l’account di @POTUS per scrivere alcuni tweet. Sostanzialmente accusava la piattaforma di limitare da tempo la libertà di stampa e annunciava la creazione di una sua piattaforma social.
Truth, il suo social
L’ex presidente degli Stati Uniti ha creato il proprio social network di nome “Truth”, con lo scopo di difendersi dalla tirannia delle big tech che lo hanno bandito da tutti i social network.
La piattaforma, lanciata il 21 febbraio 2022 e presente al momento solo negli Stati Uniti, incoraggia conversazioni globali aperte e libere, senza discriminare l’ideologia politica.
L’interfaccia del social assomiglia in quasi tutto a quella di Twitter, l’ex social preferito di Trump. La piattaforma è incentrata sul “Truth Feed” nel quale ci saranno “Truths” (di fatto dei Tweet) e Re-Thruts (Retweet).
“Truth” dovrebbe diventare il punto di riferimento della destra conservatrice e fornire nuovamente a Trump un megafono, per rafforzare la sua presa sul partito repubblicano. La nuova piattaforma serve anche a preparare il terreno per una ricandidatura di Donald Trump alla Casa Bianca.
Autore
Sono Elena Tosetto, ho 23 anni e sono laureata in Progettazione e Gestione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Padova. Durante la mia esperienza Erasmus, mi sono appassionata al mondo del marketing e della comunicazione digitale e per questo motivo ho deciso di proseguire studiando Web Marketing and Digital Communication presso l’università IUSVE di Mestre.
Bibliografia e sitografia
Gianmarco Altieri, Il web al servizio della partecipazione politica, 2013
Wanda d’Avanzo, Democrazia elettronica. La partecipazione politica ai tempi dei social media, Open Journal of Humanities, Universitas Studiorum, 2020, pp.183-207
Mattia Agostini, Agata Brescacin, Bartolomeo Guaglione, Jacopo Lolli, Ilaria Colli, La “Bestia” e le nuove sfide per la democrazia, TRAIL Series PAPER N. 5
Treccani, “e-democracy”, URL: https://www.treccani.it/vocabolario/e-democracy_%28Neologismi%29/
Popolo, “E-democracy, quando politica e attivismo incontrano il web” URL:https://www.ilpopolodellaliberta.it/tecnologia/145-data-journalism-le-nuove-frontiere-del-web-per-informazione-2
This marketers life, “Social media politics: l’impatto dei social sulla comunicazione politica” URL:https://www.thismarketerslife.it/digital/social-media/social-media-politics-impatto-dei-social-sulla-comunicazione-politica/
La Repubblica, “L’uso democratico della rete: la sfida della complessità” URL:https://www.repubblica.it/cultura/2014/07/07/news/l_uso_democratico_della_rete_la_sfida_della_complessit-90808780/
Key4biz, “Il nuovo social di Trump si chiamerà “Truth”” URL:https://www.key4biz.it/il-nuovo-social-di-trump-si-chiamera-truth/378725/
Adlconsulting, “Internet e social media:opportunità o minaccia per la democrazia?” URL:https://www.adlconsulting.it/it/blog/articoli/internet-e-social-mediaopportunita-o-minaccia-per-la-democrazia/
Inside marketing, “Perché la notizia di Trump bannato dai social media “a tempo indeterminato” fa riflettere, arrabbiarsi e anche un po’ sorridere” URL:https://www.insidemarketing.it/trump-bannato-dai-social-media-perche/
Istat, “INDAGINE MULTISCOPO SULLE FAMIGLIE: ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIA” URL:https://www.istat.it/it/archivio/91926
Infocube, “Social Media e elezioni: l’impatto dei nuovi media sulla politica” URL:https://www.infocube.it/politica-social-web/
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