Sommario
La costruzione dell’identità sessuale nelle piattaforme digitali
Oggigiorno l’identità sessuale e le piattaforme digitali sono sempre più correlate. L’identità è sempre più concepita come una costruzione che avviene anche in relazione a queste ultime. Una relazione che si configura come un rapporto di potere delle piattaforme digitali sulle identità sessuali.
Approccio metodologico agli usi che i giovani fanno della pornografia
Internet ha da sempre destato non poche preoccupazioni per quanto riguarda la proliferazione al suo interno di contenuti a sfondo sessuale.
Sin dai suoi esordi è stato oggetto di critiche che mettevano in luce la dubbia moralità dei contenuti ai quali si poteva accedere e dei materiali di cui si poteva fruire.
Già nel 1999 Michele Crudele nel paper Internet & la pornografia scrive: “La curiosità di andare a vedere che cosa c’è di «speciale» in quel sito, magari annunciato con parole provocanti, è solo la prima fase di una progressiva «attrazione fatale» verso quel tipo di contenuti.”
E ancora “Non vogliamo in questa sede limitarci alla difesa dei minori, perché consideriamo la pornografia un pericolo effettivo per tutte le età, oltre che una grave offesa alla dignità umana.”
Ecco quindi che emerge una decisa inclinazione morale che tende a demonizzare in toto la categoria dedicata alla pornografia e ai materiali erotici.
La cosa si vuole decisamente evitare in questa sede in quanto frutto di una rigida morale storicamente e socialmente data, adottata dall’autore sopra citato. La morale appena descritta sembra permeare la letteratura italiana sul tema. Sovente infatti le ricerche e gli articoli accademici che cercano di indagare questa sfera della socialità umana si soffermano sulle conseguenze negative, e sugli effetti non desiderati che potrebbero provocare. Quali:
- la pornografia minorile;
- le possibili dipendenze che potrebbero scaturire dall’esposizione assidua e prolungata a materiali pornografici.
Ben pochi studi si soffermano sugli usi e sulle pratiche che vedono coinvolti questi contenuti. Ancor meno si pongono la questione di comprendere in che modo anche questi materiali contribuiscono alla costruzione dell’identità sessuale e di genere delle persone.
Uno studio sui generis
A tal proposito, uno studio in particolare si distingue tra gli altri: quello condotto da Renato Stella nel libro “Corpi Virtuali”.
Nel libro l’autore, scevro da condizionamenti morali e giudicanti nei confronti di quanti si approcciano a materiale pornografico online, studia usi e comportamenti dei giovani nei momenti di relazione con materiale pornografico attraverso internet.
L’autore riconosce così al porno online diverse funzioni del tutto trascurate dalla letteratura precedente:
- fantasticare;
- educare fornendo una conoscenza enciclopedica di parafilie e stili;
- compensare eventuali mancanze dettate dall’ inesistenza del partner o dall’impossibilità dello stesso di riprodurre determinate pratiche.
Altro nodo particolarmente interessante esploso dall’autore riguarda il tipo di navigazione che coinvolge gli utenti. R.Stella sottolinea la routinarietà della navigazione, che si muove attraverso categorie conosciute attraverso esperienze pregresse dei mezzi.
L’indagine non si pone l’obiettivo di indagare le motivazioni che determinano le modalità di fruizione che coinvolgono i contenuti pornografici. Questo è il punto su cui si intende concentrare l’attenzione di questa analisi.
Questioni sollevate
Per quale motivo i fruitori di contenuti pornografici online evidenziano delle funzioni ricorrenti del materiale erotico?
Perché sottolineano la medesima modalità di fruizione dei contenuti pornografici, quando l’atto sessuale e tutto ciò che lo riguarda viene considerato un aspetto della sfera individuale particolarmente personale?
Com’è possibile che si evidenzi una così marcata routine nella fruizione di determinati contenuti?
Sono addirittura evidenti categorie ricorrenti che sembrano ricondurre i gusti personali a sterili classificazioni comuni all’intera popolazione delle piattaforme che offrono tali servizi.
La tesi sostenuta è che le modalità di costruzione delle piattaforme che consentono l’accesso a contenuti pornografici determinino anche le preferenze e le identità sessuali di quanti si approcciano e utilizzano le stesse. Identità sessuale e piattaforme digitali sarebbero così intersecate in un rapporto che impedisce alle prime di fiorire e compiersi finitamente.
Processo di formazione dell’identità: l’identità relazionale, performativa
Risulta utile all’analisi indagare il concetto di identità.
Non si fa riferimento, in questa sede, all’identità cartesiana, cogito ergo sum, soprattutto in quanto immersi in una logica di rete. Comunque, prima di indagare il rapporto tra identità e rete, è necessario evidenziare come già dalle critiche di I. Kant fino agli assunti di M. Klein venga sottolineato come la presa di coscienza della propria identità avviene quando rapportata all’oggetto esterno.
In questo rapporto dialettico l’individuo realizza il proprio io come soggetto nel momento in cui riconosce l’oggetto esterno da sé, è il confronto con la diversità che permette all’individuo di prendere coscienza di sé stesso.
L’identità è perciò relazionale: emerge dalle relazioni performative tra il mondo esterno e il mondo interno.
La questione sorge quando il panorama esterno tramite il quale è possibile definire la propria identità viene delimitato dalla piattaforma, l’individuo adotta come modelli di riferimento esterni solo quelli rappresentati virtualmente della stessa. Tramite questi confronta, impara e definisce il proprio io interno e il mondo circostante.
Identità online
La costruzione dell’identità online infatti, come sottolineato anche da Irene Pachera nell’articolo “Il ruolo della tecnologia all’interno delle nostre relazioni: opportunità o minaccia?”, è sempre più controllata non solo dalle piattaforme ma dagli stessi utenti che le abitano al fine di mantenere un controllo, seppur fittizio sulle emozioni che contribuiscono a determinare l’identità degli stessi.
L’autrice afferma: “Questa dicotomia tra Io e mondo esterno viene però a mancare nel momento in cui la costruzione della propria identità avviene in modo collettivo all’interno di una rete connessa […] gli adolescenti […]costruiscono la propria identità attraverso un percorso collettivo, costruito insieme alla famiglia, agli amici e alla rete, dove ricercano l’approvazione delle loro emozioni.”
Evidente come la costruzione dell’identità dipenda fortemente dall’ambiente che circonda il soggetto, sia questo composto da famiglia e amici, che dalla rete. Pertanto inizia a delinearsi la relazione tra identità sessuale e piattaforme digitali.
Modalità di fruizione dei contenuti all’interno delle piattaforme
È utile inoltre analizzare brevemente anche il concetto di piattaforma interpretato secondo il modello della network society.
Quest’ultimo infatti si presta particolarmente all’analisi delle piattaforme che raccolgono contenuti pornografici. Per alcuni aspetti, infatti, queste sono assimilabili a un qualsiasi social network:
- propongono contenuti in linea con le preferenze precedentemente espresse;
- si sviluppano secondo un’ architettura di scrolling che ricalca per consistenza l’interfaccia di un social;
- permettono di segnare con un pollice in sù, oppure in giù i contenuti che piacciono o meno.
Queste piattaforme, come molte altre, danno la percezione di essere spazi aperti, a maggior ragione perché propongono contenuti che solitamente rimangono esclusi dalla sfera del socialmente accettato. Sembrano offrire una libertà che lo spazio delle relazioni comuni tende a nascondere e ad occultare quando invece anche queste ultime pongono diversi limiti.
Anche queste piattaforme infatti si configurano come walled gardens, spazi recintati entro i quali possiamo navigare secondo le regole e le azioni permesse dalla stessa piattaforma seguendo la forma di potere definita network power.

La piattaforma ha il potere di scrivere le regole, di definire i contenuti che sono accettabili e quelli che non sono accettabili tramite gli standard imposti verticalmente dal codice.
Il modello di business delle piattaforme digitali
Inoltre, un altro elemento da considerare analizzando la logica delle piattaforme deputate al raccoglimento di contenuti pornografici è quello relativo all’economia che le sostiene.
Vero che alcune di esse rendono i contenuti forniti fruibili solo a condizione del pagamento di un canone di abbonamento.
Vero anche però che moltissime altre sono completamente gratuite. Considerato l’imbarazzo e il disagio sociale creato attorno a questo tipo di contenuti, la maggioranza dei giovani che si approcciano al mondo del porno non sono disponibili al pagamento di un canone per la fruizione dei contenuti. Pertanto le piattaforme che vanno per la maggiore sono quelle gratuite.
Alla luce di queste considerazioni sorge la questione relativa alle modalità tramite cui queste piattaforme possono continuare ad esistere.
Quali sono i revenue streams?
Che modello di business adottano?
La conclusione ovvia è che queste piattaforme ricavino i propri guadagni dallo sfruttamento dei dati degli utenti. Non a caso come anche evidenziato da Nick Srnicek in “Capitalismo digitale” uno dei pilastri che regge il capitalismo avanzato di oggi e che si configura come il materiale grezzo sopra cui si erge lo stesso sono:
- i dati;
- la struttura che li catasta, li organizza e li analizza.
Di conseguenza la materia prima fonte di questo di materiale grezzo sono le attività degli utenti sulle piattaforme.
I dati diventano così sempre più importanti e in grado di svolgere svariate funzioni che fanno della piattaforma il nuovo modello di business per eccellenza del capitalismo del ventunesimo secolo.
Un modo efficace per manipolare, estrarre, analizzare e usare le quantità di dati sempre più presenti.
La piattaforma come strumento di costruzione dell’identità sessuale
In questi ambiti l’identità sessuale della maggioranza dei giovani uomini e donne va a formarsi.
Si confronta con modelli limitati e regolati dalle linee imposte dalle piattaforma di riferimento. Ciò causa l’impossibilità, per i giovani, di avere un’esperienza veramente libera e scevra da meccanismi di potere dell’identità sessuale. Questa infatti è sempre ricondotta ai meccanismi di organizzazione della piattaforma e alle categorizzazioni proposte dalla stessa.
Piattaforme e società
L’incapacità sociale di affrontare determinati argomenti, figlia di una cultura cattolica e conservatrice, non ha permesso alla società di compiere un’evoluzione (o un’involuzione) rispetto a determinati temi.
Un’ipotetica involuzione in questo senso avrebbe permesso di riabbracciare la sfera sessuale come ambito di scoperta e di esperienza facente parte da sempre della natura umana.
Il mancato raggiungimento di questo obbiettivo ha condotto alla delega dell’educazione e della conoscenza in ambito sessuale a delle piattaforme ready-made. Tools di facile consultazione, che si sostituiscono alla vera esperienza dell’identità in ambito sessuale. Questo ha favorito la nascita e lo sviluppo di identità che nella maggior parte dei casi mai riusciranno a definirsi compiutamente poiché tutte figlie di una stessa piattaforma e degli stessi modelli da essa presentanti.
Non è un caso che la maggioranza dei giovani intervistati nell’indagine condotta da R. Stella evidenzino pratiche e consumi omogenei tra loro, dalla consultazione dell’indice della piattaforma, sino alle modalità di fruizione dei contenuti.
Anche in questo caso le teorie della network society dimostrano come delegare a delle piattaforme ambiti di conoscenza e di esperienza delle relazioni individuali non possa che essere limitante per la costruzione dell’identità degli stessi. Permettere questa delega significa permettere di subordinare l’identità sessuale alle piattaforme digitali.
Per di più il prezzo che la maggioranza dei giovani paga per poter cercare la propria identità sessuale sulle piattaforme è la disponibilità all’utilizzo e allo sfruttamento dei propri dati.
Dati che più di altri riguardano la sfera della privacy personale e che più di altri dovrebbe essere tutelati. Purtroppo ad oggi l’educazione sul tema è ancora considerata poco rilevante o comunque non indispensabile quando invece si configura come una delle porzioni più importanti:
- della sfera personale;
- della vita degli individui;
- di internet in generale.
L’industria del porno online
Non a caso il porno online è tra le maggiori industrie del web, capace di attirare utenti (generare traffico) e produrre introiti come poche tra quelle attive online.
Secondo le ultime stime è responsabile del 4,4% del traffico mondiale generato da computer desktop. Dà vita a un mercato dal valore di svariati miliardi di dollari.
Il porno è la quarta categoria per traffico generato grazie agli annunci pubblicitari: il 3% di tutti gli internauti che cliccano su banner pubblicitari finisce con il visitare siti per adulti.
Non stupisce quindi che queste piattaforme cerchino nei dati generati dalle attività degli utenti i loro profitti e che giovino della mancata attenzione sul tema.
La mancata presa di coscienza della società civile sui temi della pornografia, ancora rilegati alla sfera del silenzio, e per questo delegati a delle piattaforme digitali, fa in modo che queste si configurino come come aziende al servizio di interessi economici che sfruttano i dati degli utenti.
Conclusioni

La maggioranza degli adolescenti forma quindi la propria identità sessuale nelle piattaforme digitali.
Inconsapevoli di mettersi al servizio di un modello di business che li sfrutta con la sola colpa di non essere educati sul tema.
Nel migliore dei casi rischiano di mettere a disposizione dell’economia globale dati riguardanti la loro sfera più personale e di non riuscire a sviluppare la propria identità sessuale. Nel peggiore dei casi, non riuscendo a confrontarsi su determinati temi se non che con la piattaforma, rischiano di trascurare la salubrità della crescita dell’identità personale e la salute fisica legata alla sessualità.
Ancora una volta l’identità sessuale e le piattaforme digitali mostrano una relazione di dipendenza e subordinazione della prima rispetto alle seconde.
Il ruolo delle istituzioni
Sembra pertanto opportuno un intervento da parte delle istituzioni sul tema che riesca ad arginare il potere della piattaforma nel processo di costruzione dell’identità. Cercare di sostituirla sarebbe un obiettivo utopistico, la cosa infatti si configura come realisticamente irrealizzabile.
La strada da percorrere sarebbe quella di affiancare i giovani nel percorso di crescita sessuale e di avvicinamento alla sfera del porno.
Di conseguenza si arginerebbe il potere delle piattaforme tramite:
- l’abbassamento del rischio di esposizione di dati personali;
- il conseguente configurarsi di un rapporto più sereno con il proprio corpo e con la propria sessualità.
Certo la prima istituzione che dovrebbe mettere in atto comportamenti di tutela nei confronti dei giovani è sicuramente la famiglia. Adottando uno sguardo meno critico nei confronti delle abitudini e degli usi che i giovani fanno di materiale pornografico si potrebbero tutelare gli interessi degli stessi.
In seconda istanza di sicuro un ruolo va riconosciuto alla società civile e all’opinione pubblica. Sebbene queste siano ancora ancorate a principi che difficilmente si adattano al contesto delle piattaforme digitali non possono ignorare la loro esistenza. Prendere atto della situazione corrente permetterebbe una crescita della società in rapporto alla definizione delle identità sessuali nelle piattaforme digitali.
Bibliografia
Michele Crudele, Internet & la pornografia, New Media studi cattolici 1999; pag. 10-206
Stella, Corpi virtuali. Una ricerca sugli usi erotici del web, Mimesis, 2016
I.Pachera, “Il ruolo della tecnologia all’interno delle nostre relazioni: opportunità o minaccia?”, culturedigitali.org, 9 Giu. 2021. Web
Sitografia
https://www.fastweb.it/web-e-digital/porno-online-chi-sono-i-consumatori/
https://www.crudele.it/papers/Internet-Pornografia.pdf
https://www.culturedigitali.org/tecnologia-e-relazioni/
Autrice
Sono Ferrazzi Camilla, studentessa della laurea magistrale in “Web marketing & digital communication”. Nel 2019 mi sono laureata in comunicazione presso l’Università degli studi di Padova.
Dopo un’esperienza di Erasmus a Bruxelles e una di stage di 12 mesi presso un istituto di credito ho deciso di proseguire il percorso di studi presso lo IUSVE.