Abbiamo visto come secondo Heidegger, la questione circa l’essenza della tecnica non possa venir risolta attraverso la definizione della tecnologia. Il principio che domina la tecnica moderna risponde solamente al proprio auto-perpetuarsi e migliorarsi.

In questo senso, Heidegger insegna l’automobile, l’aeroplano o il computer non possono venir pensati come oggetti nel senso tradizionale ma devono venir compresi in quanto risposte che la tecnica sviluppa al fine di razionalizzare il sistema di trasporti e comunicazioni. Parallelamente, i passeggeri in volo sono meglio compresi come “risorse impiegate” nel riempire e utilizzare l’aeroplano che come individui dotati di una certa ragione e autonomia, e quindi soggetti dell’atto di essere in volo (Dreyfus, H. 1995).

Per comprendere la tecnica moderna e contemporanea è quindi necessario sviluppare un pensiero capace di “balzare” al di là della contrapposizione oggetto – soggetto, un pensiero in grado di analizzare i termini “aeroplano” e moltitudine di “passeggeri” non come elementi distinti inseriti in un’equazione ma come nodi di una rete, omogenei elementi di un sistema che è contemporaneamente umano e non umano, agente e risultato. Il lavoro del filosofo Michel Foucault è utile nel fornire importanti strumenti concettuali per muoverci in questa direzione.

Il modello originario del Panoptico

Originariamente il Panoptico è il modello, la struttura di un edificio ideato da J. Bentham nel corso della seconda metà del secolo XVIII per rispondere alle nuove esigenze di organizzazione e controllo sociale dettate dallo sviluppo dei centri urbani e dalle mutate condizioni di lavoro, entrambi epifenomeni della cosiddetta prima Rivoluzione Industriale.

Modello originale Jeremy Bentham

Nonostante il progetto benthamiano sia in effetti inizialmente presentato come un nuovo modello di carcere, è chiaro sin da subito allo stesso architetto inglese come il Panoptico sia in realtà una rivoluzionaria forma di concepire ogni generica costruzione, e si presenti quindi come l’edificio tout court dell’architettura moderna.

L’idea di per sé è semplice:

Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individualizzato e costantemente visibile.

La struttura si compone di due anelli. In quello esterno vengono collocati i prigionieri, i pazienti, o più genericamente gli individui da osservare e controllare. L’anello interno invece assolve la funzione di occhio, di sorvegliante, di Big Brother in forma tale che i prigionieri siano potenzialmente costantemente visibili ma non possano a loro volta vedere. In questo senso Foucault sottolinea “la visibilità è la trappola” della modernità.

Carcere

Ordine panoptico

panopticon bentham

Nel Panoptico, gli individui da “soggetti di una comunicazione” sono trasformati in prigionieri ovvero “oggetti d’informazione”.

La massa di individui, tipica dell’Inghilterra rivoluzionaria e proto-industriale, è organizzata e regolata come una “collezione di individualità separate”. L’impossibilità di verificare l’esercizio attuale del potere di controllo (ovvero l’impossibilità fisica ottenuta grazie alla particolare struttura del Panoptico di osservare l’interno della torre di controllo), è dallo stesso Bentham ripetutamente sottolineata come una delle intrinseche qualità del progetto in un’ottica di riduzione dei costi, efficenza, semplicità e automazione, il cui obiettivo è “far crescere e moltiplicare”.

Di qui l’effetto principale del Panopticon: indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura il funzionamento automatico del potere. Far sì che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche se discontinua nella sua azione.

Carcere panoptico

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Sapere / Potere

Nonostante l’eterogeneità e la varietà degli studi condotti in oltre vent’anni di carriera dal filosofo francese, Foucault ha sempre ritenuto centrale nella comprensione dei sui lavori il concetto di Panoptico. Da Nascita della clinica (1963), a L’ordine del discorso (1970), da Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (1975) alle letture presso il Collège De France ora pubblicate come Sicurezza, territorio, popolazione (1977-78) e Nascita della biopolitica (1978-79), il dispositivo Panoptico occupa un ruolo fondamentale attraverso il quale si presenta la tesi di una sostanziale equivalenza tra Sapere e Potere secondo cui la densità di informazioni rende efficace la performance delle azioni e ogni azione – in un processo circolare – produce nuove e più efficienti informazioni.

Il Sapere in Foucault, lungi dall’essere innocente, passivo, teorico è sin da subito azione pratica che produce avvenimenti nel mondo ed ha affetti di realtà. Il ruolo attivo dell’osservazione produce infatti gli elementi del mondo che è a noi famigliare, il Sapere “oggettiva”, provoca, evoca i propri oggetti in modo non dissimile dal pensiero heideggeriano.

Diverse tecnologie implicano diversi modelli di organizzazione del binomio Sapere / Potere. Da questo punto di vista, Foucault non fa altro che proporre una storia sociale a partire dal potere tecnico di controllo, ovvero una storia depurata da ogni eccesso antropologico. Individuo e cosa, soggetto e oggetto sono entrambi elementi evocati da un particolare dispositivo tecnico la cui analisi è dunque fondamentale per la comprensione dei primi. Insomma, a ogni epoca corrisponde una determinata tecnologia. Ecco perché, secondo il filosofo, e in opposizione alla teoria strutturalista, ogni analisi sociale deve tener contro della peculiarità del periodo storico analizzato.

Nell’economia del pensiero foucaultiano, il Panopticon è dunque funzionale alla comprensione della peculiare forma di organizzazione di Potere / Sapere che struttura relazioni sociali asimmetriche in un determinato periodo storico. Il Panoptico si presenta infatti come il “modello generale di funzionamento”, l’archetipo, la forma più generale di organizzazione umana. Il Panoptico è il Dispositivo per il controllo e la conoscenza della società europea, la tecnologia politica del XVIII e XIX, la stessa società che Foucault così definisce “Disciplinare” in opposizione all’antico regime della “Sovranità”.

In quanto potere, tale struttura architettonica incorpora e assume in sé power relations, ovvero produce autonomamente relazioni sociali che son già da subito relazioni di potere e quindi relazioni asimmetriche, inaugurando quella “politica anatomica” che disciplina e fabbrica il singolo individuo all’interno dell’organizzazione sociale.

Dispositivi e ordine disciplinare

Il potere diventa automatico e de-individualizzato:

È un tipo d’inserimento dei corpi nello spazio, di distribuzione degli individui gli uni in rapporto agli altri, di organizzazione gerarchica, di disposizione dei centri e dei canali di potere, di definizione dei suoi strumenti e dei suoi modi di intervento, che si possono mettere in opera in ospedali, fabbriche, scuole, prigioni.

Diciamo che la disciplina è il procedimento tecnico unitario per mezzo del quale la forza del corpo viene, con la minima spesa, ridotta come forza “politica”, e massimalizzata come forza utile.

Un potere esercitato costantemente da meccanismi “piccoli, quotidiani, fisici”. Una micro fisica dei poteri che è “essenzialmente non egualitaria e asimmetrica” e che chiamiamo ordine disciplinare.

In quanto sapere, il Panoptico è in grado d’intensificare l’utilità della pena, dal momento che il potere ora non si limita a punire ma vuole la conoscenza del proprio soggetto attraverso un’attenta osservazione, tanto da rendere possibile per la prima volta nella storia della società occidentale un “sapere bibliografico” del prigioniero, del condannato e del singolo individuo:

(…) si tratta di meccanismi che analizzano distribuzioni, scarti, serie, combinazioni, e che utilizzano degli strumenti per rendere visibile, registrare, differenziare, confrontare: fisica di un potere relazionale e multiplo.

Il Panoptico in quanto laboratorio sociale e sperimentazione politica è la forma moderna del potere che si è fatto “disciplinare”. Una tecnologia di sorveglianza e controllo che organizza la moltitudine attraverso la continua registrazione e classificazione degli individui:

La “disciplina” non può identificarsi né con un istituzione, né con un apparato; essa è un tipo di potere, una modalità per esercitarlo, comportante tutta una serie di strumenti, di tecniche, di procedimenti, di livelli di applicazione, di bersagli: essa è una fisica o una anatomia del potere, una tecnologia.

(…) il principio dolcezza – produzione – profitto. (…) perciò la disciplina fissa, stabilizza o regola i movimenti; risolve le confusioni, le agglomerazioni compatte su circolazioni incerte, le ripartizioni calcolate.

Riassumere Foucault?

Michel Foucault

Nella società disciplinare a ogni istituzione è legato un sapere e un oggetto del sapere, entrambi prodotti dalla particolare forma di tecnologia impiegata e che è così possibile riassumere:

Istituzione Oggetto prodotto Sapere prodotto
Prigione Prigioniero Punizione
Asilo Folle Psicologia e psichiatria
Ospedale Paziente Diagnosi medica
Fabbrica Operaio Sociologia della produzione, HR
Scuola Studente Educazione
Esercito Soldato Addestramento
Famiglia Membro Tradizione e abitudine

L’affresco storico tracciato dal filosofo francese è stato ripreso e integrato in anni recenti dal connazionale Gilles Deleuze, i tre tipi distinti di società analizzati possono essere infine così schematizzati:

Sovranità (Antico e Medioevo) Disciplina (XVIII-XIX Sec.) Controllo (XX Sec. G. Deleuze)

Tecnologia

Cerimonia, rito, spettacolo

Procedure, norme, numero, firme, esami

Codice e protocollo

Agente

Re, Sovrano, Boia

Corpi e relazioni sociali

Dividuals

Potere

Forza bruta e corporale, potere di morte

Light powers: separazione, inscrizione, soggettivazione

Accesso alle o esclusione dalle informazioni

Spazio

Istituzione: ambiente vasto e chiuso, rigidamente strutturato

Networks: Striated vs Rhizomic spaces

Visibilità

Manifestazione, pubblicità, catarsi

Invisibile, materiale

Virtual gaze invisibile e intangibile

Oggi il dispositivo a rete – ciò che Foucault era solito definire come meccanismo Panoptico – non riguarda più solo l’architettura degli edifici e la struttura degli apparati di potere ma lo spazio sociale in quanto tale. A differenza della modernità però, la tecnologia di cui si alimenta la società contemporanea è immateriale tanto da produrre un virtual gaze (Friedberg, A. 1998), una gabbia virtuale e perciò stesso invisibile e intangibile.

Nell’età della comunicazione digitale, il dispiegamento dell’apparato tecnologico è tale da rendere i concetti di rete sociale e – come vedremo – di meccanismo protocollare onnipresenti. La teoria delle reti in questo senso più che rappresentare una nuova disciplina è un insieme eterogeneo di nozioni, pratiche e studi sempre presente e necessario.

L’identità degli individui e le relazioni tra questi, la molteplicità di modi in cui il singolo opera e agisce nella società (nell’ambiente di lavoro come nel mondo online ricreativo, nell’intimità, con famigliari e amici così come nelle relazioni tra individuo e organi pubblici e apparati istituzionali) sono profondamente plasmate e organizzate dal potere della rete il cui ruolo – in particolare nelle science umane e sociali – non può più venir occultato.

Léopold Lambert

Prigione di Millbank London