In the same way in which the great transformation of the first industrial revolution destroyed the social and political structures as well as the legal categories of the ancient regime, terms such as sovereignty, right, nation, people, democracy, and general will by now refer to a reality that no longer has anything to do with what these concepts used to designate—and those who continue to use these concepts uncritically literally do not know what they are talking about.
Agamben, G. 2000
Sommario
Apparato come dispositivo disciplinare
Nel brillante saggio Che cos’è un dispositivo? (2009), Giorgio Agamben sottolinea come il termine dispositif (in lingua italiana di solito reso con apparato, o dispositivo) svolga un ruolo strategico nell’economia del pensiero del filosofo francese. Il termine però non è mai totalmente definito da Foucault.
Un primo tentativo potrebbe essere “L’apparato è la rete di relazioni di potere instaurata da e tra diversi individui”.
Nella strategia di Foucault, l’apparato è ciò che prende il posto degli antichi universali (Stato, Sovranità, Legge, Potere) da lui stesso così duramente attaccati. Agamben caratterizza sotto tre aspetti il senso dell’idea di Foucault.
L’apparato:
- è un set eterogeneo di relazioni tra entità che include ogni tipo di realtà umano e non-umano, virtuale e linguistico;
- funziona concretamente e costantemente, in altre parole è in quanto è in processo;
- l’apparato è l’incontro tra le relazioni di potere e quelle di sapere.
Nel tentativo di colmare tale lamentata carenza di definizione, Agamben ricostruisce l’etimologia di apparato, o dispositivo, a partire dalla prospettiva della propria genealogia teologica dell’economia e del governo Homo Sacer (2005).
Oikonomia e tradizione cristiana
Oikonomia in greco significa amministrazione del proprio oikos, della propria casa.
Secondo Aristotele tale attività è essenzialmente pratica. In quanto sapere pratico essa non si fonda su ragioni epistemologiche quanto sull’efficenza della performance. Come dire che pur non essendoci una legge universale né una regola generale per la corretta gestione dello spazio privato della casa e delle attività famigliari, è chiaro a tutti quando una casa venga gestita bene o male.
Che cos’è l’ Oikos?
Agamben sostiene poi che il termine cambia di significato nel pensiero cristiano dove è intimamente connesso al dogma della Trinità. Dio si fa uomo per garantire l’amministrazione e il governo – ovvero la Oikonomia – della società e della storia dell’uomo:
questa è la ragione per cui nei testi della Gnosi, il Cristo è chiamato ‘L’uomo dell’economia’, ho anthropos tes oikonomias.
Agamben, G. 2009, traduzione mia
Nel Cristianesimo insomma, la gestione della casa, del privato, del Sè e della propria famiglia è tolta dalle mani della donna greca e poste in quelle celesti di dio. La Sovranità, il meccanismo di potere di cui parla Foucault è essenzialmente intriso di teologia.
La grande frattura
Secondo Agamben il dispositivo foucaultiano non è che l’ultima forma della frattura ‘schizofrenica’ inaugurata dal pensiero occidentale tra l’essere di natura (l’uomo e la divinità) che è e la prassi (o l’ordine dell’azione) cui è invece negata la dimensione ontologica. Esiste l’automobile ma non il mio agire per produrla, esiste dio in quanto essere ma non le sue azioni né il suo governare l’uomo e la terra. Ciò anticipato,
Il termine ‘apparato’ si riferisce a ciò in cui, e attraverso cui, è realizzata una pura attività di governo priva di ogni fondamento d’esistenza. Questa è la ragione per cui gli apparati devono sempre implicare un processo di soggettivazione, come dire, essi devono produrre il proprio soggetto.
Agamben, G. 2009, traduzione mia
Tale processo di produzione del soggetto è riletto da Agamben come il momento necessario in cui il dispositivo cui era negata ogni dimensione ontologica manifesta la propria presenza: il dispositivo è in quanto i soggetti sono prodotti.
La nozione di dispositivo in Foucault può alla luce di questa nuova interpretazione venir avvicinata all’uso hegeliano del termine ‘positivo’ e all’idea heideggeriana di Gestell la cui radice epistemologica è ponere, da cui dis-positio.
Ringrazio Paolo Costa per le immagini qui sopra.
Secondo Agamben i due termini dispositivo e Gestell, nel senso riconosciuto esplicitamente da Heidegger (1953) di apparato, sono simili in quanto individuano un insieme di pratiche e istituzioni per il controllo, la produzione e la gestione del comportamento e del pensiero degli individui. L’economia, nel senso datone da Agamben, non è altro che una rete, un set di azioni protocolli e misure standard di controllo per la gestione di un gruppo di individui (in particolare per il controllo del loro comportamento materiale e mentale) al fine di migliorare la qualità della relazioni tra questi.
Esseri vs Apparati
Dal punto di vista di Agamben è possibile allora pensare l’ontologia a partire da due classi di individui: gli esseri viventi (la sostanza) e gli apparati, reti di relazioni prive di attualità reale nelle quali gli esseri viventi sono da sempre catturati, un’ontologia di creature embodied in un’economia di apparati.
Ma il filosofo italiano non pensa a noi uomini quando si riferisce a “esser viventi”. Nelle pagine successive infatti chiarisce che gli uomini, sono “soggetti” ovvero quasi-entità ontologiche risultanti dalle relazioni, dalla lotta senza fine, tra creature e apparati. Il punto è estremamente interessante e ricorda l’opposizione segnalata da Latour e da DeLanda tra attualità e realtà.
E’ infatti possibile che:
In this sense, for example, the same individual, the same substance, can be the place of multiple processes of subjectification. (…) The boundless growth of apparatuses in our time corresponds to the equally extreme proliferation in processes of subjectification. This may produce the impression that in our time, the category of subjectivity is wavering and losing its consistency; but what is at stake, to be precise, is not an erasure or an overcoming, but rather a dissemination that pushes to the extreme the masquerade that has always accompanied every personal identity.
L’identità personale del singolo individuo, che la tradizione ha chiamato soggetto, non è una monade isolata dal resto del mondo ma l’incontro (l’esposizione) continuata di materia vivente e apparati. L’umanità va letta allora come il processo storico che lega la vita dell’uomo in quanto essere vivente alla propria vita in quanto essere Oikonomicus ovvero disposto al governo politico della propria esistenza.
Secondo Agamben, questo evento emergente è allo stesso tempo una rottura, una crisi, una ferita aperta nel cuore della vita. Agamben sembra qui pensare a qualcosa di simile alla “seconda natura” cui l’esistenza dell’uomo accede nel Marx del Capitale una volta entrato nel sistema capitalistico di organizzazione del lavoro. Il soggetto è scisso in quanto è quell’essere vivente che rivolgendosi all’apparato (ovvero, essendo disposto al potere di controllo politico), tenta di nascondere la sua prima natura. L’identità non è solo la risultante di un incontro ma anche della rimozione dell’incontro stesso.
Identità = incontro
Rimozione con la quale l’uomo tenta di dimenticare e quindi annullare il proprio comportamento animale, incivilizzato, selvaggio.
Nei termini di Agamben, l’apparato deve quindi necessariamente essere il grande sacrificato nella storia, massimamente opposto agli enti profani che popolano il nostro mondo. Grazie alla sua dimenticanza, al suo esser invisibile, l’uomo nega doppiamente la propria origine, quella di una sostanza vivente che tenta di raggiungere la propria felicità politicamente.
Agamben ci ricorda poi come le forme contemporanee di potere siano profondamente diverse dalle precedenti. In un certo senso, la modernità, lo sviluppo del capitalismo, la globalizzazione dei fenomeni e le diverse rivoluzioni tecnologiche hanno estremizzato l’antica separazione e reso ogni apparato ancor più sacro, in altre parole ancor più difficile da profanare.
Sacro e profano
Parafrasando Foucault, le forme di potere nella modernità si son fatte docili, le pene dolci e i corpi degli individui apparentemente liberi da costrizioni materiali, parallelamente è diminuita la visibilità dei dispositivi di controllo e degli apparati istituzionali.
Apparatus, then, is first of all a machine that produces subjectifications, and only as such is it also a machine of governance. (…) What defines the apparatuses that we have to deal with in the current phase of capitalism is that they no longer act as much through the production of a subject, as through the processes of what can be called de-subjectification. A de-subjectifying moment is certainly implicit in every process of subjectification.
Nel carcere, nella scuola, nella caserma, all’ospedale è in atto un processo di “miglioramento” dell’individuo secondo gli standard politici e morali del tempo che dovrebbe garantire una ritrovata disposizione dell’individuo a seguire l’ordine e il potere politico della comunità in cui si trova.
Ma tale miglioramento è possibile solo qualora al processo di ri-soggettivazione preceda la negazione dell’individualità precedente, la propria de-soggettivazione.
A differenza della modernità però, la tesi di Agamben è che gli attuali apparati di gestione del potere non siano capaci di completare questo doppio processo di negazione e soggettivazione, la contemporaneità non restituisce più all’uomo la propria identità ma frammenti di questa, quasi-identità, inconciliabili e multipli profiles. Conversando al cellulare, guardando la televisione, navigando in Internet noi soggetti non affermiamo rinnovando la nostra identità ma moltiplichiamo noi stessi come esplosioni di singoli frammentati momenti di esistenza.
Le moderne tecnologie sono sempre in Agamben sempre qualcosa di più di una costruzione sociale il cui corretto uso possa venir compreso e gestito dall’uomo.
Gli apparati, dopo essere stati liberati dalla gabbia della “sostanza politica” e dalle costruzioni della “materia vivente”, sono assolutamente liberi di operare in vista del puro esser questi operativi.
Mancando il soggetto infatti manca l’elemento ontologico portante della politica e la gestione delle singole individualità è depurata e ridotta alla gestione di una moltitudine di profili, dati, codici e password. Dal potere tradizionale e moderno come gestione politica della vita in comunità, al potere contemporaneo come gestione tecnica, nei termini come vedremo di Galloway, Protocological Control.
Contemporary societies therefore present themselves as inert bodies going through massive processes of de-subjectification without acknowledging any real subjectification. Hence the eclipse of politics, which used to presuppose the existence of subjects and real identities (the workers’ movement, the bourgeoisie, etc.), and the triumph of the oikonomia, that is to say, of a pure activity of government that aims at nothing other than its own replication.
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