Immagine corporea: un concetto multidimensionale

Il concetto di immagine corporea è molto più profondamente radicato e complesso del semplice riflesso che vediamo allo specchio. È parte della nostra identità, e rispecchia il nostro modo di pensare e percepire il nostro stesso corpo.

L’immagine corporea è un costrutto multidimensionale (Cash e Pruzinsky, 2002), costituito dall’insieme di percezioni e valutazioni che sviluppiamo in merito al proprio aspetto fisico. Nello specifico, l’immagine che sviluppiamo nella nostra mente è dotata di forma, dimensione e taglia, e queste caratteristiche sono influenzate dai sentimenti che proviamo nei confronti del nostro corpo (Slade, 1994). Le componenti che costituiscono il costrutto di immagine corporea sono:

  • Componente cognitiva, che deriva dai pensieri e dalle credenze che riguardano l’aspetto corporeo;
  • Componente percettiva, ossia come si percepiscono le dimensioni del corpo e delle sue parti;
  • Componente affettiva, ossia i sentimenti positivi e non che le persone sviluppano nei confronti del proprio corpo;
  • Componente comportamentale, che consiste nelle azioni che le persone compiono per curare o modificare il proprio corpo.

La rappresentazione che ogni persona ha del proprio aspetto è quindi soggettiva, e può variare anche durante il corso della giornata, a seguito delle esperienze che si vivono e delle emozioni e sensazioni che si provano.

I fattori che influenzano l’immagine corporea: media e social media

Al fine di spiegare come l’immagine corporea venga influenzata da una moltitudine di variabili differenti viene utilizzato il Modello di Influenza Tripartita (Thompson, 1999): secondo questo modello, sono tre gli elementi che hanno un effetto direttamente correlato all’immagine e alla percezione corporea: contesto sociale, famiglia, e media. Oltre a questi tre elementi principali, troviamo anche l’internalizzazione degli standard corporei proposti dalla società e i processi di comparazione.

Questo modello è stato preso in considerazione in svariate ricerche, fra le quali quelle di Shroff e Thompson (2006), che hanno dimostrato come l’esposizione ai media e agli standard di bellezza che questi propongono, coltivi l’insoddisfazione corporea e favorisca lo sviluppo di disturbi e patologie ad essa correlati.

Da queste ricerche risulta infatti che la nostra immagine corporea è fortemente influenzata dai modelli estetici proposti dai media ai quali siamo esposti quotidianamente, e dal confronto che ne segue.

Media e social media

In un’epoca nella quale il confine tra reale e virtuale si assottiglia fino a scomparire, sui social media è richiesta sempre più autenticità da parte degli utenti, che condividono fino al minimo dettaglio le proprie attività, alimentazione, outfit, e via dicendo. D’altro canto, quei contenuti pubblicati come autentici, sono sempre frutto di un’accurata selezione e modifica: spopolano filtri in-app che modificano le caratteristiche del nostro viso, oppure applicazioni specifiche per modificare foto e selfie prima della pubblicazione.

Queste immagini, proprio per la loro parvenza di autenticità, sono in grado di bypassare il nostro senso critico: ci immergiamo nel mare di immagini inconsapevoli del processo di modifica che ne ha preceduto la pubblicazione, e ci rendiamo vulnerabili alla narrazione che queste foto sviluppano in noi senza che ce ne rendiamo conto, lasciandoci inconsciamente influenzare. È difficile infatti determinare quanto la realtà che ci viene proposta, sia, effettivamente, reale.

Il tempo che trascorriamo sui social e le foto che compaiono nel nostro feed svolgono quindi un ruolo predominante nell’influenzare il rapporto con noi stessi e l’immagine che abbiamo del nostro corpo.

Esposizione, confronto e pensieri negativi

Ma come effettivamente contribuiscono ad influenzare negativamente l’immagine che abbiamo di noi stessi? Il processo è composto fondamentalmente da tre step: esposizione, confronto, e pensieri che si sviluppano in seguito.

Esposizione. Sui social media l’aspetto fisico è il fattore principale, desideriamo mostrarci condividendo le nostre foto e visualizziamo quelle degli altri. Le immagini che compaiono nelle nostre home sono caratteristiche della nostra filter bubble, sono frutto delle nostre ricerche precedenti e di ciò che viene approvato dalla maggioranza, e che quindi è popolare in quel momento.

Le foto che ci vengono proposte spesso includono corpi magri, diete di vario tipo, cibi sani, sport e fitness, imposti dalla diet culture contemporanea. Queste immagini influiscono sulla percezione che abbiamo della realtà, e sugli standard che la caratterizzano: gli utenti si confrontano con gli ideali di bellezza trasmessi attraverso i social media e interiorizzano questi ideali come standard per il proprio corpo.

Confronto. La continua esposizione ad immagini apparentemente perfette innesca il confronto delle nostre foto con quelle degli altri utenti, suscitando spesso un senso di inadeguatezza. Infatti, quando percepiamo che il nostro aspetto fisico non è all’altezza degli ideali interiorizzati sviluppiamo una condizione d’insoddisfazione.

Pensieri negativi. A seguito di un confronto costante, si sviluppa una percezione distorta della propria immagine corporea, perché si finisce per concentrarsi solamente sugli aspetti negativi, ignorando i tratti positivi. Questa focalizzazione sulle imperfezioni genera di conseguenza sentimenti di insoddisfazione e insicurezza.

Una costante insoddisfazione

Molti studi hanno evidenziato come l’utilizzo di Instagram sia strettamente correlato ad una maggiore auto-oggettivazione, ossia il valutarsi unicamente in funzione del proprio aspetto. Questa relazione è mediata dal costante confronto e dall’interiorizzazione dei canoni estetici presenti sui social media.

L’insoddisfazione corporea è da attribuire alla discrepanza che si crea tra la percezione della nostra immagine corporea e l’immagine idealizzata, nutrita dai contenuti che ogni giorno ci vengono proposti.

Dismorfismo corporeo e disturbo dell’immagine corporea

Il desiderio di aderire ai canoni di bellezza proposti dai social porta ad un’eccessiva preoccupazione per il proprio aspetto e ad un costante confronto. Questa tensione psicologica può portare a sviluppare anche patologie e disturbi, come il disturbo ossessivo-compulsivo (DSM-5).

All’interno della categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi troviamo il disturbo da dimorfismo corporeo (BDD, body dysmoprhic disorder), che si caratterizza per un’eccessiva e persistente preoccupazione per alcuni difetti fisici o corporei, minimi o totalmente assenti. Alcuni sintomi sono frequenti controlli allo specchio e il ricorso a make up, trattamenti estetici, o addirittura chirurgia estetica, per ridurre i difetti percepiti.

Una variante di questa patologia, e forse quella che più mette in luce il legame fra social media e immagine corporea, è la dismorfia da Snapchat, ossia il ricorso alla chirurgia estetica per assomigliare il più possibile alla propria immagine realizzata con l’uso dei filtri.

Il disturbo da dismorfismo corporeo va distinto dal disturbo dell’immagine corporea (BID, body image disturbance). Mentre il primo si focalizza su alcuni dettagli estetici, il secondo viene definito come l’incapacità di valutare realisticamente le dimensioni del proprio corpo nel suo complesso, ed è caratterizzato da un’alterata percezione del proprio corpo in generale, e da una conseguente insoddisfazione corporea, che è spesso causa dello sviluppo di disturbi alimentari.

Verso un rapporto migliore con i social media e il proprio corpo

Stop alla perfezione all’interno della nostra filter bubble. I social media offrono un potente mezzo di comunicazione, che sempre più negli ultimi tempi viene utilizzato da influencer e brand per celebrare la diversità corporea e rompere i canoni di bellezza tradizionali, promuovendo l’idea che non esista un’unica immagine di bellezza.

Uno dei brand che più si sta distinguendo per le proprie campagne volte a promuovere un concetto di bellezza che allontana dagli standard tradizionali è Dove, che con campagne come Real beauty campaign e Self esteem project, accompagna le donne verso un migliore rapporto con se stesse e celebra ogni genere e forma di bellezza.

Nell’era dell’onlife, in cui siamo tutto perennemente connessi, il potere di diffondere contenuti che promuovano standard estetici più inclusivi è nelle mani di tutti noi. Siamo tutti stanchi della realtà filtrata e patinata che viene proposta sui social, ma allo stesso tempo siamo i primi a selezionare scrupolosamente ciò che pubblichiamo. Ogni utente può contribuire a creare un ambiente più sicuro e aperto alla bellezza autentica e unica di ognuno, scardinando il potere degli standard di bellezza, che da troppo tempo dettano le regole su ciò che può essere, o meno, considerato esteticamente bello.

 

Chi sono

Ciao! Mi chiamo Federica, sono laureata in Lingue Moderne all’Università di Trento e attualmente frequento il corso magistrale di Web Marketing & Digital communication presso IUSVE a Verona. Ho scelto questo percorso al fine di ampliare le mie competenze in ambito di comunicazione, acquisendo le conoscenze e le competenze necessarie per utilizzare gli strumenti offerti dal web e dai nuovi media.

Bibliografia

Cash, T.F. e Pruzinsky, T. (eds) (2002). Body image: A handbook of theory, research, and clinical practice. New York: Guilford Press.

Schilder, P. (1935). The Image and Appearance of the Human Body. London: Kegan Paul.

Slade, P.D. (1994). What is body image? Behaviour Research and Therapy.

Nerini, A., Stefanile, C., & Mercurio, C. (2009). L’immagine corporea. I disturbi dell’immagine.

Simone Digennaro (2022). The body and its duplications: the impact of the use of social media on preadolescents’ body image. Italian Journal of Health Education, Sports and Inclusive Didactics – Anno 6 n. 1.

Shroff, H., & Thompson, J. K. (2006). The tripartite influence model of body image and eating disturbance: A replication with adolescent girls. Body Image.

Sitografia

https://marketing-espresso.com/immagine-corporea-e-social-media-con-chi-ti-paragoni-fa-la-differenza/

https://www.doctorium.it/immagine-corporea-disturbi-alimentari/

https://www.ipsico.it/news/dismorfismo-corporeo-pandemia-e-social-media/

https://www.dove.com/it/home.html

https://www.aidap.org/2023/social-media-immagine-corporea-e-disordini-alimentari