Sommario
PNRR
L’Italia, sta affrontando una fase cruciale di cambiamento post Covid-19, e la domanda che si pongono tutti è: “Siamo davvero pronti a gestire i soldi del PNRR – Piano Nazionale Ripresa e Resilienza”? IL PNRR prevede «investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale».
Il dubbio è quindi legittimo, negli anni infatti, abbiamo dimostrato quanto siamo tecnologicamente indietro rispetto ad altri paesi d’Europa e del mondo, specialmente quelli del Nord. Ad esempio, l’Estonia ha un avanzamento tecnologico tale per cui il New Yorker l’ha battezzata la “Digital Republic”, proprio perché ha compreso l’importanza della digitalizzazione nel risolvere le problematiche burocratiche, attraverso l’utilizzo dello smartphone: i cittadini votano online, gli iter burocratici sono efficaci e si ha la possibilità di accedere ai servizi della pubblica amministrazione senza dover fare lunghe file che portano via tempo e mettono di cattivo umore.
Ma molti si chiedono: e la privacy? Anche quella viene tutelata grazie alla legge che vieta la verifica dei dati senza una legittima motivazione, e un cittadino estone può sapere in tempo reale chi ha accesso ai propri dati e per quale motivo (ad esempio, il medico che controlla la cartella clinica). Tutto ciò è possibile grazie alla piattaforma X-Road che permette ai diversi server estoni di comunicare tra loro.
Sposarsi, divorziare e comprare: cosa hanno in comune? In Estonia, sono gli unici tre motivi per cui bisogna presentarsi davanti alle istituzioni. Per tutto il resto, basta avere una carta di identità digitale che racchiude tutti i propri dati. Si può addirittura aprire una start-up con pochi clic. Bisogna quindi dovrebbe iniziare a seguire questo modello per poter accelerare con i tempi e recuperare il gap tecnologico che ci distanzia dai paesi del Nord Europa.
Situazione in Italia:
E in Italia a che punto siamo? La media europea per il possesso di competenze digitali di base è al 54%, mentre in Italia siamo ancora fermi al 46%. Secondo l’indice di digitalizzazione, che monitora i progressi compiuti dagli Stati UE in ambito digitale attraverso 4 aree di indagine (capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali) i veri Stati vivono la digitalizzazione in modo disomogeneo.
I primi in classifica sono costanti e un numero consistente rimane nella media. L’Italia sta risalendo la classifica, ma si trova ancora al 18º posto tra i 27 Stati dell’Unione, con un punteggio di 49,3 rispetto alla media di 52,3.
La digitalizzazione ha quindi un enorme potenziale per spingere l’economia italiana, offrendo enormi opportunità per le imprese, i cittadini e soprattutto per l’amministrazione pubblica, che è rimasta indietro rispetto al veloce passo della tecnologia.
Ma come si avvia un cambiamento significativo? Attraverso il PNRR. Non è così semplice, perché il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza deve rispettare dei criteri precisi.
Il processo di digitalizzazione che ha un ruolo determinante per le traiettorie di medio-lungo periodo, fa parte della Missione 1 del PNRR, che destina circa 24 miliardi alla digitalizzazione innovativa e competitiva del sistema produttivo, di cui 13 miliardi sono destinati alla transizione 4.0.
Le caratteristiche del nostro sistema produttivo, unite all’incentivazione degli investimenti nella digitalizzazione, mettono in luce una serie di rischi rispetto all’obiettivo della piena transizione digitale. Il primo grande problema riguarda la disparità territoriale: regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna sono nettamente più digitalizzate rispetto alle altre regioni.
Un altro problema riguarda la scarsa competenza in ambito di digitalizzazione degli italiani, che spesso si manifesta anche nelle imprese a conduzione familiare, dove solo il 23% di esse ha investito nella digitalizzazione.
Un esempio della scarsa adozione dei processi digitalizzati da parte degli Italiani si può constatare ricorrendo a uno scenario di vita quotidiana all’Ufficio Postale. Gli utenti, spesso anziani, che non sanno della possibilità di prenotare un appuntamento tramite l’app Poste Italiane, si ritrovano ad attendere per lungo tempo il proprio turno e finiscono per lanciare sguardi di stizza nei confronti di coloro che passano in testa alla fila sfruttando il vantaggio tecnologico della prenotazione online. Senza contare coloro che necessitano di ritirare la pensione e, anziché far arrivare lo stipendio sul proprio conto corrente, si recano personalmente a riscuoterla all’ufficio postale, con il rischio di essere derubati.
Le piattaforme digitali possono migliorare l’efficienza dell’amministrazione pubblica, semplificando le procedure burocratiche e offrendo servizi online più accessibili a tutti i cittadini. Ovviamente, ciò comporterebbe anche una riduzione dei costi amministrativi e una drastica riduzione dei tempi per ottenere i documenti necessari.
Un esempio invece di riuscita della transizione da off- a on-line ce lo offrono le banche. Le filiali bancarie stanno via via chiudendo, per restare solo nelle città principali perché, grazie alle funzionalità telematiche, i clienti possono accedere direttamente ai loro conti correnti e interagire con un dipendente in linea (a volte questa funzionalità viene svolta da un bot che, tramite il machine learning, impara ad interagire con noi a partire da domande e risposte preimpostate).
Cosa si potrebbe fare?
Il PNRR potrebbe essere utilizzato per investire, non solo nella burocrazia, ma anche nella mobilità. Nel caso della mobilità urbana a due ruote, per esempio, si potrebbe finanziare la creazione di un’applicazione unica nazionale che permetta di accedere a tutti i mezzi sostenibili presenti sul suolo italiano attraverso un unico portale, semplice ed intuitivo, evitando di trovarsi spaesati nella miriade di applicazioni monomarca come accade oggi.
Quando è arrivato il Covid, molti piccoli commercianti si sono trovati in difficoltà nel comunicare con i propri clienti. C’era chi cercava di usare i social, ma con scarsi risultati, e chi invece provava ad aprire il primo sito internet. Avere un sito web potrebbe diventare uno step obbligatorio per tutti i commercianti. Una vetrina online permette di dare non solo visibilità, ma anche identità. Può essere utile anche per i turisti, ad esempio, che desiderano scoprire piccole attività locali, spesso situate nei borghi.
Un caso molto interessante è quello di “Venice Original” voluto da JP Morgan (multinazionale statunitense di servizi finanziari) per valorizzare i commercianti veneziani. Attraverso l’e-commerce e i social network, l’agenzia di comunicazione LIKE AGENCY di Mestre-Venezia promuove la territorialità e i prodotti locali basandosi sul concetto del dropshipping. L’agenzia e JP Morgan non possiedono i negozi e i prodotti, ma attraverso le piattaforme digitali promuovono e vendono i prodotti a un pubblico per lo più estero, fungendo da vetrina digitale.
In tutto ciò, la cosa più importante è l’alfabetizzazione digitale, poiché, come accennato prima, il livello di digitalizzazione in Italia è ancora basso, anche se in miglioramento.
Il nostro è un paese con enormi potenzialità, e un’educazione media sin dalle scuole elementari potrebbe rivelarsi fondamentale per compiere un avanzamento in tale ambito. Anche all’interno del mondo del lavoro si potrebbe agire formando i lavoratori con corsi obbligatori di digitalizzazione per imprenditori e aziende che devono adattare il proprio metodo di lavoro.
Anni fa, sulla bocca di tutti, c’era un tema comune: la blockchain, definita come «un registro condiviso e immutabile che facilita i processi di registrazione delle transazioni e di monitoraggio degli asset nelle reti aziendali». Un asset può essere concreto (case, automobili, denaro contante, terreni) o astratto (proprietà intellettuale, brevetti, diritti d’autore, branding). Praticamente qualsiasi cosa di valore può essere monitorata e scambiata in una rete blockchain, riducendo i rischi e i costi per tutte le parti coinvolte”.
In poche parole, la blockchain potrebbe aiutare le imprese italiane ad accelerare dal punto di vista digitale, ma soprattutto della trasparenza green. In un’epoca in cui il greenwashing è una pratica all’ordine del giorno, un sistema di tracciabilità completo e verificabile che segua l’intera filiera produttiva delle merci, dalla ricerca dei materiali fino alla vendita, assicurerebbe una trasparenza che oggi è più importante del prezzo dei prodotti stessi, e allo stesso tempo potrebbe essere utilizzato per la ricerca e lo sviluppo dei prodotti.
Come accennato precedentemente, la privacy rimane sempre una questione delicata all’interno dell’UE, quindi attraverso le piattaforme digitali si potrebbe investire per garantire la sicurezza dei dati personali dei cittadini italiani, come sta facendo l’Estonia. La sicurezza dei dati è fondamentale per garantire la fiducia dei cittadini nella digitalizzazione e per favorire una transizione digitale efficace.
Conclusione
In conclusione, l’Italia ha una grande opportunità di rilancio e crescita attraverso la digitalizzazione, ma è necessario un impegno concreto e sistematico per colmare il divario con altri paesi europei. Investire nella formazione, nell’infrastruttura digitale e nella semplificazione burocratica sono elementi fondamentali per favorire la trasformazione digitale dell’economia italiana. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta quindi un’occasione unica per realizzare questi obiettivi, ma è importante assicurarsi che i fondi siano utilizzati in modo efficiente e mirato, con una chiara strategia di lungo termine per garantire una digitalizzazione sostenibile e inclusiva.
Autore
Sono Edoardo, sono uno studente del primo anno della magistrale di Web Marketing & Digital Communication. Sono un fotografo ma allo stesso tempo mi diverto con la creazione di contenuti online, raccontando la dislessia come un modo di essere, non come un problema.
Sitografia:
https://www.ottimistierazionali.it/estonia-il-paese-che-vive-nel-futuro/
https://www.ibm.com/it-it/topics/what-is-blockchain
https://www.wallstreetitalia.com/intesa-sanpaolo-chiude-i-bancomat-cosa-sta-succedendo/
Related Posts
19 Agosto 2022
Sherry Turkle e il bisogno delle confessioni online
Sherry Turkle, sociologa e psicologa, parla del mondo online e delle relazioni che si vanno a creare al suo interno. Fra questi temi prende in considerazione anche quello delle confessioni online, dei luoghi digitali dove le persone cercano, o sperano di trovare, una vicinanza e un conforto con le altre persone online. In questo articolo si vuole cercare di analizzare alcune delle teorie della studiosa per identificare meglio questo fenomeno che mette in collegamento reale e digitale fra sincerità, bisogno e giudizio.
9 Giugno 2022
Le piattaforme digitali come driving force nell’economia 2.0
L’intento di questa analisi è quello di evidenziare, a partire dall'avvento del web 2.0, come l’economia e il classico modello aziendale si siano trasformati inevitabilmente, assumendo la stessa struttura reticolare che caratterizza l’era dell’informazionalismo.
Un'era che si presenta per le aziende altamente competitiva, dove le risorse materiali non rappresentano più l’unico e il solo vantaggio competitivo, ma altri fattori risultano fondamentali per lo sviluppo aziendale, come il capitalismo intellettuale, il know-how e la gestione snella.
11 Giugno 2021
Identità sessuale e piattaforme digitali
La mancata presa di coscienza della società riguardo i temi della costruzione dell'identità sessuale ha favorito la delega di quest'ultima alle piattaforme digitali che hanno contribuito alla costruzione di un'identità sessuale subordinata alle stesse secondo i meccanismi della network society. Per tale motivo è ricorrente trovare negli usi e nei metodi di fruizione di questi contenuti una costanza e una coerenza che contraddistingue la maggioranza dei giovani.