Le piattaforme digitali svolgono un ruolo di fondamentale importanza nel commercio online. Gli intermediari web possiamo riferirli a quattro principali categorie: Amazon, eBay, Zalando e simili che fungono da mercati di commercio elettronico per conto di terzi, Google Play, Apple App Store, Microsoft Store, ecc. che si presentano come store di applicazioni software che forniscono un ambiente per la distribuzione di app, Facebook, Instagram e altri, quindi social media che vengono utilizzati a fini professionali da artigiani, e, infine, strumenti di comparazione dei prezzi, come Skyscanner, Trivago o Google Shopping che aiutano a confrontare i prezzi dei beni e dei servizi. Questi servizi hanno il compito di agevolare il contatto e la conclusione di transazioni tra coloro che offrono beni e servizi sul mercato e i consumatori. Tuttavia, il mercato attuale, diretto dalle mega-corporazioni digitali, presenta caratteristiche che “sfuggono” all’applicazione delle teorie economiche tradizionali e dei quadri giuridici vigenti. Di conseguenza, è necessario identificare nuove strategie regolatorie per gli intermediari web per affrontare queste sfide.
Gli intermediari web rappresentano uno strumento estremamente vantaggioso per le imprese, poiché consentono un accesso rapido ed efficiente ai mercati nazionali e internazionali. Tuttavia, c’è un lato negativo, in quanto le imprese diventano sempre più dipendenti da questi intermediari online per raggiungere i propri clienti, subendo quindi vincoli imposti da essi.
Secondo quanto riportato dalla Commissione europea nell’Impact Assessment dell’aprile 2018, che valuta gli impatti economici, sociali o ambientali delle iniziative della Commissione, quasi il 50% delle imprese che utilizzano questi intermediari riscontra problemi che possono anche causare perdite economiche.
Sommario
Pratiche commerciali potenzialmente dannose
A seguito di questa premessa, è evidente che vi sia una sostanziale esigenza che consentirà di garantire un ambiente equo e competitivo per le imprese e i consumatori che partecipano al commercio digitale attraverso nuove strategie regolatorie.
Dal punto di vista degli utenti commerciali dei servizi di intermediazione, infatti, ci sono diverse problematiche legate alle pratiche commerciali potenzialmente dannose. Tra queste, si segnalano quelle di maggiore impatto e importanza, quali:
- modifiche improvvise dei termini e delle condizioni;
- rimozione di beni e servizi dalla piattaforma o sospensione dell’account senza una chiara comunicazione dei motivi;
- mancanza di trasparenza sul posizionamento dei prodotti e sulle imprese che li offrono;
- condizioni poco chiare per l’accesso e l’utilizzo dei dati raccolti dai fornitori.
Tali pratiche hanno un impatto negativo sugli utenti commerciali e anche sui consumatori che utilizzano questi servizi. È evidente che l’Unione Europea debba fare uno sforzo maggiore per garantire l’equità, la trasparenza e la legalità, senza, però, andare a limitare lo sviluppo e l’innovazione tecnologica.
Una soluzione proposta è il “Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online“, approvato e pubblicato il 14 febbraio 2019. Il regolamento stabilisce una serie di obblighi e diritti per gli intermediari online al fine di garantire la protezione degli utenti commerciali. Alcuni dei principali punti trattati nel regolamento includono:
- condizioni contrattuali trasparenti, secondo cui gli intermediari online devono fornire condizioni contrattuali chiare, comprensibili e facilmente accessibili agli utenti commerciali (eventuali modifiche alle condizioni contrattuali devono essere comunicate con un preavviso minimo di 15 giorni);
- trasparenza nel posizionamento dei prodotti, sulla base di cui le piattaforme digitali devono fornire informazioni trasparenti sul posizionamento dei prodotti;
- divulgazione delle pratiche commerciali adottate;
- gestione delle controversie attraverso un sistema interno di gestione dei reclami all’interno delle piattaforme digitale in modo da fornire meccanismi di risoluzione extragiudiziale delle dispute tra gli utenti commerciali e le piattaforme stesse;
- cooperazione con le autorità pubbliche da parte degli intermediari online, fornendo loro le informazioni necessarie per l’esercizio delle loro funzioni di vigilanza e controllo.
Il regolamento si applica a tutte le piattaforme di intermediazione online che offrono servizi a utenti commerciali all’interno dell’Unione Europea. È stato progettato per garantire un ambiente di mercato più equo, trasparente e prevedibile per gli utenti commerciali, promuovendo allo stesso tempo l’innovazione e la competitività.
Tuttavia, per quanto questo sia un importante passo in avanti, è ancora relativamente recente e il suo impatto completo potrebbe richiedere più tempo per essere valutato in modo esaustivo. Inoltre, una delle principali criticità associate a questo regolamento riguarda la sua implementazione e il conseguente adempimento da parte delle varie piattaforme digitali che presentano natura diversa in termini di dimensioni, modelli di business e tipologie di servizi offerti.
Quindi, ciò potrebbe rendere complesso e molto lungo in termini di tempo applicare in modo uniforme le norme del regolamento a tutti gli intermediari online e adeguarle alle specificità di ciascuno.
Esenzione dalla responsabilità
Oltre alle problematiche legate alle pratiche commerciali potenzialmente dannose, gli intermediari online hanno sfruttato una peculiarità regolamentare che li esenta dalla responsabilità dei contenuti che passano attraverso i loro sistemi, garantita dalla Direttiva eCommerce del 2000. Questo ha permesso loro di rivolgersi a fasce di domanda che in precedenza venivano soddisfatte da organizzazioni con costi di coordinamento molto più elevati.
A seguito di un lungo dibattito, è stato deciso che, essendo sistemi software senza attività umana, essi erano considerati parte integrante della piattaforma e potevano, quindi, beneficiare dell’esenzione di responsabilità prevista per i servizi di hosting.
Le piattaforme online che agiscono come intermediari guadagnano una parte dei soldi dalle transazioni che avvengono sui loro siti. Tuttavia, spesso queste piattaforme sono basate in paesi con leggi fiscali più vantaggiose o addirittura in paradisi fiscali. Questo significa che evitano di pagare le tasse nel paese in cui si svolge effettivamente la transazione. In pratica, parte del denaro generato dalla transazione viene spostato verso paesi con regimi fiscali più favorevoli. Questo fenomeno è noto come BEPS, Base Erosion and Profit Shifting, e comporta l’erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti.
In sintesi, gli intermediari online si sono avvantaggiati delle esenzioni di responsabilità previste dalla legislazione per svolgere il loro ruolo di intermediazione senza assumersi la responsabilità dei contenuti forniti dai terzi. Tuttavia, ciò solleva interrogativi in merito alla giustizia e alla trasparenza delle transazioni, nonché alle implicazioni fiscali associate all’operazione delle piattaforme a livello globale.
Action Plan on BEPS: Base Erosion and Profit Shifting
Secondo uno studio del Centro per la ricerca economica e politica (CEPR), l’aliquota media delle imposte sul reddito delle imprese a livello globale si è ridotta di più della metà tra il 1985 e il 2018, passando dal 49% al 24%. Uno dei principali fattori di questa diminuzione è il profit shifting, ovvero l’allocazione artificiosa di circa il 40% dei profitti delle multinazionali in paradisi fiscali, portando sempre più Paesi a non tassare adeguatamente le multinazionali.
Nonostante l’elusione fiscale sia oggi una preoccupazione diffusa, bisogna considerare che le tasse rappresentano solo una frazione dei redditi. Recuperare la tassazione su queste elusioni derivanti dagli spostamenti dei profitti può risolvere il problema fiscale degli Stati, ma non affronta il ben più significativo trasferimento di valore derivante dall’allocazione dei profitti in Paesi diversi da quelli in cui sono generati.
In altre parole, il problema del Base Erosion and Profit Shifting (BEPS) riguarda le aziende multinazionali che utilizzano trucchi fiscali per evitare di pagare le tasse. Queste aziende sfruttano le differenze tra le regole fiscali dei diversi paesi per spostare i loro profitti verso giurisdizioni con tasse più basse o addirittura senza tasse. Questo crea problemi di equità fiscale e dà un vantaggio alle grandi aziende rispetto alle aziende locali. I paesi in via di sviluppo sono particolarmente colpiti da questo problema perché dipendono molto dalle tasse sulle imprese per finanziare i servizi pubblici.
L’Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting (BEPS) rappresenta la prima e sostanziale innovazione nel diritto fiscale internazionale per combattere l’elusione fiscale. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e il Gruppo dei 20 (G20) stanno lavorando insieme per combattere questo fenomeno e hanno sviluppato un piano che comprende 15 azioni per limitarlo. Sono stati coinvolti anche i paesi in via di sviluppo, dal momento che sono tra i soggetti più colpiti, con il fine di garantire che le norme fiscali internazionali tengano conto delle loro esigenze specifiche e creino un ambiente fiscale più trasparente.
Oltre a questioni fiscali, purtroppo, il problema del BEPS ha portato a delle problematiche anche nel mondo reale. Ad esempio, professionisti come albergatori, tassisti e ristoratori si trovano a competere con intermediari non regolamentati. Ciò può portare alla perdita di clienti e alla mancanza di norme, come l’igiene, la sicurezza e l’accessibilità. Inoltre, la crescita di piattaforme come Airbnb ha comportato cambiamenti nei quartieri, con l’afflusso di turisti che può influire sulla vita quotidiana dei residenti.
Per affrontare il problema del BEPS, è necessario implementare norme fiscali internazionali più coerenti che assicurino che i profitti siano tassati in modo equo e trasparente, tenendo conto sia degli aspetti fiscali che delle conseguenze sociali.
Conclusioni
Il “Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online” e l’”Action Plan on BEPS” rappresentano sicuramente elementi significativi nella creazione di un ambiente più equo per le imprese e i consumatori, ma non sono sufficienti.
Affrontare in maniera efficace le sfide presentate dalle piattaforme digitali richiede una combinazione di nuove strategie per gli intermediari web coerenti, equilibrate e adatti alla risoluzione delle controversie, il tutto attraverso un approccio integrato. Tuttavia, al momento, la strada per la creazione di un mercato equo tra intermediari online e commercianti è ancora lunga.
Fonti
- https://mglobale.promositalia.camcom.it/altre-tematiche/tutte-le-news/servizi-di-intermediazione-online-e-mercato-digitale-nuove-sfide-per-leuropa.kl
- https://www.youtube.com/watch?v=jL_tS6Nyer4
- https://www.youtube.com/watch?v=P6qIS0XtXp0
- Libro: Stefano Quintarelli, Capitalismo immateriale
- https://www.innovazionediritto.it/la-tassazione-dell-economia-digitale-dal-commercio-elettronico-alla-web-taxation-crisi-della-income-tax
- https://www.agcom.it/regolamento-ue-2019/1150
Autrice
Mi chiamo Giorgia Brugnerotto, sono laureata in Advertising & Marketing e attualmente sono una studentessa di Web Marketing & Digital Communication presso lo IUSVE di Mestre (TV).
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