Che cos’è il Podcast

La nascita della parola “podcast” si attribuisce a Ben Hammersley, giornalista di The Guardian.

Nel 2004, nel suo articolo dedicato all’evoluzione della radio, in seguito all’introduzione dell’iPod sul mercato, si domandava quale potesse essere il giusto termine per definire questa nuova modalità di distribuzione dei contenuti audio: “But what to call it? Audioblogging? Podcasting? GuerillaMedia?”. Tra i tre scelse “podcasting”: questo termine nasce dall’unione della parola “pod”, che letteralmente significa baccello (fa riferimento all’Ipod), e dal verbo “cast”, che significa lanciare, derivante dal termine radiofonico “broadcast”.

Il podcast è, quindi, un “File audio digitale distribuito attraverso Internet e fruibile su un computer o su un lettore MP3” . Il podcast si distingue da altri contenuti audio perché è:

  • asincrono: è fruibile in maniera indipendente da un flusso preordinato di trasmissione (come quello della radio);
  • on demand: sono gli ascoltatori che hanno la possibilità di decidere quale podcast ascoltare e in quale momento farlo;
  • offline: la traccia audio può essere ascoltata e scaricata nel proprio dispositivo;
  • nomadico: il file audio può essere ascoltato ovunque.

Storia del Podcast

Riguardo all’ideatore del podcast, tutt’oggi, vi sono ancora incertezze. Cosa certa è, invece, la data nella quale viene fatta risalire la sua nascita: il podcast nasce nel 2004.

La distribuzione della rete internet, la commercializzazione dei primi lettori MP3 portatili e la digitalizzazione degli strumenti per la produzione audio, sviluppatisi alla fine degli anni 90, hanno influito sicuramente sulla nascita di questo nuovo medium.

  • Il 2001 fu un anno di svolta: il DJ Adam Curry e il programmatore Dave Winer crearono una nuova versione del software per la distribuzione di contenuti RSS, in grado di distribuire anche file MP3, ed inoltre, Apple lancia sul mercato il suo iconico IPod.
  • Nel 2003 Christopher Lyder, sul suo blog di Harvard, è il primo a postare interviste audio con i feed RSS.
  • Il 2004 è l’anno di nascita del podcast: Ben Hammersley utilizza il termine “podcasting” in un articolo per il The Guardian. Possiamo notare come dal 2004, l’interesse per il podcast comincia a crescere fino ad arrivare a un picco nel gennaio del 2006, con circa il 66% di interesse (“prima età dell’oro del podcast”).
  • Il 2007 è l’anno in cui Apple presenta il suo primo iPhone, strumento che unisce il telefono al lettore MP3.
  • Nel 2010 nasce la piattaforma di distribuzione Spreaker, che permette a chiunque di caricare e diffondere contenuti audio.
  • Fino ad arrivare al 2014, anno chiave per lo sviluppo del podcast: viene lanciato negli USA il podcast Serial. Questo anno è considerato da molti come “la seconda età d’oro del podcast”.
  • Nel 2019 si verifica un altro picco esponenziale: è l’anno in cui Google crea un’app dedicata (Google Podcast), Spotify lancia la sezione podcast e, gli smart speaker di Amazon e Google, entrano nelle case di tutto il mondo.

Foto Google Trends, Interesse della parola “podcast” a livello mondiale

Interesse della parola “podcast” su Google Trends a livello mondiale.

L’età d’oro del Podcast

Il 2014 è l’annata che segna “la seconda età d’oro del Podcast”. Serial è un podcast che racconta la vicenda, realmente accaduta, dell’omicidio di Hae Min Lee, una studentessa di un liceo di Baltimora, avvenuto nel 1999. È un podcast “seriale”, composto da dodici episodi, dove ogni puntata è legata a quella successiva, come le nostre odierne serie tv.

Ma a cosa è dovuto tutto questo successo?

Richard Berry, ricercatore inglese per l’University of Sunderland, lo spiega nel suo articolo “Serial and Ten years of Podcasting: Has The Medium Grown Up?”. In parte il successo di questo podcast è dovuto al fatto che la vicenda raccontata sia una storia realmente accaduta e, di conseguenza, l’ascoltatore ha la possibilità di trasformarsi egli stesso in detective, cercando, con l’avanzare degli episodi, una possibile soluzione al caso. Merito bisogna darlo anche alla scrittura della produttrice Sarah Koenig, per il suo uso innovativo del podcast e per l’accattivante dinamica sviluppata tra Koenig e i soggetti delle sue interviste: hanno preso parte a questo podcast testimoni chiave come ad esempio Syed, l’assassino, che è stato intervistato dalla prigione, nella quale sta scontando il suo ergastolo. Inoltre, Serial è stato prodotto da “This American Life”, radio pubblica nazionale di Chicago, che ha sicuramente influito alla diffusione di questa storia.

Tutti questi fattori hanno inevitabilmente aiutato il diffondersi di questa vicenda e di questo medium. Il successo di Serial, però, è stato dettato soprattutto dal ruolo chiave che ha ricoperto l’avanzare della tecnologia in quegli anni. Una volta, infatti, per ascoltare un podcast, bisognava scaricarlo sul computer e poi sincronizzarlo con il telefono. Ora, invece, è tutto diverso: il fatto di avere accesso, tramite un’applicazione, a tutti i contenuti audio che vogliamo, poterli ascoltare ovunque e in qualsiasi momento, sono tutti fattori che hanno contribuito alla sua espansione.

Podcast Serial

Punto di non ritorno – Tipping Point (Gladwell)

Il podcast “Serial” ha rappresentato un momento chiave per il podcasting, si è passati, infatti, da uno strumento di nicchia a un medium di massa, ma come spiega Gladwell, nel suo “The Tipping Point (2001)”, il cambiamento non avviene isolatamente.

Secondo Gladwell, infatti, ogni idea diventa epistemica quando arriva ad un “Tipping Point”, un punto di svolta, determinato da 3 variabili:

  • il fattore stickiness, ovvero la “viscosità” di un’idea, “quando è semplice, chiara ed è così appiccicosa da essere facilmente ricordata”;
  • Il potere del contesto, fa riferimento all’ambiente e al contesto storico in cui l’idea viene introdotta e diffusa;
  • La legge dei pochi: secondo Gladwell la diffusione di un’idea ha successo solo se si riesce a coinvolgere tre tipologie di persone, con un particolare capitale sociale: gli esperti, i connettori e i venditori.

È proprio quello che è avvenuto con “Serial”: prima della sua scoperta solo “un gruppo di fedeli sostenitori del podcast, gli “early-adopters”, usavano questo medium in maniera costante, superando tenacemente le difficoltà derivanti dalla tecnologia e da strumenti non ancora perfezionati per un uso agevole e veloce del podcast stesso”.

Il podcast, infatti, non veniva considerato ancora come un medium a sé stante ed, inoltre, dal punto di vista tecnologico, questo mezzo, non era ancora accessibile e fruibile facilmente: i primi libri sui podcast erano dei veri e propri manuali di supporto per quei consumatori che volevano capire come trovarli e come poterli scaricare.

Lo sviluppo di questo medium, negli anni successivi, fu dettato soprattutto dalla nascita di nuove applicazioni che permettevano una più immediata fruizione del mezzo. Gli smartphone, sicuramente, accelerarono questo processo e, piattaforme come iTunes, Spotify e Apple Podcasts hanno poi “giocato un ruolo chiave nel definire questo mezzo come un medium di massa”.

Evoluzione del Podcast: l’ascesa delle piattaforme social audio-only

Secondo la ricerca IPSOS 2020, il 30% degli italiani ha ascoltato podcast nell’ultimo mese con un tasso di crescita del +4% rispetto al 2019. In numeri assoluti, tutto ciò si traduce in circa 8.5 milioni di ascoltatori mensili di podcast in Italia”.

Questa crescita, iniziata con lo sviluppo delle nuove piattaforme (Google Podcast, la nuova sezione podcast di Spotify e gli smart speaker di Amazon e Google) nel 2019, è continuata e continua tutt’ora anche a causa della situazione sanitaria che ha colpito la popolazione a livello mondiale.

La pandemia, infatti, ha costretto per mesi e mesi le persone alla distanza fisica, costringendole a vivere, per più di un anno, la propria vita separata dagli amici, dai propri cari, dai colleghi di lavoro, dalle interazioni umane. L’unico rapporto possibile era con la webcam: tra video-call per seguire le lezioni in DAD, le riunioni di lavoro e i video-aperitivi con gli amici, si è sentita e riscoperta l’esigenza di comunicare con la voce, medium per eccellenza della vicinanza.

Da questa situazione mondiale ha preso piede lo sviluppo, già in fase di avvio negli ultimi tempi, dei social voice-only. Fu, così, che a Febbraio del 2021 esplose il trend della voce, con l’ascesa di Clubhouse.

Clubhouse

Clubhouse è una piattaforma social audio al 100%. Questo nuovo media è organizzato in stanze di conversazione vocale. Gli utenti, una volta avuto accesso ad una stanza, possono ascoltare la conversazione, oppure prendervi parte attivamente “alzando la mano”.

Questa nuova piattaforma in pochissimo tempo ha registrato un’enorme quantità di download. Tutti volevano accedervi, ma in pochi potevano farlo: vi si poteva accedere solo tramite dispositivi iOS e solo su invito da parte di utenti già registrati. Il suo successo è dovuto sicuramente anche da questo suo carattere “esclusivo”.

Clubhouse ha senz’altro lasciato il segno nel mondo dei social media, dando inizio a uno dei social media trend del 2021.

Oggi, infatti, tutte “le maggiori piattaforme social stanno cercando di cavalcare l’onda dell’audio e dei contenuti live”, dovuto sicuramente alla situazione storica nella quale stiamo vivendo e anche dalla quantità eccessiva di contenuti visivi alla quale siamo sottoposti quotidianamente, da anni.

Altre piattaforme

Facebook

Oltre a Clubhouse, infatti, si è mosso il social network per eccellenza, Facebook. Ad aprile il colosso di Zuckerberg ha pubblicato, sul proprio blog ufficiale, un articolo riguardante l’introduzione di nuove funzionalità audio come Soundbites, Live Audio Rooms e Podcast. I Soundbites saranno “un nuovo formato di post Facebook: non più solo testi, gif, foto e video. Grazie a questa funzionalità gli utenti potranno condividere sulla propria bacheca delle brevi clip audio, perfette per registrare aneddoti, battute, momenti di ispirazione, poesie”. Le Live Audio Rooms, come in Clubhouse, saranno delle stanze audio in diretta, accessibili a tutti, sia su Facebook che su Messenger, dove i fan potranno supportare i propri creator preferiti, con la moneta virtuale della piattaforma. Tutti gli utenti di Facebook, infine, potranno ascoltare i podcast direttamente su questo social.

Twitter

Anche Twitter ha seguito la scia di questo trend, creando il servizio Spaces: una stanza virtuale in cui gli utenti si riuniscono per parlare, ascoltare, oppure intervenire “alzando la mano”, proprio come su Clubhouse. Tra le più recenti novità troviamo le “Ticketed Spaces”, delle stanze audio ad accesso limitato, tramite l’acquisto di un biglietto.

LinkedIn

Stessa cosa vale per LinkedIn: l’idea è quella di creare dei contenuti audio dall’identità professionale degli utenti: il numero dei partecipanti verrà stabilito sia dal profilo social che dall’identità professionale dell’utente di partenza. L’obiettivo è quello di promuovere le connessioni professionali a partire da conversazioni incentrate sul tema del lavoro e della carriera.

Spotify

Anche Spotify, piattaforma audio musicale per eccellenza, sarebbe interessata al formato dei contenuti live. Infatti, di recente, ha acquisito Betty Labs, la società che sviluppa Locker Room, l’app audio che permette ad appassionati ed esperti di sport di commentare in diretta gli eventi del momento. Ma questo è solo l’inizio: Spotify ha già dichiarato di voler ampliare la piattaforma introducendo temi di attualità, politica, cultura e ovviamente musica. Grazie a questa nuova modalità live ci sarà la possibilità di parlare e conoscere i propri fan in tempo reale.

Discord

Durante la pandemia ha acquisito molta popolarità anche la piattaforma Discord, un “servizio di messaggistica istantanea in cui tantissimi ragazzi si riuniscono per comunicare e passare del tempo assieme”. Attraverso questo mezzo è possibile effettuare videochiamate, chiamate vocali, scambiarsi foto, video e file di ogni genere. Il punto forte di Discord sono, però, i server e all’interno della piattaforma se ne possono trovare molti, con migliaia di membri dedicati a diverse attività: club del libro, gruppi di studio, e così via.

Conclusioni

Come abbiamo potuto vedere si sono sviluppate, solo negli ultimi mesi, tantissime nuove forme e modalità di conversazione nelle piattaforme social. Credo, quindi, data la recente esperienza vissuta con il distanziamento forzato, che ci sia la voglia, sempre di più, di tornare ad apprezzare l’importanza di un contatto vocale, più intimo e vero. É proprio per questo che una piattaforma come il podcast, al giorno d’oggi, sta avendo tutto questo successo: la voce ha il potere di creare vicinanza e attaccamento ai contenuti, simili a quelli che proviamo quando parliamo con un amico. Mi aspetto sicuramente, nei prossimi anni, delle ulteriori novità ed evoluzioni per quanto riguarda il mondo del podcast visto che, comunque, è un mezzo di comunicazione ancora molto giovane.

Bibliografia e sitografia

Capogna V., Social Audio: la voce è il nuovo trend dei Social Media, URL: https://www.bee-social.it/social-audio-trend-socialmedia/.

Gli Ascoltabili, La storia – non tanto antica – dei podcast, URL: https://www.gliascoltabili.it/la-storia-non-tanto-antica-dei-podcast/.

Google Trends, Immagine raffigurante l’interesse della parola “podcast” a livello mondiale.

Hammersley B., Online radio is booming thanks to iPod, cheap audiosoftware and weblogs, “The Guardian”, 12 febbraio 2004.

Testa S., L’influenza dei legami deboli e la diffusione delle idee, URL: https://www.culturedigitali.org/linfluenza-dei-legami-deboli-e-la-diffusione-delle-idee/.

Treccani, Definizione di Podcast.

Vois, I dati del podcast in Italia: la ricerca IPSOS 2020, URL: https://vois.fm/blog/i-dati-del-podcast-in-italia-la-ricerca-ipsos-2020/.

Autore

Sono Anna Chiara, ho 25 anni, sono studentessa di Web and Digital Marketing allo IUSVE. Da sempre sono attratta dalle tematiche del digitale e delle sue continue evoluzioni. 

Related Posts