Secondo il Digital Global Overview Report (We are Social), a gennaio 2023 risultano attivi sui social 4,76 miliardi di utenti, pari al 60% della popolazione mondiale.

Tutti utenti che utilizzano almeno una piattaforma in cui interagiscono con gli altri tramite contenuti visivi, sonori e testuali.

Questi ambienti di interazione ad oggi hanno un ruolo fondamentale nella costruzione delle identità degli individui, che si ritrovano quindi a dover gestire i loro profili al meglio per riuscire a relazionarsi e avere visibilità nel mondo online.

Ad ogni individuo più tipologie di identità

Ma come sviluppiamo la nostra identità? Quante identità possediamo e come le mettiamo in mostra?
Ogni individuo possiede una propria identità personale, quella che rappresenta il vero sé e che lo distingue dagli altri individui in quanto caratterizzata da caratteristiche che lo rendono unico, una forma di identità che viene plasmata man mano che vengono fatte le esperienze e si prendono le scelte, ma che viene anche definita dal contesto in cui l’individuo cresce e si forma, quindi anche dalle persone che lo circondano.
Questa identità non viene sempre messa in mostra, scegliamo cosa mostrare di noi alle altre persone in base a chi ci troviamo davanti, valutando quali aspetti di noi far apparire, e questo lo facciamo per poter interagire al meglio con gli altri individui.
Abbiamo quindi un altro tipo di identità, che facciamo vedere quando siamo in pubblico: l’identità sociale, il modo che abbiamo di far apparire noi stessi quando ci relazioniamo con le altre persone, che si distingue da quella personale, ovvero quella che mostriamo nel privato.

Diversi studiosi hanno studiato il concetto di identità, e distinto tra le varie forme che l’individuo può avere, la maggior parte degli studiosi afferma che effettivamente l’identità personale e le varie identità sociali che abbiamo sono diverse, proprio perché diversi sono i contesti in cui ci troviamo ad interagire:

“Esiste una discrepanza tra l’identità virtuale e l’identità effettiva di un individuo”
Goffman 2018, p. 45

Uno dei sociologi che si sono occupati di tale concetto è Erving Goffman, che parla di una molteplicità di self dell’individuo, che variano in base agli scenari sociali in cui interagisce.
Questa moltitudine di self è data anche dalla valutazione delle altre persone, quindi il soggetto si comporta in modo diverso anche in base a quelle che sono le aspettative degli altri, quindi l’individuo è in grado di assumere anche diverse identità sociali.

Anche gli psicologi Henri Tajfel e John C. Turner hanno studiato tale concetto, arrivando allo sviluppo della “Teoria dell’identità sociale”, secondo la quale ogni individuo tende ad aggregarsi ad uno o più gruppi, distinguendo atteggiamenti di favoritismo nei confronti del proprio gruppo di appartenenza (o al gruppo a cui si aspira di appartenere), rispetto ai membri di  un altro gruppo.
Secondo questa teoria, l’identità sociale si forma attraverso tre processi mentali:

  1. Categorizzazione del sé: classifichiamo noi stessi e gli altri in categorie (età, sesso, posizione sociale…), in ognuna di queste categorie prevale una serie di norme e di valori.
  2. Identificazione: quando individuiamo il gruppo o i gruppi in cui ci riconosciamo, facciamo nostre e ci identifichiamo con le norme, credenze e valori presenti in quel gruppo, quindi iniziamo a formare la nostra identità sociale.
  3. Una volta individuati i gruppi di appartenenza, li confrontiamo con i gruppi in cui non ci riconosciamo, questo fa aumentare la nostra autostima perché cerchiamo di vedere il nostro gruppo come migliore dell’outgroup di riferimento.

Si può quindi affermare che anche la nostra identità sociale è influenzata dal contesto in cui cresciamo, dalle persone con cui ci relazioniamo, proprio perché è plasmata anche dall’insieme di aspettative che pensiamo gli altri abbiano di noi, e a come noi vogliamo apparire.
Dal momento in cui, durante il nostro percorso di crescita, incontriamo diverse persone e interagiamo in diversi contesti che possono cambiare negli anni, anche la nostra identità sociale cambia per poter adattarsi.

L’influenza dei social media nella formazione dell’identità online

Al giorno d’oggi interagiamo sia online che offline quotidianamente, quindi ci mettiamo in mostra sia faccia a faccia, sia attraverso un profilo sulle piattaforme, in entrambi i casi valutiamo cosa mostrare di noi e come rivolgerci.
Anche l’online è un contesto che ci circonda, che quindi contribuisce alla formazione della nostra identità, sia personale che sociale, ma che ruolo hanno queste piattaforme in tale processo?

 

Sui social network abbiamo la possibilità di condividere contenuti personali ed emotivi, oppure contenuti provenienti da altre parti del web; in ogni caso veniamo in contatto con molti tipi di contenuti diversi che ci arrivano anche dagli altri utenti, e tutto questo crea l’ambiente del web in cui possiamo condividere ogni aspetto della nostra esistenza, sia online che offline.
Queste condivisioni vengono viste dalla community della piattaforma, che quindi le commenta e interagisce con esse, creando quindi le dinamiche di gruppo dell’ambiente reale: quando un contenuto/ una nostra azione piace verrà apprezzata, e questo ci appaga; quando un contenuto/ un’azione non viene apprezzata verrà ignorata o commentata negativamente, provocando in noi un senso di frustrazione… esattamente come succede nei commenti a voce e nelle reazioni di un gruppo nel mondo reale.
C’è però un aspetto di cui tenere conto nel mondo dei social: un nostro contenuto può essere ripreso, modificato e diffuso dagli altri utenti, il post diffuso può non essere uguale a quello di partenza, e diventerà collettivo.
Questo aspetto sfugge al nostro controllo, e risulta quindi un continuo raffronto tra il nostro profilo originale e il mondo collettivo del social in cui stiamo agendo, stiamo molto attenti a ciò che di noi viene detto / che diciamo nel mondo reale, e stiamo attenti a ciò che di noi viene condiviso / condividiamo nel mondo virtuale.

La potenzialità dei social network nel definire la nostra identità è quindi grande, se pensiamo a come possa influire negativamente su di noi un post diffamante, pensiamo anche a quanto siamo preoccupati di curarci della nostra apparenza sui social.
Le condivisioni e le opinioni degli altri utenti su di noi formano la nostra identità, vogliamo sentirci apprezzati e piaciuti dagli altri per sentirci appagati e più “forti”, più sicuri di avere l’appoggio di una community che ci apprezza, per fare questo tendiamo a pubblicare post che pensiamo possano piacere agli altri utenti.
Al contrario, quando vediamo post disprezzati, capiamo che quel tipo di contenuto non è accettato dalla community, e capiamo che non dovremmo condividerlo se non vogliamo essere esclusi.
La nostra identità online in questo senso viene quindi plasmata dalle comunità social, che attraverso le loro reazioni e interazioni con i nostri post, ci orientano verso ciò che dovremmo o non dovremmo pubblicare, e di conseguenza su come dovremmo apparire per essere accettati.

Con l’espressione “identità online” faccio riferimento ad una identità ottimizzata di noi stessi.
Nei social vogliamo apparire il più possibile e avere una community che ci segua perché piacciamo, quindi tendiamo a pubblicare contenuti che mostrino il meglio di noi stessi.
Per questo motivo curiamo il nostro profilo sulle varie piattaforme, cercando consensi che a volte “danno l’opportunità di definire sé stessi e modulare la propria autostima che si definisce come il rapporto, ossia la distanza tra sé percepito e sé ideale”.[1]
Il profilo è quindi un’immagine di noi stessi che arricchiamo e curiamo in continuazione, l’identità che abbiamo nei media possiamo modificarla e farla vedere a nostro piacimento, mostrando quindi l’ideale di noi che abbiamo in mente.

Anche nella vita reale, come riportato sopra, cerchiamo di apparire come gli altri si aspettano, controllando i nostri atteggiamenti e cambiando identità a seconda della valutazione che facciamo della persona che abbiamo davanti; ma questo è ancora più facile dal computer, dove abbiamo un mondo virtuale in cui possiamo stoppare e riprendere le relazioni con gli altri quando vogliamo.
Un altro aspetto da non sottovalutare è che, quando siamo offline e un utente viene in contatto con il nostro profilo, egli interagisce con delle immagini che ci sostituiscono su tutto, in questo modo, anche se i profili non rispondono autonomamente, gli altri utenti si relazionano con esso che prende quindi il nostro posto e colma la nostra assenza.[2]

Non siamo più quindi nell’era dell’anonimato, in cui i profili hanno nomignoli sostitutivi, ora cerchiamo di apparire in tutto e per tutto, addirittura cercando di emergere rispetto agli altri utenti, come se dovessimo fare del “Personal Branding” in modo da avere quel fattore che ci distingue e ci fa essere più visibili rispetto agli altri profili.

Ogni piattaforma ha un proprio linguaggio, ed essendo partecipi a più piattaforme, ci troviamo a dover quindi gestire più profili e a cercare di apparire in ognuno di esso in modo coerente con il linguaggio che quel social richiede, su Linkedin siamo più formali e professionali rispetto ad Instagram o Facebook, dove invece ci sentiamo più liberi.
È lo stesso concetto del cambiamento di atteggiamento e di identità nella realtà, ci adagiamo rispetto al contesto in cui ci troviamo, e tutte queste identità convivono nello stesso individuo, che deve riuscire a gestirle e renderle tra loro coerenti.
Lo stesso Goffman afferma:

“La società non è una creatura omogenea, ma un insieme di palcoscenici in cui rappresentiamo noi stessi in modo diverso”[3]

Ogni azione compiuta nei social si diffonde nel mondo online e si ripercuote nel mondo offline, quindi un individuo deve prestare attenzione anche al modo in cui appare, per evitare che si crei un passaparola virtuale e reale negativo su di esso.
In questo senso quindi, le identità personale, sociale e digitale interagiscono tra di loro, rendendo i social network degli ambienti legati alla realtà quotidiana, in cui le identità degli individui variano in base a come gestiscono i loro profili.

 

Fonti

 

Autore

Mi chiamo Beatrice Orsati, sono laureata in Sociologia presso l’Università degli Studi di Padova. Attualmente frequento il corso magistrale in Web Marketing e Digital Communication presso l’Istituto Iusve.
Trovo i social un mondo affascinante, dinamico e ricco di opportunità, mi incuriosisce il cambiamento che hanno portato e che ancora porteranno sulle nostre vite, per questo credo sia essenziale comprendere al meglio il loro funzionamento e l’influenza che hanno sul mondo reale.

Related Posts