Sommario
IDENTITA’ NEI SOCIAL
Una delle maggiori problematiche dei giovani rispetto ai social media è la creazione dell’identità online e come viene mostrata al network.
Quando ci si iscrive ad un social si è consapevoli che ciò che viene mostrato deve essere riconosciuto socialmente dagli altri utenti; questo influenza la rappresentazione veritiera del sé, che solitamente risulta essere fortemente legato alla conformazione del social network stesso.
L’utente online
L’utente può trovare nel social uno spazio in cui prendere consapevolezza di sé grazie al riconoscimento sociale e grazie alla possibilità di espressione, anche e soprattutto delle proprie emozioni. In alcuni casi però l’identità online può prendere il sopravvento, causando problemi all’individuo, privandolo di cose come la compagnia di amici e della propria famiglia ed isolandolo in un mondo alternativo in cui interagisce con molte persone ma allo stesso tempo è solo. Quando l’utente commenta, condivide o pubblica un contenuto su un social network ha l’impressione di parlare con altre persone anche se nella realtà si rivolge ad un computer e ad una tastiera. L’impressione di star intrattenendo una conversazione reale è favorita anche dalle dinamiche comunicative tipiche dei social, che permettono una conversazione simultanea e sincrona tra gli interlocutori, assomigliando quindi ad un dialogo reale. Le conversazioni che si compiono in una community social possono portare ad azioni potenzialmente collettive ricostruendo dinamiche simili a quelle che si riscontrerebbero in un gruppo.
Per far parte di una comunità d’insieme ogni membro tiene conto di alcune guide comportamentali, ma allo stesso tempo il modo di agire di un singolo può essere accettato e condiviso dal gruppo anche se oltrepassa quelle regole, evolvendole. Questo processo può creare confusione nel mantenimento della distinzione delle due identità, in continua mutazione e mescolanza, con il rischio (o beneficio) di perdere alcune particolarità individuali per un’omologazione ad una caratteristica collettiva.
Nei social network si ha quindi un continuum tra quello che è il mondo personale, del proprio profilo, e quello collettivo, presente nella rete sociale (It self di Sherry Turkle).
Le problematiche
Il social per alcuni aspetti, agevola la costruzione dell’identità perché permette di far vedere sé stessi nella propria interezza e di apportare modifiche finché l’immagine mostrata non è soddisfacente (bricoleur, LéviStrauss). Non rispecchiando totalmente la realtà, spesso i profili moltiplicano il proprio sé, per essere accettati in diverse realtà sociali: se per esempio si apre un profilo in un social come Tinder (dating social media), informazioni particolarmente personali, come ad esempio la descrizione del proprio carattere, risultano essere fondamentali a differenza di altri social come Facebook o Instagram. Quindi un utente che è iscritto a questi tre social contemporaneamente tenderà a mostrare tre versioni leggermente diverse di sé stesso, spesso apparentemente assai migliori della sua vera identità.
La possibilità di vivere diverse identità ed esperienze crea una grande disseminazione identitaria che necessita di continue modifiche al proprio sé e rischia di creare alcune problematiche anche nella vita reale; quando ci si trova online c’è il rischio di confinarsi in un mondo parallelo ed essere però costretti di volta in volta a tornare nel mondo reale, vivendo così una vita di insoddisfazione che può sfociare in difficoltà relazionali, difficoltà nella gestione delle emozioni, depressione, ansia e dipendenze.
DISMORFIA DA SOCIAL
Quando ci si iscrive in un social, si interagisce tramite il proprio profilo con altri utenti; questi possono essere amici, familiari, conoscenti, personaggi influenti o celebrità. Quando si naviga in un social ci si confronta con “realtà” diverse dalla propria: diversi stili di vita, opportunità ed estetiche con i quali si tende a fare un confronto o si cerca di trarre ispirazione. Sotto questo punto di vista, molti giovani d’oggi si trovano a confrontarsi con ideali di bellezza irrealistici, alterando la percezione e la rappresentazione della loro bellezza individuale.
La divergenza tra ciò che si è e ciò che viene rappresentato nei social come ideale estetico può provocare un disagio che viene denominato “dismorfia da social media”. I giovani, estremamente esposti a questo tipo di ideali, sono i più colpiti da un senso di insoddisfazione di sé inappagabile, visto l’obbiettivo irraggiungibile. Essi si trovano a non saper distinguere un’immagine ritoccata da una reale, convincendosi che le altre persone siano davvero come vengono rappresentate, non considerando le possibili modifiche di natura digitale.
Snapchat dysmorphia
Nel 2018 Tijion Esho ha coniato il termine “Snapchat dysmorphia” per indicare questo tipo di disturbo che consiste nella preoccupazione immotivata e ossessiva di un presunto difetto fisico, presentatasi proprio durante periodo di maggior diffusione dell’applicazione Snapchat. I filtri realizzati in questo social modificano le fisionomie del corpo fino a farle adattare all’ideale di bellezza odierno, creando aspettative irrealistiche e abbassando l’autostima di chi ne fa uso. Prima dell’avvento dei social non era presente un continuo confronto con queste figure ideali: l’adolescente odierno, impegnato nel processo di costruzione identitaria, trova un ruolo fondamentale nella sua percezione del corpo che, tramite i social, può essere falsata.
Nella società odierna si preferisce mascherare le imperfezioni e costruire un’immagine di sé “artificiale”, sottoposta a filtri e ritocchi, solo per guadagnare qualche like in più ed essere più vicini possibile alla perfezione.
- Un articolo che tratta e approfondisce il tema: https://www.huffingtonpost.it/2019/04/15/la-snapchat-dysmorphia-e-essere-disposti-a-tutto-per-un-viso-da-selfie-anche-a-un-intervento-chirurgico_a_23711581/
CYBER BULLISMO
Quando si interagisce online, si tende a pensare che le azioni che si compiono abbiano un impatto limitato sugli altri utenti, spesso non si tiene conto che dietro ai profili social ci sono delle persone reali. Si presenta quindi un effetto di disumanizzazione dell’individuo, ovvero un processo che porta alla progressiva rimozione di quelle che sono le caratteristiche e qualità che caratterizzano l’essere umano, fino ad arrivare a paragonarlo ad una macchina o ad un animale; ciò si dimostra con sentimenti di indifferenza ed ignoranza. La disumanizzazione nei social trova gran parte della sua causa nell’assenza della comunicazione non verbale (espressioni del viso, movimenti del corpo…) che nella realtà permette di comprendere quale effetto le parole hanno sull’altro.
L’associazione di persone ad una sorta di alter ego online e l’effetto di disumanizzazione che ne consegue, rende più semplice offendere e molestare altri utenti fino ad arrivare a veri e propri atti di cyberbullismo. Il cyberbullismo a differenza del bullismo tradizionale vede l’intimidazione e la violenza trasferita all’ambiente online, questo, a causa di pressioni costanti, può scaturire problematiche all’individuo come l’isolamento, autolesionismo e in casi più gravi portare anche al suicidio. Le dinamiche di bullismo online possono avere diverse cause e diverse manifestazioni: messaggi dannosi, intimidazioni, video/foto screditanti, minacce ecc.
RELAZIONI NEI SOCIAL MEDIA
Una volta creata la propria identità in rete, gli utenti, soprattutto quelli di giovane età, iniziano a rapportarsi con altri individui della comunità, instaurando diversi tipi di relazioni. Grazie all’avvento di internet e ancor più a quello dei social media, le distanze tra le persone si sono quasi totalmente annullate: è cambiato il modo di interagire, di fare conoscenze, di creare nuove reti di contatti e di rapportarsi nelle relazioni d’amicizia e d’amore.
Sicuramente è possibile guardare con occhio critico il cambiamento di queste pratiche, basti pensare che oramai si può considerare “amico” una persona che è diventata tale con un semplice click.
Un ulteriore aspetto che con i social network è venuto a mancare riguarda tutti quei tratti, fondamentali in una relazione umana nel mondo offline, che permettono alla persona di comunicare le emozioni e alcune sfumature di esse, come ad esempio il linguaggio non verbale, non sostituibile da emoticon o like. Questa caratteristica rende più facile mentire sul proprio stato emotivo e mostrare un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà vera e propria.
Un nuovo modo di relazionarsi
Se utilizzati nel modo più consono, i social media, sotto l’aspetto relazionale, avrebbero enormi possibilità: la riduzione di distanze, la possibilità di mantenere una certa continuità in relazioni che col tempo potrebbero essersi sfaldate, il riavvicinamento di persone che si sarebbero dimenticate, l’inizio di alcuni legami di amicizia che possono risultare significativi, la facilitazione di relazioni anche offline e l’affronto di alcune difficoltà relazionali e problemi come quelli della solitudine.
Se l’obiettivo iniziale dei social era quello di avvicinare persone lontane tra loro fisicamente, ora questo aspetto sembra essersi ritorto contro gli stessi fruitori, con dei rapporti che risultano anziché maggiormente arricchiti, sempre più spogli, filtrati e freddi.
Un nuovo modo di comunicare
Lo spazio social ha prodotto nuove forme di comunicazione, ha creato nuovi codici linguistici e nuovi modi di essere in relazione. Se quando ci si incontra nella realtà non si sa nulla dell’altro, nei social, quando si instaura un nuovo rapporto, si è già a conoscenza di alcuni aspetti fondamentali della vita altrui: gusti, amicizie, luoghi in cui si è stati, simpatie ecc. Questo permette ad una persona di poter scegliere, in una sorta di “vetrina”, con chi avere a che fare e trovare già persone affini, cosa che nella realtà risulta più complicata. Instagram è un social perfetto per la descrizione di questo fenomeno: un utente vede riassunto nel profilo di una persona la sua vita tramite una serie di foto e può decidere quindi se tentare o meno un approccio.
Una relazione faccia a faccia comporta sicuramente delle difficoltà che una in internet non comporta: la condivisione delle emozioni, dei dubbi e delle preoccupazioni unite all’espressione di informazioni verbali e non verbali. L’internet invece, caratterizzato dall’anonimato e dalla distanza fisica, permette l’espressione di sentimenti in un modo più libero: si può decidere di non condividere nulla oppure molto più di quanto si farebbe nella realtà. Questo fenomeno ha un nome: effetto di disinibizione, ovvero la diminuzione delle inibizioni, ossia di condizionamenti dovuti a tabù sociali e culturali.
Sitografia:
Social Media: Defining, Developing, and Divining, Carr, C. T., & Hayes, R. A. (2015) —https://www.rsph.org.uk/our-work/campaigns/status-of-mind.html
Effetto di disinibizione online psicologiaperilbenessere.blogspot.com
https://www.rsph.org.uk/our-work/campaigns/status-of-mind.html
https://www.rsph.org.uk/about-us/news/instagram-ranked-worst-for-young-people-s-mental-health.htm
Autrice:
Mi chiamo Giorgia Ceccato, ho 24 anni e sono originaria di Vigonovo(VE). Ho frequentato l’Università di Padova e mi sono laureata in Comunicazione nell’estate 2022. Successivamente ho deciso di proseguire i miei studi alla IUSVE (Mestre) con il percorso magistrale di Web Marketing & Digital Communication.
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