Ti è mai capitato di pensare che la politica fosse una “faccenda ormai vecchia”?
In realtà i nuovi strumenti digitali hanno dato la possibilità agli elettori di manifestare la propria partecipazione politica anche in nuove forme, oltre che quella tradizionale. L’uso, infatti, dei social network ha contribuito a creare un rapporto più diretto nel quale i cittadini possono manifestare, anche con un solo click, il loro consenso e appoggio.
In realtà la partecipazione politica può entrare anche in una fase più attiva che vede lo stesso utente scrivere commenti o pareri, condividere i post e avviare discussioni sulle piattaforme mobilitando anche i propri contatti. Questa tendenza di utilizzare gli strumenti digitali e il sintonizzarsi con gli umori dell’opinione pubblica sono stati fattori così rilevanti negli ultimi anni da coniare il termine di e-democracy, democrazia digitale o elettronica.
Sommario
Il web si apre e crea un nuovo elettorato
Il 1993 è l’anno in cui l’accesso alla rete non risulta più essere un’esclusiva della comunità scientifica e di associazioni governative e amministrative. Da quando Internet si apre al pubblico crescono a dismisura il numero di accessi al web da parte degli utenti privati.
Ad oggi, il processo di digitalizzazione ha impregnato tutti gli ambiti, da quelli economici e aziendali a quelli privati, modificando così molti aspetti caratteristici della nostra società.
Già dai primi albori il web, le persone sono mosse da un forte senso di comunità ed iniziano a raggrupparsi attorno a delle comunità virtuali. Internet si mostra quindi essere capace di dare il via a discussioni pubbliche (un aspetto che verrà poi ripreso anche con i social network). L’individuo, inserito in questo mondo digitale illimitato, si ritrova di fronte la possibilità di accedere ad un livello di interazione ancora più ampliata.
Il fenomeno della digitalizzazione ha avuto una portata così ampia da coinvolgere anche l’intero sistema politico. Infatti, il coinvolgimento nelle comunità virtuali delle persone, ha portato a stimolare la demos anche in qualità di cittadini vogliosi di dire la propria sulle questioni di interesse pubblico. Negli ultimi anni risulta ovvia l’importante tappa raggiunta nella storia della democrazia, una tappa che porta dietro di sé: rivoluzione, innovazione e responsabilità.
Sempre più spesso si sente parlare di democrazia virtuale, o elettronica, all’interno della quale i processi democratici si slegano dai limiti spazio-temporali del mondo fisico tradizionale. In questo senso sono fondamentali il ruolo dell’Internet e le forme di partecipazione elettroniche che hanno contribuito a un progressivo deteriorarsi dei principali attori democratici con il risultato di una democrazia contemporanea sempre meno reale, ma più virtuale. L’effetto più noto e dibattuto a livello pubblico è legato alla potenzialità della partecipazione politica sia in termini di inclusione, che di decisione.
Il modello di partecipazione politica, l’e-participation, che viene sostenuto dalla democrazia elettronica è quello di un modello allargato, il quale grazie alla rete, permette l’accesso al mondo politico a molte più persone. La partecipazione elettronica, infatti, punta al superamento dei confini territoriali.
Sono diversi i Paesi europei che hanno avviato varie iniziative in questo senso, come per esempio la Scozia, che nel 2004 è stato il primo paese a lanciare un’esperienza pilota di e-petition portando fin da subito a rilevare un concreto impatto sulla partecipazione dei cittadini sul policy-making. In rete c’è la possibilità chiara ormai di poter sottoporre petizioni, singole iniziative organizzate anche in maniera autonoma da parlamentari sui propri siti.
Il fenomeno richiama l’attenzione anche delle città in cui si realizzano esperimenti promettenti, sfruttando la scala relativamente ridotta della comunità da coinvolgere e la relativa semplicità delle issue su cui attivare l’e-participation. In altri casi invece si tratta anche di esperimenti molto complessi, che coinvolgono gruppi di città in un policy network multilivello o gruppi di cittadini in occasione di eventi di particolare rilievo, come per esempio le elezioni presidenziali americane.
Gli elementi essenziali di un buon coinvolgimento
Gli elementi individuati alla base del cambiamento politico degli ultimi trent’anni sono stati:
- l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione,
- la personalizzazione dei leader politici
- innovativi stili comunicativi
Tutti questi punti attraverso l’utilizzo della rete sono stati in grado di sintonizzarsi con il sentire comune degli elettori. Il web gioca un ruolo importante perché consente di superare le tradizionali preclusioni tipiche della stampa e permette ai partiti di spostare in maniera fluida l’elettorato. Attraverso i blog, i forum, i meet-up, i cittadini possono essere direttamente interpellati per pareri riguardanti proposte di legge o la scelta di candidati.
L’ampia applicazione delle politiche digitali offre mezzi per la velocizzazione e la riduzione dei costi dell’amministrazione, e l’argomentazione dell’efficienza si salda a quello dell’accountability, ridisegnando l’intero circuito burocratico sulla base dei nuovi parametri resi possibili dalla rapidità di una pubblica amministrazione capace di viaggiare alla velocità della luce. Le politiche del governo elettronico possono puntare al coinvolgimento degli utenti, intesi come attori coinvolti nelle dinamiche partecipative. Nonostante i primi allarmi sul potenziale antidemocratico dell’e-government, con l’arrivo di Facebook e Twitter si sono spezzate le barriere territoriali e una democrazia senza confini ha cominciato a materializzarsi. I social hanno reso la politica contemporanea terreno fertile per una democrazia virtuale e i cambiamenti sono già noti nelle campagne elettorali, nei partiti, nei leader e nel linguaggio con cui comunicano.
Le piattaforme rivitalizzano la politica
È chiaro che, in seguito al grande cambiamento culturale nella società, tutta la sfera politica si è adattata. Il processo di digitalizzazione oltre a modificare la società ha costretto i partiti a modificare la propria comunicazione per rimanere al passo con i tempi e, nella visione più radicale, la propria forma e struttura. È importante tener conto che i partiti politici riflettono la collettività che si trovano a rappresentare, perciò, è errato pensarli come organismi isolati dai cambiamenti sociali. Sono un sistema in grado di persistere al cambiamento adattandosi alle diverse fratture sociali determinate dai diversi eventi storici. Per questo motivo si può affermare che la manifestazione dei partiti digitali corrisponde a una nuova era dello spazio politico, in un tempo segnato da crisi e innovazione.
Gli eventi storici tipici del secolo scorso e la sfida della globalizzazione per lo stato nazione hanno fatto sì, di accentuare la tendenza alla sfiducia del ruolo dei partiti politici. Tuttavia, nonostante questo sentimento comune, i partiti digitali sono stati in grado di conquistare un’importante fetta dell’elettorato, raggiungendo in alcuni casi il governo e ottenendo un grande numero di iscritti. Sono riusciti, dunque, a rivitalizzare questa forma partitica, sconvolgendo così la sociologia e la politologia contemporanea. Prima della loro manifestazione, infatti, era un parere ampiamente condiviso, che i partiti politici sarebbero con il tempo tramontati, visto soprattutto il livello di sfiducia e l’apatia dell’elettorato nei confronti della politica. L’emersione invece dei partiti piattaforma, è un fenomeno interessante per le scienze politiche, in grado di contraddire le aspettative di molti studiosi.
Sebbene ancora oggi la parola “partito” evoca in molte persone un’accezione negativa, con la crisi economica del 2008 vede un ritorno di questi. In seguito alle conseguenze di questa situazione drammatica in molti cittadini è rinata l’esigenza delle organizzazioni politiche strutturate in grado di lottare per la conquista del potere in maniera differente dai movimenti di protesta. È una presa di coscienza che si ha nei confronti dei limiti dei movimenti sociali e dalla necessità di organizzazione più strutturate capaci di agire con azioni di lungo periodo. Proprio perché molto flessibile, il partito politico è in grado di adattarsi alla forma di comunicazione di una determinata epoca storica.
Se durante l’epoca industriale ci si ispirava alla fabbrica fordista, nell’era dei social media e delle app si adotta il modo di comunicare delle piattaforme introdotte dai colossi digitali. Utilizzando Facebook, Twitter e Instagram queste nuove formazioni sono riuscite ad avere grande visibilità, superando il vantaggio che i partiti tradizionali avevano su altri mezzi di comunicazione più classici. L’utilizzo della tecnologia digitale va ad influire su diversi aspetti del partito, che lo rende più autonomo dalle burocrazie promettendo una democrazia senza intermediari tra rappresentanti e rappresentati.
I partiti piattaforma attraggono il target tipico dei social
Tenendo conto, inoltre, dei partiti politici come riflesso della società, possiamo tranquillamente affermare che quelli digitali attraggono persone altamente connesse, che considerano la risorsa tecnologica un ottimo strumento per apportare dei miglioramenti sostanziali sia nella vita privata che all’interno della società.
Un altro elemento che avvicina il popolo del Web a questa forma partitica è che per fare appello alla massa utilizza un linguaggio populista, concetti semplici e onnicomprensivi. Il risultato più evidente e caratterizzante che ne discende è quello di non fare leva su una categoria specifica di classe, riflettendo così in parte la peculiarità “pigliatutto”.
All’interno dei sostenitori di questi partiti non troviamo una precisa classe sociale, ma gruppi con caratteristiche molto differenti tra loro, che tuttavia riescono a trovare nelle proposte di questi partiti degli elementi in comune. È importante però sottolineare che si tratta di “un’inclusione” più apparente che di fatto. Gli elettori dei partiti digitali sono principalmente giovani, istruiti, economicamente insicuri e appartenenti alle aree urbane. In sostanza i millennials rappresentano la nuova base elettorale che, stanca delle istituzioni e dei partiti tradizionali, vede in questa nuova forma partitica un canale per poter rivendicare la propria posizione all’interno della società. I soggetti appartenenti a questa categoria vengono nominati outsider connessi e sono cittadini che a causa della loro età, situazione professionale e precarietà economica, nutrono sospetto e sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei partiti tradizionali. Proprio per questa loro condizione risultano essere una grande fetta di elettori a sostegno dei partiti digitali che si presentano come coloro che vogliono rendere la democrazia più orizzontale, rispetto quella attuale.
È possibile vedere che nelle elezioni del 2018 il Movimento 5 Stelle è stato votato principalmente da persone di età compresa tra i 18 e 34 anni, mentre gli over 60 si sono indirizzati maggiormente verso Forza Italia o Partito Democratico. È significativa quindi la correlazione tra voto, livello di istruzione e accessibilità ad una connessione a Internet.
Conclusione
Va riconosciuto il fatto che questa evoluzione nella forma di governo può presentare diverse difficoltà applicative di varia natura, ma sviluppate le giuste misure correttive, è possibile avviare degli istituti democratici ancora più rappresentativi e capaci di captare gli interessi e bisogni dei propri cittadini. Le premesse sono inoltre quelle di essere un’ottima soluzione per ridurre il sentimento di apatia dell’elettorato nei confronti dei giochi politici nei propri paesi.
L’utilizzo delle piattaforme informatiche è un modo in cui potenzialmente tutti i cittadini possono essere coinvolti nel processo decisionale rendendoli così responsabilizzati dal momento che verrebbero chiamati a partecipare attivamente alle scelte politiche di cui sarebbero poi i destinatari e per questo sarebbero tenuti ad informarsi sui temi presenti nell’agenda istituzionale.
Biografia
Mi chiamo Alessia Tommasi, vivo a Verona e frequento il primo anno di magistrale all’istituto IUSVE. Questo percorso nell’ambito della comunicazione e nel marketing è stato una novità per molti, vista la mia precedente laurea in Scienze Politiche, ma non per me. Mi reputo una ragazza intraprendente, con la passione per la creatività e tutto ciò che può offrirmi stimoli nuovi per crescere. Con questi presupposti, unire due ambiti di studio, all’apparenza diversi, non poteva che sembrarmi una buona idea.
Sitografia
Pasquettaz G., Come è cambiata la dieta mediatica degli italiani, 4 giugno 2020, YouTrend
Bibliografia
Istat (2019) La partecipazione politica in Italia
Gerbaudo P. (2020) I partiti digitali. L’organizzazione della politica nell’era delle piattaforme Bologna: il Mulino
Mazzoleni G. Bracciale R. (2020) La politica pop online. I meme e le nuove sfide della comunicazione politica Bologna: il Mulino