L’ Assemblage theory di Manuel DeLanda è una teoria della società (estendibile però all’intero reale) che non si limita a descrivere le componenti umane del sistema – società, a classificare gli individui, i gruppi di persone e le relazioni tra queste ma suggerisce che tutte le componenti sociali – umane e materiali, e quindi la totalità degli enti – possano esser pensati come Assemblage, “assemblee” o meglio “assemblaggi”, raduni temporali di elementi eterogenei, mai riducibili ad un tutto.
La mia impressione è che Assemblage theory sia il miglior candidato e rappresenti una buona ontologia per tutte gli studi contemporanei che si occupano di Social Network Theory (SNT), o che tentino di descrivere la società a partire dalle relazioni delle sue parti, prediligendo gli aspetti della comunicazione e della diffusione di informazioni senza limitarsi a pensare l’esistenza dei soli oggetti tradizionali, le cose, gli enti.
Sommario
Realismo e virtualità materiale
In un colpo solo DeLanda sviluppa il realismo di Deleuze promuovendo una teoria del virtuale materiale, aggiorna la nozione di Assemblage alla luce della propria dottrina dell’ emergenza, critica la nozione di essenza e causa lineare sottolinenando l’essenziale temporalità di ogni fenomeno, la genesi storica come egli stesso la definisce (Harman, G. 2008).
Oggetti e fenomeni non hanno tra loro un rapporto causale, come necessariamente ritiene ogni indagine scientifica, ma ciascuno di questi è di per sé un fattore che “catalizza” interazioni e movimenti più che produrli secondo il meccanicismo tipico del binomio causa – effetto.
A differenza della maggior parte degli autori contemporanei di indirizzo continentale, DeLanda definisce esplicitamente se stesso un realista.
Essere un filosofo realista ha per lui due significati. Il primo, quello comune alla tradizione, dice che la realtà è autonoma dal sapere e dalla conoscenza così come dall’intervento umano. Insomma, esiste un mondo fuori dalla mia mente. Il secondo, quello più intimamente legato al filosofo messicano, dice che la realtà non è mai completamente realizzata, o attualizzata.
Attualità del reale
Actualization è il processo che individua un determinato strato, livello di reale. E’ la sostanza che ha raggiunto una forma compiuta e sinonimo – nel lessico di Deleuze – delle parole territorializzazione e codificazione.
To be actualized… means to extend over a series of ordinary points; to be selected according to a rule of convergence, to be incarnated in a body, to become the state of a body, and to be renewed locally for the sake of limited new actualization and extensions
La realtà è, nei termini di Deleuze, virtuale. DeLanda sa bene anche la sua interpretazione del lavoro di Deleuze è – come sempre è in filosofia – in realtà una re-interpretazione o meglio, una libera, autonoma e ragionata ma pur sempre nuova lettura. Ecco perché nonostante conservi molti dei termini cari al filosofo francese invita a pensare ad una ‘neo-assemblage theory’ o assemblage theory 2.0’.
In polemica con il post-modernismo da lui considerato in gran parte non-realista, una buona teoria realista deve esser capace di spiegare la relazione tra la realtà esterna e la mente. Se entrambe esistono, come spieghiamo il loro meccanismo di relazione dal momento che è chiaro che realtà esterna e milieu sono in noi costantemente in comunicazione?
Secondo DeLanda, l’uomo entra in relazione con la realtà sempre indirettamente, in modo distorto. La conoscenza è da sempre semplificazione, infedele traduzione, nel testo infatti ricorrono più volte le parole translation e transformation.
Per De Landa nonostante la realtà sociale sia chiaramente dipendente in qualche modo dalle nostre menti, va ammesso che la società in quanto tale è un oggetto reale e materiale distinto dall’idea che l’uomo ha nella propria mente di “società”. Ma questo non basta a comprendere l’importanza del libro di DeLanda (2006).
Secondo l’autore, la realtà non solo non può venir ridotta in concetto dalla mente dell’uomo, ma la realtà non si offre ad alcune riduzione. La realtà non è mai attualizzata interamente. L’attualità di un ente è governata da una realtà virtuale materiale che non è possibile attualizzare.
Attractors – Haecceities
Alle idee attuali, determinate e universali, come si è visto DeLanda oppone i nuovi tipi ontologici chiamati haecceities quando considerati dal punto di vista del reale attuale, e attractors quando invece investigati a partire dalle propria essenziale virtualità.
Gli attractors sono singolarità reali non attuali (enti non dotati di estensione né qualità come invece sono gli individui attuali, sostanza e forma) la cui traiettoria è relativamente stabile però pur sempre aperta alle possibili ri-configurazioni del sistema a differenza della traiettoria di un oggetto chiuso, di un individuo.
Virtualità del reale e biforcazioni
Perturbazioni intense del sistema nella distribuzione degli attractors possono renderli “biforcuti” ovvero farli cambiare direzione realizzando, o meglio attualizzando un differential relation con il virtuale reale.
Gli attractors popolano ciò che Deleuze era solito chiamare il virtuale reale, come scrive in Differenza e Ripetizione :
The virtual is not opposed to the real but to the actual. The virtual is fully real in so far as it is virtual (…). Indeed, the virtual must be defined as strictly a part of the real object – as though the object had one part of itself in the virtual into which it plunged as though into a objective dimension (…).
The reality of the virtual consists of the differential elements and relation along with the singular points which correspond to them. The reality of the virtual is structure. We must avoid giving the elements and relations that form a structure an actuality which they do not have, and withdrawing from them a reality which they have.
Deleuze, G. 1994
In altre parole, niente – nessun ente – è pianamente realizzato, o nella terminologia qui usata, attualizzato.
Multiplicities
L’ Assemblage – che eredita la nozione precedente di molteplicità, multiplicities (DeLanda, 2002) – non solo rifiuta le gabbie in cui la conoscenza umana vorrebbe di volta in volta ridurre l’oggetto indagato ma eccede essenzialmente ogni tentativo di rendere il reale interamente attuale.
Un termine utilizzato per la prima volta nel 1966 da Deleuze nel saggio dedicato alla figura di Bergson per indicare un concetto filosofico non riducibile alla propria definizione, un evento ideale, un oggetto parziale.
De Landa vs Latour
Da questo punto di vista DeLanda può esser considerato agli antipodi della posizione di Latour e ANT poiché tutto ciò che per questi ultimi è un ente e quindi nulla di più di “modifies, transforms, perturbs” sarebbero invece considerati da DeLanda attualità.
Se Latour è il filosofo della massima relazione, gli assemblaggi e le molteplicità di DeLanda sono non-relazionali in quanto non-attuali. La distinzione fondamentale qui non è più tra realtà e conoscenza che l’uomo da di essa ma tra realtà e attualità.
Come scrive Harman:
DeLanda’s attractors are deeper than their actualization even if no humans are around to witness them. The usual distinction between reality and knowledge of reality is replaced by a more interesting gap between reality and any form of actuality. DeLanda deserves much credit for taking this step.
Harman, G. 2008
Ontologia realista 2.0
Si commetterebbe un errore però nel legge l’opposizione realtà – attualità, e quindi quella tra trajectories e attractors come una nuova ontologia dualistica che non fa che riproporre una tradizionale frattura alla Descartes, ovvero quella in cui due mondi distinti compongono l’intero universo, in termini analitici una two-worlds theory.
Il testo del 2006, ispirato dal Critical realism di Roy Bhaskar, a differenza del precedente del 2002, chiarisce infatti come l’ontologia di DeLanda più che opporre virtuale e attuale come distinti modi della realtà costruisca un universo a multi-livelli in cui diverse e, come vedremo sempre nuove e emergenti, realtà di scale di assemblaggi coesistono.
Il catalogo ontologico diventa una rete senza fine di relazioni tra forme.
Flat ontology
L’ontologia realista qui proposta non solo pensa che il reale sia più profondo e maggiore di ciò che è ora ben definito, l’ente attuale ma anche che il reale sia continuamente emergente. Ciò che è reale nel mondo fenomenico, l’essere acqua ad esempio, è tanto reale quanto ciò che esiste nel mondo delle particelle, le molecole di H e O. Allo stesso modo la società è un ente degno di indagine ontologica al pari dei singoli individui che la compongono.
Più in generale, DeLanda e Bhaskar sono convinti che in linea di principio sia impossibile raggiungere tanto la conoscenza dei minimi elementi che costituiscono la realtà quanto quella delle sue massime componenti.
E’ quindi possibile dato un oggetto x ridurlo infinitamente alle sue componenti minime oppure analizzarlo come componente di un più elevato sistema.
Ogni ente è emergente in quanto concorre alla creazione di un nuovo strato, livello, territorio di reale simile e distinto dai livelli che lo seguono o procedono. Simile perché tutti i livelli hanno il medesimo peso ontologico, esistono tutti allo stesso modo, e distinto perché essi non giacciono tutti nelle medesima realtà.
Verso la fondazione di un’ontologia della rete sociale (social network)
A ben vedere l’idea di universo presente in DeLanda coincide con i tentativi, già visti nel testo, di definire una rete sociale.
Come sintetizza Harman, una buona definizione di social network può essere:
(…) a vision of the world as a chain of ascending and descending compounds, each of them autonomous from the pieces that create them and equally independent of the wider contexts in which they are enmeshed.
Si è già visto come l’Assemblage sia un oggetto ontologico a metà strada tra un intero e un aggregato che non è mai interamente realizzato, compiuto, attualizzato.
Ogni cosa reale dischiude un mondo virtuale, il suo non essere attuale; questa virtualità appartiene però solo alla cosa stessa e non giace insieme alle altre in alcune dimensione metafisica, in alcun continuum spaziale.
Assemblaggi come universali reali
A differenza del testo del 2002 e dell’interpretazione del lavoro di Deleuze, la nuova ontologia non pensa esista un continuum virtuale formato da distinte multiplicities, uno spazio intensivo o emergente altrove chiamato: plane of immanence, plane of consistency, body without organs, machine phylum.
Deleuze usa questo termine in modo ambivalente indicando:
- una tecnicità tipica della termodinamica, ovvero le proprietà intensive di pressione, temperatura e densità. Secondo la legge per cui una differenza di queste quantità implica una differenza morfo-genetica, ergo qualcosa di distinto dal precedente;
- un gruppo di differenti componenti, un assemblaggio eterogeneo in cui la diversità delle parti non è completamente eliminata da un processo di omogeneizzazione.
L’ultimo DeLanda (2006) non ripropone un universo dualistico – e quindi metafisico nel suo significato peggiorativo – un mondo “attuale” di cose, oggetti ed enti pienamente attualizzati ed un secondo e più profondo (più vero nel senso platonico) mondo “virtuale” di attractors mai pienamente compiuti disposti però su di un continuum spaziale e storico. La dualità è risolta dalla moltiplicazione dei livelli di realtà che compongono l’universo del filosofo messicano.
Egli è iper-materialista e contemporaneamente realista. Ma dire che ogni entità reale non è mai pienamente attualizzata significa non solo negare ogni possibilità di comprendere la realtà a partire dal nostro bagaglio-gabbia di parole, concetti e definizioni ma anche – come abbiamo già detto – affermare che il reale in quanto tale sfugge ad ogni piena attualizzazione di se stesso.
Che significa questo? Che ogni reale è un assemblaggio che continuamente emerge da se stesso.
Emergenza
Affinché vi sia emergenza, l’assemblaggio infatti non può venir considerato un mero aggregato di elementi ma un oggetto autonomo, irriducibile alla somma delle sue componenti. Come nota Harman (2008), l’assemblaggio ha effetti retroattivi rispetto alle parti che lo compongono, è caratterizzato da una ridondante causazione (redundant causation) ovvero può esser generato da diverse cause, ha potere causale e infine possiede l’abilità di generare nuovi parti.
Un’ontologia realista di questo tipo è flat non perché assuma l’esistenza di un livello privilegiato di realtà tra altre, ma al contrario perché non prevede nulla di più delle entità reali individuali (chiamate come abbiamo visto individual singularities o haecceities) come più volte dimostrato nel resto degli articoli di questo sito.
L’Assemblage sembra quindi il miglior candidato ontologico per chiarire la natura di reti sociali e altre forme di organizzazione basate sulla relazione tra parti:
(…) while some parts must pre-exist the whole, others may be generated by the maintenance processes of an already existing whole: while cities are composed of populations of interpersonal networks and organizations, it is simply no the case that these populations had to be there prior to the emergence of a city. In fact, most networks and organizations come into being as parts of already existing cities
DeLanda, 2006
In DeLanda una multiplicity indica un universale concreto, un evento o un processo più che un essenza:
A multiplicity is a nested set of vector fields related to each other by simmetric-breacking bifurcations, together with the distributions of attractors which define each of it embedded levels
DeLanda, 2002