L’arrivo dei supporti digitali ha provocato cambiamenti nelle modalità di lettura da parte degli utenti e ha avuto delle ripercussioni negative sulla loro capacità di concentrarsi. A questo riguardo andremo a prendere in considerazione le teorie esposte dal teorico olandese Geert Lovink e le andremo a mettere in relazione con la nuova pratica di lettura e di decodificazione testuale nata negli ultimi tempi come adattamento all’introduzione dei supporti digitali.

La diminuzione di lettori di libri cartacei non è solo una conseguenza del fatto che le persone con l’arrivo del digitale hanno trovato altri passatempi che sostituiscono la lettura di libri. Uno dei motivi rilevanti per cui le persone non dedicano più tempo alla le ttura di libri cartacei è una sempre minor predisposizione a dedicare del tempo alla lettura di articoli o libri estesi.

Portando un esempio concreto della questione andiamo ad approfondire il tema del consumo di testi informativi da parte dei lettori digitali, che è sempre più frammentario. Se ne trova conferma negli stessi dati Audiweb: i tempi di permanenza nelle homepage dei siti di informazione sono dalle tre alle quattro volte superiori rispetto a quelli nelle pagine interne, il che, con buona probabilità, è dovuto all’abitudine degli utenti di leggere i titoli senza aprire gli articoli corrispondenti o comunque leggendone una parte esigua.

A spizzichi e bocconi: non lettura, ma skimming.

La nuova pratica di lettura appena descritta ha un nome e un indirizzo: si chiama skimming e si sta ricavando uno spazio sempre più rilevante nel circuito neurale deputato alla ricezione dei testi, al punto che c’è chi sostiene stia diventando in assoluto il modo di leggere più comune, non solo sui formati digitali.

Si tratta di una strategia di decodificazione che porta a saltare da una riga all’altra a caccia di parole chiave e ancore testuali che permettano di cogliere il senso generale dello scritto, con gli occhi che disegnano tracciati a forma di F o di Z sulla pagina. La tendenza è confermata da diversi studi condotti nell’ultimo decennio con l’ausilio di dispositivi di tracciamento oculare: gli utenti dedicano fino all’80% del tempo di visualizzazione alla parte sinistra della pagina, con particolare attenzione a ciò che è collocato al di sopra dell’orizzonte di scorrimento. Un’abitudine mutuata dalla tendenza dei sistemi di scrittura occidentali a procedere nella lettura partendo in alto e a sinistra.

Il formato di scrittura digitale è un contesto ambientale del tutto nuovo che porta con sé una maggiore fatica causata dalla lettura su schermo. Lo skimming altro non sarebbe che un adattamento a condizioni di lettura differenti, con una ricchezza di stimoli informativi priva di precedenti nella storia dell’umanità.

La tecnica di skimming, o “scrematura” dei testi, è nata nel campo degli studi sulla lettura e della psicologia cognitiva nel corso del XX secolo. Non è possibile individuare una data precisa del suo sviluppo in quanto è stato un processo graduale, ma la sua popolarità è cresciuta nel corso degli anni grazie agli studi sugli stili di lettura e alle tecniche di studio efficienti. Negli ultimi decenni, con l’espansione delle informazioni disponibili e la rapidità dei mezzi di comunicazione, la tecnica di skimming è diventata sempre più importante per filtrare e ottenere informazioni velocemente dai testi.

Non esiste un’origine specifica o un luogo preciso in cui sia stato coniato questo termine, né un autore

di riferimento che ha coniato questo termine, ma è stato adottato ampiamente nel campo dell’istruzione e della comunicazione.

Su questo stato di cose si innestano le recenti riflessioni della neuroscienziata Maryanne Wolf, che nel 2018 ha firmato per il Guardian un articolo intitolato “Skim reading is the new normal. The effect on society is profound”.

Nel suo articolo la linguista Naomi Baron, nel suo recente “Come leggere. Carta, schermo o audio?” (Cortina 2022), definisce la lettura su carta un procedimento verticale, adatto a esercitare maggiore prensione sui testi, e ritiene la lettura digitale più indicata per gestire grandi quantità di informazioni in modalità multitasking, anche a scopo di confronto.

Inoltre, la ricerca che ha affrontato le differenze nell’apprendimento scolastico tra supporti cartacei e digitali (tra tutti, gli studi di Mangen e van der Weel e di Ben-Yehudah ed Eshet-Alkalai) ha evidenziato maggiori difficoltà nella comprensione dei secondi.

Se si parla di qualità della lettura, i vantaggi della carta sembrerebbero innegabili. È in questo senso che la sua decadenza a favore dei medium virtuali è una cattiva notizia per tutti, e in special modo per il mondo dell’informazione.

Non solo fake news, ma falsi lettori.

SenzaFiltro è stata la prima testata a parlare di falsi lettori, non solo di fake news. Non è una dichiarazione a effetto, è un problema concreto. Il biennio appena trascorso ha mostrato il bisogno che abbiamo di un’informazione lenta e di qualità. È la prima volta nella storia dell’evoluzione umana che a una transizione nel supporto di scrittura consegue un cambiamento simile nelle abitudini e nelle possibilità di lettura. In attesa che sviluppiamo il cervello “bi-letterato” in cui sperano le neuroscienze, c’è un’altra soluzione: adesso che abbiamo imparato a scrivere per il web, dobbiamo reimparare a leggere come facevamo prima che esistesse. Bastano pochi minuti ogni giorno. Di questi tempi sono già qualcosa di rivoluzionario.

Geert Lovink: il declino della concentrazione

Lo skimming si lega strettamente alle teorie esposte da Geert Lovink sulla condizione odierna del web e dell’utente digitale.

Egli sostiene che l’era dell’innocenza del web, in cui veniva promessa una maggiore libertà e complessità degli utenti, è ormai conclusa. Al contrario, il computer è ritornato ad essere uno strumento tecnico controllato da un apparato militare che mira a sorvegliare e controllare gli utenti stessi.

In questa prospettiva, il web 2.0 ha rappresentato un punto di svolta. L’introduzione di piattafo

olo, Wolf cita la progressiva perdita della capacità di affrontare testi complessi e della modalità di “lettura profonda”, che finora siamo stati in grado di sviluppare solo tramite la lettura su carta; uno degli strumenti basilari per l’esercizio di astrazione e pensiero critico, cruciali per comprendere l’articolazione della vita comunitaria, oltre che per darvi un apporto positivo.

rme pronte all’uso ha ridotto la complessità dell’esperienza online, fornendo servizi gratuiti ed intuitivi a discapito dell’utilizzo e dello sfruttamento dei dati degli utenti. Lovink sostiene che l’estrazione del valore dai dati rappresenta un apparato di controllo e sfruttamento che funge da governo e prassi politica.

Ma come si lega tutto ciò allo skimming? Secondo Lovink, viviamo in un’epoca in cui la concentrazione è in declino, costantemente distratti da un sovraccarico di informazioni. La distribuzione e l’organizzazione duratura dell’attenzione ci impediscono di affrontare le complessità e ci abituano ad accettare le regole senza porci domande.

In altre parole, lo skimming diventa una strategia necessaria per navigare in questo mare di informazioni in modo rapido ed efficiente. La lettura veloce e superficiale di un testo ci permette di estrarne le informazioni essenziali, senza approfondire ogni singolo dettaglio.

Tuttavia, questa pratica ha conseguenze significative. Lovink sostiene che viviamo in una società in cui siamo ridotti a meri utilizzatori di ciò che è già stato creato da altri, una raccolta di legami deboli. La nostra presenza nel mondo si sviluppa soprattutto attraverso i medium digitali.

La costante sollecitazione dei dispositivi digitali ci allontana dall’intimità delle relazioni umane, trasformando il nostro rapporto con la realtà stessa. Invece di confrontarci con l’altro, il dispositivo tecnico ci dice sempre di sì, creando una visione distorta della realtà.

Tornando allo skimming, diventa chiaro come questa pratica possa riflettere e amplificare gli effetti del controllo e della frammentazione descritti da Lovink. Attraverso lo skimming, ci adattiamo ai tempi frenetici e alle sollecitazioni continue, cercando di afferrare solo le informazioni principali, senza dedicare tempo all’approfondimento e alla comprensione completa di un argomento.

Questa tendenza può portare ad una conoscenza superficiale e una mancanza di riflessione critica, permettendo al controllo e allo sfruttamento di prosperare. Inoltre, lo skimming può anche rafforzare la nostra dipendenza dai dispositivi digitali, che ci forniscono informazioni a portata di mano senza richiedere sforzo o ricerca attiva.

In conclusione, lo skimming può essere considerato come una risposta ad un ambiente digitale sempre più controllato e frammentato. Tuttavia, è importante considerare le conseguenze di questa pratica e ribellarsi contro il declino della concentrazione e del pensiero critico. Solo così potremo riacquistare una maggiore complessità e libertà nell’utilizzo del web, superando le limitazioni imposte dal controllo e dallo sfruttamento dei dati.

Bibliografia – Sitografia

L’abisso del social media, Geert Lovink, Milano, 2016

Skimming, Unicusano

Autore

Sono Anna Zaramella, una studentessa lavoratrice di 23 anni che vive a Maerne, un piccolo paese situato all’interno della provincia di Venezia. Dopo essermi diplomata al Liceo linguistico Majorana – Corner di Mirano (VE) ho deciso di intraprendere il corso di studi di Comunicazione all’Università di Padova, dove mi sono laureata a Dicembre 2022. Attualmente sto frequentando il corso di laurea Magistrale di Web Marketing & Digital Communication all’Istituto Universitario Salesiano di Venezia che punto di portare a termine entro Ottobre 2024, per poter poi dare inizio alla mia carriera lavorativa all’interno dell’ambito del marketing e della digital communication.