Sommario
Il concetto di rete sociale
Quando si parla di reti, si fa riferimento a quella prerogativa umana che le caratterizza da secoli, legata alla volontà di unirsi in gruppi sociali favorendo delle relazioni. Il sociologo olandese Jan Van Dijk sosteneva che gli esseri umani hanno creato le reti sociali almeno da quando è stata inventata la parola. Ciò implica che uomo, linguaggio e rete sono stati creati simultaneamente.
Ma cosa sono esattamente le reti? Sono una collezione di legami tra elementi di una stessa unità.
Gli esseri umani hanno sempre operato all’interno di reti, soprattutto quelle sociali.
Per capire come oggi si sta evolvendo, però, è necessario fare un’analisi dei luoghi in cui solitamente passiamo gran parte del nostro tempo collegati con altre persone: i social media.
All’interno degli stessi si sviluppano rapporti, modalità di approccio nella rete e comportamenti caratterizzanti che possono fornire indicazioni interessanti circa vantaggi e problematiche del suo utilizzo, che talvolta può sfociare anche in abuso.
Le echo chambers come problematica collettiva
Tra le questioni più dibattute su come gli utenti si relazionano online, si può ritrovare il tema delle echo chambers, un contesto a cui ci si trova esposti quando si è immersi all’interno di una rete sociale, inclusi i social network.
Questo fenomeno del continuo eco consiste nel venire a contatto nel proprio feed o cerchia di frequentazioni solo con idee e opinioni simili alle proprie, limitando le interazioni a mere riconferme di ciò per cui si è già convinti, senza alimentare dei dibattiti costruttivi e quella funzione di mettersi in discussione che fa crescere la propria consapevolezza del mondo e permette inoltre di non cadere nella trappola delle fake news, specialmente quelle che vanno a rafforzare le opinioni personali.
Come ulteriore conferma della situazione in essere, si può fare riferimento alla settima legge della Network Society, la quale stabilisce come i nuovi media intensifichino le tendenze già presenti e rinforzino le relazioni sociali esistenti nella società.
Quante volte è capitato di scrollare il feed di TikTok e ritrovarsi con contenuti su contenuti che vanno a strizzare l’occhio all’utente che trova continue riconferme di sue convinzioni e certezze, fornendogli una sicurezza in più sul suo modo di interpretare una situazione.
Ma non appena capita che una persona o un contenuto distante dalla sua bolla gli mostra un accadimento, un concetto oppure un’idea sotto un’altra prospettiva, ecco che le certezze da cui pendeva costantemente crollano, lasciando spazio ad una piazza di riflessione con chi si ritrova dal lato opposto.
Per quanto la condizione che si crea possa inizialmente infastidire entrambe le “fazioni”, le quali devono fare lo sforzo di mettere in discussione le proprie credenze, serve riconoscere come un sano confronto abbia il potere di far tornare alla mente l’esistenza di punti di vista differenti per la stessa questione oggetto di dibattito. Il risultato, però, sarà vantaggioso per entrambe: un ampliamento della propria gamma di conoscenze e nuovi stimoli per un eventuale approfondimento possono rappresentare, ad esempio, l’occasione per un miglioramento della propria vita sotto l’aspetto lavorativo, motivazionale o relazionale.
Di contro, l’atto di minimizzare gli effetti delle echo chambers può avere conseguenze rilevanti sugli individui: è sufficiente ricordare come queste siano state sfruttate durante la campagna presidenziale del 2016 da parte del comitato di Trump.
Infatti, per riuscire ad ottenere i consensi degli indecisi, hanno agito mostrando loro su Facebook alcuni contenuti pubblicizzati che li portassero a concordare maggiormente con le idee politiche del candidato in seguito alla somministrazione di alcuni brevi questionari che andavano a determinare il livello di incertezza politica degli utenti e la loro sensibilità per certe idee.
Quindi la forza dei nuovi media consiste nell’incentivare l’orientamento verso un determinato comportamento, sollecitando l’adesione ad uno specifico punto di vista.
Una barriera alla diffusione dell’innovazione e il suo superamento
Se ora confrontiamo tutte queste dinamiche con il concetto di innovazione, emerge come la questione delle echo chambers possa rappresentare un ostacolo importante nella diffusione delle stesse.
In questo frangente, per innovazione si intende “dare nuova forma a qualcosa”, in altre parole quel fenomeno legato al momento in cui qualcuno ha una proposta innovativa, decide di immetterla nel mercato e con il passare del tempo questa viene gradualmente accettata.
Quindi, la conseguenza a cui si aspira è che le persone si attivino per accogliere l’innovazione.
Si può inoltre considerare una disciplina che ripone grande importanza sulla diffusione delle idee.
Nel considerare quanto la polarizzazione delle informazioni sia una vera e propria barriera alla circolazione di innovazione nei confronti di una fetta di pubblico consistente, emerge una contraddizione tra la natura libera e relazionale dei nuovi media e la chiusura del singolo all’interno della propria bolla informativa.
Quanto spesso nella storia alcune novità, in primis nel settore medico, venivano inizialmente ostacolate poiché dei gruppi di persone erano convinti andassero contro i principi dell’epoca, senza dare nemmeno lo spazio o avere l’apertura mentale per provare ad approfondire la questione confrontandosi con l’individuo promotore di un’ideologia differente dalla loro, senza scartarla a priori.
Al giorno d’oggi, anche se le possibilità di reperire informazioni e poter osservare tutto ciò che riguarda l’umanità sono pressoché illimitate, si rimane focalizzati all’interno della propria camera dell’eco preferita, la quale dà la sicurezza necessaria per sentirsi dal lato della medaglia considerato più “corretto”, in linea con il proprio pensiero.
Questa distorsione dell’informazione allontana una molteplicità di fonti e diminuisce la formazione di un pensiero critico e un’opinione consapevole.
Posto che l’innovazione non è mai singolare, ma fa parte della collaborazione tra una pluralità di soggetti, è utile far interagire tra loro un gruppo di persone più eterogenee possibili per non cadere nell’errore del diventare vittime di una propria echo chamber.
L’agire degli algoritmi che ci consigliano contenuti in base alle nostre preferenze rischia di tagliarci fuori da un grande quantitativo di informazioni che potrebbero rivelarsi determinanti anche nello stimolare un dialogo per favorire lo sviluppo di innovazione.
Tutto ciò si riflette nel caso di aziende che si autolimitano alla propria produzione e a propri team di sviluppo che fanno circolare e rielaborano sempre le medesime idee, mentre talvolta sarebbe maggiormente utile affidarsi a figure o società esterne, in un processo di open innovation, così da favorire il confronto e la nascita di nuovi approcci che amplierebbero la propria offerta produttiva.
Il pericolo quindi è quello di uniformare tutte le idee sotto la stessa categoria di appartenenza andando ad opporsi al concetto stesso di innovazione, esponendosi inoltre ad un maggiore rischio di manipolazione.
Nello specifico, serve attuare una riflessione incentrata sulla fase di diffusione delle innovazioni e sul rapporto che questa ha con le camere dell’eco.
Immaginiamo una situazione in cui viene immesso nel mercato un nuovo prodotto: fin da subito ci sarà un piccolo gruppo di innovators, mentre nel momento successivo entreranno in scena gli early adopters che, incuriositi, si appresteranno a testare il prodotto.
Tra questi, senza considerare eventuali creators che potrebbero venire pagati per promuovere il prodotto, ci sarà chi ne parlerà sbilanciandosi in maniera positiva, chi invece sarà molto più critico a riguardo. Come conseguenza, il pubblico o le persone con cui hanno qualche rapporto si porranno in maniera più o meno favorevole a seconda dell’opinione che hanno ascoltato.
A loro volta, ci sarà chi si affiderà ciecamente al parere assimilato e chi invece vorrà approfondire il prodotto affidandosi ad altre fonti, cercando di recepire più opinioni differenti per formare una propria considerazione, possibilmente il più oggettiva e neutrale possibile.
Il pericolo di polarizzazione in questi casi è sempre molto elevato, oltre che agevolato dagli algoritmi di personalizzazione presenti all’interno delle varie piattaforme, in una continua ridondanza di conferme che vogliono supportare ciò di cui siamo già convinti.
Chiunque, confrontandosi con se stesso nel privato, potrebbe confermare quanto molto spesso sia più facile affidarsi ad una sola fonte, dato che riduce il carico cognitivo nel prendere una decisione di acquisto, rispetto ad ampliare la propria ricerca.
È inoltre utile ribadire come tali mediatori precedentemente menzionati funzionano specialmente in un mondo costantemente connesso come il nostro, causa o conseguenza di un continuo bombardamento di informazioni conosciuto come information overload, il quale ci porta in maniera quasi automatica a cercare dei punti di riferimento a cui attribuire la nostra fiducia, come se fossero un’ancora di salvataggio a cui aggrapparci saldamente per evitare di perderci nel mare magnum di informazioni presenti in rete che rischiano di creare solamente confusione mentale.
Come difendersi dai limiti delle camere dell’eco
Una possibile soluzione, come nella maggior parte dei casi, si potrebbe trovare nel mezzo: ci vuole un equilibrio tra il rivolgersi a delle fonti di riferimento principali, ma bisogna anche avere il coraggio e la voglia di ampliare il proprio orizzonte senza staccarsi completamente dai propri punti stabili, mantenendo in vita la diffusione di innovazione e dibattito sano per favorire il miglioramento delle reti sociali.
Allenarsi a non fossilizzare le proprie opinioni su una determinata questione porta a sviluppare un modo di pensare più critico, onesto (anche con se stessi) e utile ad uno sviluppo proficuo di mezzi e strumenti utili all’uomo, di cui in questo modo si possono considerare pregi e difetti da angolazioni differenti, riuscendo ad adottare una prospettiva quasi totalizzante.
In un certo senso, il superamento delle echo chambers può essere percepito come una versione moderna del proverbio “l’unione fa la forza”: una connessione che si contraddistingue per il dialogo tra menti contrapposte, rafforzate da una diversità che stimola un’innovazione più efficiente in quanto dibattuta sotto diverse percezioni.
Fonti
- Van Dijk, J. (2013). The Network Society. Sage Publications.
- Arielli, E., & Bottazzini, P. (2018). Idee virali. Perché i pensieri si diffondono. Bologna: Il Mulino.
- Gladwell, M. (2000). The tipping point: How little things can make a big difference. New York: Little, Brown and Company.
- Guess, A., Nyhan, B., & Reifler, J. (2018). Selective Exposure to Misinformation: Evidence from the consumption of fake news during the 2016 US presidential campaign. European Research Council. (PDF)
- Törnberg P (2018) Echo chambers and viral misinformation: Modeling fake news as complex contagion. PLoS ONE 13(9)
- https://ilbolive.unipd.it/it/news/echo-chambers-algoritmi-social-influenzano-nostra
- https://opentalk.iit.it/social-media-e-comportamenti-in-rete/
- https://dirittodellinformazione.it/echo-chambers/
Autore
Mi chiamo Alex Rizzetto, ho 24 anni e in seguito alla laurea triennale in Relazioni Pubbliche presso l’Università degli Studi di Udine ho deciso di intraprendere il percorso di laurea magistrale di IUSVE in Web Marketing & Digital Communication, spinto dalla volontà di specializzarmi nel marketing digitale, con un’attenzione particolare a quelle che sono diventate le mie aspirazioni di carriera: web design, digital advertising e SEO.
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