Nonostante gli argomenti discussi negli articoli precedenti possano in apparenza risultare sterili questioni filosofiche il cui interesse è relegato a pochi professori e studiosi di ontologia sociale, in realtà le diverse strade intraprese per risolvere la questione danno origine ad affreschi del sistema realtà ben distinti.
Si tratta, ancora una volta, di risolvere la questione tra -marco e –micro livelli di analisi sociale.
Come giustifichiamo il pensiero comune secondo cui esistono da un lato, una molteplicità caotica di individui, dall’altro, la società come un tutto? Queste parole indicano realtà ontologicamente differenti oppure sono modi distinti di parlare della medesima cosa? Individui e società sono reali?
Sommario
Individui e società sono reali?
TEST
In generale, la strategia classica per rispondere affermativamente a queste domande si compone di due momenti:
Primo,
si dimostra che entrambi hanno effetti di realtà, sono cioè cose nel mondo e del mondo.
Secondo,
dati cioè x e y, bisogna essere in grado di argomentare una possibile differenza tra x e y,
ovvero provare che le due cose sono distinte in quanto differiscono secondo la proprietà (z).
Qui sta tutto la differenza nel modo di trattare il paradigma della rete tra la tradizione del pensiero filosofico occidentale (e autori contemporanei come Barabasi) e, nella barricata opposta, Bruno Latour, ANT, molti esponenti contemporanei della scuola analitica e Manuel DeLanda del cui pensiero ci occuperemo nei prossimi capitoli.
OVVERO
Secondo i primi, tale distinzione è teoricamente possibile ma al momento indisponibile per la limitatezza delle informazioni, la scarsezza di dati e metodi di indagine al momento in nostro possesso.
Secondo i secondi invece – quello che è tradizionalmente risolto in carenza epistemologica, difficoltà di comprensione e limitatezza umana – è in realtà un’ impossibilità ontologica, non è cioè possibile distinguere ontologicamente tra attore e rete poiché ogni strategia intrapresa da luogo ad un aporia dell’essere.
Le due strategie aprono immaginari profondamente differenti e danno luogo ad universi popolati da tipi di ente abissalmente distanti. Tale differenze sono palesate qualora si tenti di applicare il linguaggio dell’ontologia qui utilizzato alla vita reale. In una quotidianità dominata dall’informatica, dalle reti di distribuzioni di dati, da Internet e dalle nuove possibilità di comunicazione istantanea e multipla, la possibilità di comprendere la complessità dell’idea di rete non rappresenta solo un traguardo accademico ma una necessità sociale.
Alla ricerca di metodo
Dobbiamo cioè trovare nuove metodologie con cui pensare e far pensare, dobbiamo poter spiegare ai non addetti ai lavori la complessità della rete sociale, informatica, biologica e le relazioni che tra queste si sviluppano, crescono per poi perdersi e eclissarsi in un gioco continuo di richiami all’altro che troppo spesso vengono ignorati dal pensiero tradizionale.
Più in specifico mi sembra che ai tempi di Twitter e Blackberry se ancor si vuol dare un senso a parole come individuo, società, essere, identità, diversità sia prima necessario un loro profondo ripensamento a partire da un nuovo modo di significare la realtà, di comprendere e interagire con essa perché è evidente che gran parte di questa non è né interamente non umana né completamente umana.
La macchina, ovvero i dispositivi tecnici di cui l’uomo si è dotato nel mondo, in questo senso, rappresenta un eccellente esempio.
Al contrario di ciò che si è sostenuto nel recente passato, lo sviluppo tecnologico e la rivoluzione nel panorama mediatico di fine millennio più che innalzare l’individuo alla leggerezza dell’infosfera (le cosiddette social clouds), all’immediatezza di informazioni e alla potenza sul mondo affidata al potere tecnico, hanno prodotto nuova realtà materiali come banche dati, registri, tabulati, sistemi di archiviazione, registrazioni, tracce (Ferraris, M. 2005) ma anche telefonini mobili, ammassi di cavi e altra infrastruttura, insomma plastica e matrici di metallo.
Viviamo in un mondo che, lungi dall’essere diventato virtuale, è sempre più e più materiale.
Dividual e Acéfalo
Il crollo dell’individualità e dell’identità tradizionali hanno ovunque avuto conseguenze visibili e devastanti sia nel singolo sia nella società. L’individuo indipendente, moderno, libero e proiettato verso la propria auto-realizzazione è ormai un ricordo del passato.
Parallelamente la grande tradizione democratica, il confronto tra i diversi portatori di interesse, l’importanza della cultura e tradizione locale, il “consenso” infine e forse maggiormente, sono stati ampiamente modificati qualora non stravolti dalla globalizzazione delle culture, dall’avvento di Internet e della messaggistica istantanea.
Oggi non abbiamo più a che fare con singoli individui, come monadi isolate ma con profiles, frammenti di individuo scossi da identità disintegrate e psicotiche intercambiabili, features.
Ciascuno di noi è infatti libero di creare quante identità vuole, può ad esempio aprire un numero illimitato di profili su Facebook e altri online social network, può facilmente fingere di essere altro da ciò che è:
- più magro,
- più rilassato,
- moro invece che biondo,
- un’anziana donna,
- oppure un giovane disagiato,
- (…),
- (…),
- (…).
Vorrei portare l’attenzione ad esempio su come il termine “democrazia” fallisca nell’afferrare la realtà della rete sociale in cui ogni giorno noi ci muoviamo. Non viviamo in “un governo di tutti” perché i diversi attori politici tendono ad attivarsi o meno a seconda dell’interesse per l’argomento discusso.
Come elementi di un sistema, o nodi di una rete, essi vengono turbati e son disposti a seguire traiettorie solo a partire da certe relazioni che non attraversano la rete omogeneamente. Lo studente è disposto ad entrare nell’arena politica a patto che le questioni riguardino la riforma della pubblica istruzione, i sussidi e le forme di sostentamento che possono coprire il costo della vita nel periodo dell’Università.
E’ persino possibile che il medesimo individuo risponda differentemente allo stesso quesito referendario a seconda del ruolo che si trova ad occupare. Nei termini di SNT, la posizione e il ruolo del nodo nella rete. Di fronte al referendum per l’introduzione del nucleare, è plausibile che il Sig. Rossi in quanto privato cittadino voterà No (per esempio per salvaguardare la salute di se e dei proprio figli), il medesimo però, in quanto amministratore di un azienda che ipotizza di trarre profitti dalla privatizzazione dell’energia nucleare, agirà in modo opposto e voterà Si per garantire il proprio successo economico.
Nella rete tutto è possibile a patto di accettare di esser costantemente incorporati in essa, rinunciando alla propria umana autonomia, e monitorati, cercati e ri-cercati, per garantire il rispetto del protocollo di rete.
Embodiment e relazionalità dell’Essere
Due video di Maurizio Ferraris (secondo cui l’Oggetto = Atto iscritto a base della teoria della Documentalità), tratte da altrettante conferenze:
Ecco l’altezza del pensiero di Carlo Sini in merito al nuovo realismo filosofico:
Dal punto di vista della rete infatti come abbiamo visto l’ embodiment e la searchability delle parti sono requisiti necessari per il funzionamento del sistema. Sia sufficiente qui notare che searchability ha due significati ben distinti:
- da un lato indica la possibilità che un utente ha di cercare singoli parti in un sistema e più in generale l’abilità dell’utente nelle operazioni di ricerca,
- dall’altro, searchability sta indicare la presa di coscienza che ogni nodo è perciò stesso “mappabile” e controllabile costantemente.
Per garantire la possibilità di conoscere e gestire la rete, ogni suo elemento deve essere rintracciabile.
Tristemente, tale è la massima della politica americana successiva allo 11 di Settembre e alla lotta contro il Terrorismo. Approfondiremo questi temi nella parte quarta dell’opera, i prossimi due articoli saranno dedicati al pensiero di Manuel DeLanda e allo stretto confronto di questo con le teoria di Latour e ANT nel tentativo di approdare ad un’ontologia sociale che tenga conto della complessità del mondo contemporaneo.
Latour e De Landa propongono un tipo di ontologia che potremmo chiamare Ontologia Relazionale nel senso che tiene in gran peso la questione circa la realtà di tutti quei fenomeni che oggetti non sono: relazioni, processi, legami, informazioni, etc.
Ma parlare di relazioni implica che vi sia una certa molteplicità, e in questo caso, di che cosa? Di cosa tali realtà sono multipli di? Molteplicità, fluidità, Rhizomi e fenomeni di appropriazione e territorializzazione sono diverse parole che stanno per un medesimo concetto, ma cosa esattamente? O meglio, che cos’è ciò che chiamiamo cosa? In termini più tradizionali, quale l’essenza della cosa? Ciò che è, è ciò che di volta in volta c’è, si presenta e viene percepito. Ma allora cosa è l’identità? E la differenza?
Non sembra esserci alcun porto cui approdare, salvagente cui aggrapparsi, nessuna regione e terra sicura. Tutto è in movimento, oppure siamo tutti, come ci ricorda Donna Haraway, in the belly of the monster.