Nell’era digitale in cui viviamo, il multitasking è diventato una competenza considerata alquanto fondamentale. Siamo costantemente bombardati da una moltitudine di stimoli e la capacità di gestirli simultaneamente sembra una sfida moderna. Tuttavia, si cela un mondo di effetti negativi, con la distrazione al centro delle preoccupazioni. In questo articolo andremo a esploreremo gli impatti del multitasking sulla nostra concentrazione e sulla nostra produttività produttività.
Sommario
Una falsa illusione di efficienza
Il multitasking è spesso erroneamente associato a un aumento dell’efficienza, ma gli esperti sottolineano che ciò è più una percezione distorta che una realtà. Uno studio condotto dal National Institute of Mental Health ha dimostrato che il cervello umano non è in grado di concentrarsi su due compiti complessi contemporaneamente. Quando passiamo da un compito all’altro, il nostro cervello impiega tempo per adattarsi, comportando un rallentamento generale delle prestazioni e questo tempo “perso” nel cambio di contesto può accumularsi rapidamente, compromettendo la nostra efficienza complessiva. È come se il nostro cervello dovesse “ricaricare” ogni volta che ci spostiamo da un compito all’altro, causando una perdita di tempo significativa.
Effetti del multitasking
Uno degli aspetti più gravi del multitasking è la sua tendenza a favorire la distrazione. Quando ci concentriamo su più attività contemporaneamente, diventiamo più suscettibili alle interruzioni esterne e alla dispersione dell’attenzione. Le neuroscienze, al riguardo, hanno dimostrato che il multitasking ha un impatto negativo dal 30%-40% sull’efficienza lavorativa, anche quando si fanno due sole cose insieme contemporaneamente come ascoltare chi ti sta parlando e, insieme, inviare o leggere le mail dal cellulare. Si riducono notevolmente le nostre capacità di concentrazione e le capacità mentali di selezionare le azioni e le cose più importanti. Oggi questa è riconosciuta come una vera sindrome che comporta perdita di memoria e difficoltà a concentrarsi. Un sondaggio condotto da Harvard Business Review ha rivelato che il 75% dei lavoratori afferma che gli smartphone e altri dispositivi digitali sono la principale fonte di distrazione sul luogo di lavoro.
Il multitasking spesso sacrifica anche la profondità della nostra comprensione. Quando affrontiamo più compiti contemporaneamente, è difficile approfondire le informazioni e analizzare i dettagli in modo accurato. Ciò può portare a una conoscenza superficiale delle questioni, compromettendo la qualità delle decisioni prese e della creatività espressa. Uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha evidenziato che il multitasking può ridurre la nostra capacità di memoria a breve termine fino al 17%. Un altro dato importante da collegare al tema della distrazione è la nostra soglia di attenzione che al giorno d’oggi e di 5,8 secondi.
Generazione Z e distrazione
Ora mi piacerebbe approfondire il problema della distrazione all’interno della mia generazione ossia la generazione Z, composta da persone nati tra il 1997 e il 2012, la quale è cresciuta in un’era caratterizzata da rapidi sviluppi tecnologici e una presenza digitale sempre più pervasiva. Questa generazione è stata plasmata dall’di Internet, dei social media e dei dispositivi mobili, rendendola una delle più connesse e tecnologicamente competenti fino ad oggi. Tuttavia, questa connessione costante ha anche portato con sé una serie di sfide, tra cui il problema della distrazione.
Secondo uno studio condotto dal Pew Research Center, il 95% degli adolescenti possiede uno smartphone o ha accesso a uno e il tempo medio trascorso online dai giovani è aumentato in modo significativo negli ultimi anni. In più il 45% degli adolescenti riferisce di essere online “quasi costantemente”. Questi dati non sono per niente indifferente ma fanno molta paura poiché si può percepire che i ragazzi non eseguono nessuna attività o compito senza essere collegati al loro cellulare. Non so se ci avete mai fatto caso ma generalmente un ragazzo o ragazza di quella fascia d’età quando si siede in divano a guarda la televisione non presterà mai attenzione al 100% poiché sarà sempre collegato al suo cellulare a guardare Tik Tok o le stories dei loro amici per rimanere aggiornato. In tal modo quello che loro hanno riprodotto dall’infinito catalogo di Netflix per loro saranno solo parole e musiche di sottofondo al loro zapping sui differenti social media.
Distrazione nell’era post-COVID
La pandemia di COVID-19 ha portato cambiamenti profondi nella nostra società, influenzando ogni aspetto della nostra quotidianità. Uno degli impatti più significativi è stato sull’attenzione e la concentrazione. Tutti noi abbiamo iniziato a studiare e lavorare attraverso l’utilizzo di uno computer, tablet o cellulare, la maggior parte di noi doveva stare collegata allo schermo sei o più ore per svolgere determinati compiti o seguire le lezioni universitarie. Secondo uno studio nel primo mese e mezzo di lockdown totale la maggior parte delle persone era contenta poiché poteva lavorare tranquillamente da casa senza dover prendere la macchina ogni giorno e recarsi nel proprio ufficio, poteva stare a casa con la famiglia e godersi la comodità di poter stare in pigiama tutto il giorno. Tutto ciò però con il passare del tempo rese le persone stressate e quasi completamente frustate del loro lavoro e della situazione nella quale erano. Infatti, la mancanza di distinzione fisica tra spazi lavorativi e personali ha reso difficile mantenere la concentrazione.
La nostra routine?
Non avevamo più una routine quotidiana scandita da orari e impegni precisi ma facevamo tutto in modo scollegato senza magari dare l’attenzione necessaria. Io personalmente mi sono ritrovata molto in tale situazione, avendo frequentato metà del secondo anno e tutto il terzo anno di triennale con le lezioni online da casa mi rendevo conto di distrarmi molto frequentemente durante le lezioni perdendo così il filo del corso e dovendo fare il doppio del lavoro post lezione per poter recuperare ciò che non avevo ascoltato durante la mattinata. Questo mi frustrava moltissimo perché perdevo tempo nel quale avrei potuto fare qualcosa di produttivo invece di dover riascoltare la lezione spiegata nemmeno tre ore prima, ma a causa della poca voglia di seguire una lezione dal computer e della poca attenzione finivo sempre sui social media a guardare i post e le stories pubblicati dalle persone che seguivo.
La distrazione nell’era post-COVID è stata una realtà la quale tutti abbiamo dovuto affrontare tuttavia, aver compreso le cause e adottato strategie efficaci ci ha aiutati a recuperare la concentrazione e a navigare attraverso la nuova normalità in modo più equilibrato.
Consigli e metodi per evitare la distrazione
Sulla distrazione ci si può tranquillamente lavora può essere eliminata con diverse tecniche e consigli che si possono trovare su differenti blog o articoli di giornale. Nell’elenco sottostante vi voglio elencare alcune delle tecniche che ho utilizzato io per essere produttiva e riuscire a lavorare in modo lineare senza nessuna distrazione:
- Prioritizzazione delle attività: prima di iniziare la giornata, stabilisci le priorità delle attività da svolgere ci si deve concentrare su compiti importanti e assegnare loro la tua attenzione senza distrazioni;
- Tempo fissato per le notifiche: limitare le notifiche sui dispositivi durante il lavoro e assegnare periodi specifici del giorno per controllare e rispondere a e-mail e messaggi. Questo fa sì che non ti distragga all’arrivo di ogni notifica;
- Tecniche di focalizzazione: utilizza tecniche di focalizzazione, come la tecnica Pomodoro, per dedicare periodi specifici di tempo a un singolo compito. Questo metodo aiuta a mantenere alta la concentrazione, poiché non andiamo a sforzare la nostra mente ma regoliamo le giuste quantità di tempo di lavoro al tempo di riposo;
- Ambiente di lavoro ordinato: riduci la presenza di distrazioni fisiche nell’ambiente di lavoro. Può sembrare una stupidaggine ma bisogna mantenere la tua area di lavoro pulita e organizzata per favorire la concentrazione così da non cadere in tentazione;
- Pausa attiva: programma pause brevi durante la giornata poiché queste pause possono aiutarti a rilassare la mente e a ricaricare l’energia per affrontare compiti successivi in modo più concentrato. Ma attento a non sforare con il tempo se no la nostra mente e il nostro corpo si abituano al non far nulla e si farà il doppio della fatica a riprendere il lavoro.
Queste sono dei piccoli consigli che utilizzo tutti i giorni e che a parere mio sono molto utili e super efficaci.
In conclusione
In un mondo sempre più veloce e connesso, il multitasking sembra essere diventato un aspetto inevitabile della nostra vita quotidiana. Tuttavia, i dati statistici suggeriscono che questa pratica può essere più dannosa che vantaggiosa. La distrazione, la riduzione della qualità del lavoro e la perdita di tempo nel cambio di contesto sono solo alcune delle conseguenze negative del multitasking. È essenziale riconsiderare il nostro approccio e valutare attentamente quando e come applicare questa competenza. Per mantenere la nostra produttività e preservare la nostra salute mentale, potrebbe essere il momento di abbracciare la bellezza della concentrazione su un compito alla volta.
Sitografia
- https://antoniomaone.it/distrazione-effetti-del-multitasking/
- https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_gennaio_20/multitasking-rovina-cervello-intelligenza-8aa73808-a0c5-11e4-b571-55218c79aee3.shtml
- https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/11/19/covid-19-nebbia-mentale-long-covid/
Autore
Sono Anna Zaccaria, studentessa magistrale di 24 anni, laureata in Nuove Tecnologie dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Verona. Attualmente frequento il secondo anno della licenza di Web Marketing e Digital Communication presso l’università IUSVE di Verona. Mi ritengo una ragazza molto organizzata e precisa sia in ambito lavorativo che personale, in futuro mi piacerebbe lavorare nel mondo grafico del web design.
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Nati tra il 1995 e il 2012, ovvero tra la quotazione in Borsa di Netscape e l'anno in cui la quota di americani che possedeva uno smartphone ha superato il 50 per cento. "iGen" li ha battezzati Jean Twenge, psicologa alla San Diego State University, prendendo in prestito il prefisso tipico dei più iconici apparecchi Apple.
Tendono a prolungare l’infanzia oltre le soglie dell’adolescenza: prendono più tardi la patente, temono le conseguenze del binge drinking, hanno totale disinteresse verso i riti di passaggio che segnano l’ingresso nell’età adulta e hanno una grande avversione al rischio. Hanno meno relazioni con i pari e usano tantissimo il cellulare: questo porta a fragilità emotiva e potenziale infelicità e depressione.